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giovedì 19 dic
  • Ecco come (7): ricerca pura e applicata

    La conoscenza è una grande risorsa, capace di sostenere un’economia moderna, che presuppone un’unica fonte: il cervello. Poiché i cervelli esportati rappresentano una delle più apprezzate voci del Made in Sicily, perché non incentivarne il rientro per un’utile valorizzazione? Non voglio ripetere concetti già espressi su queste pagine, ma riallacciarmi al filo conduttore del mio ragionamento (secondo cui una visione di sviluppo in Sicilia incentrata sul concetto di qualità della vita non può, oltre che soddisfare la vista, il gusto, l’olfatto, ecc., non stimolare adeguatamente anche il cervello) per lanciare una nuova provocazione. Gli ingredienti sono: i cervelli, i soldi, una struttura gestionale meritocratica e un’idea di business.

    La Regione potrebbe prendere un asset di un certo valore del suo patrimonio, ad esempio una partecipazione come quella detenuta nel Gruppo Unicredit, metterlo sul mercato e con il ricavato investire nel medio-lungo termine nel campo della ricerca pura ed applicata. Le partecipazioni della Regione Siciliana e della Fondazione Banco di Sicilia (che fa capo ad enti pubblici locali) nella holding Unicredit valgono un miliardo di euro circa.

    Per evitare le classiche tentazioni dell’intermediazione politica (tutt’altro che assenti in ambito scientifico ed accademico) e per assicurare una gestione assolutamente meritocratica, la Regione potrebbe costituire un trust di scopo cui trasferirebbe adeguati capitali per realizzare nell’isola dei centri di ricerca capaci di sfornare brevetti e know how.

    Il trust è un istituto che trasferisce la proprietà legale di un patrimonio dal disponente (settlor) al fiduciario (trustee) che ne può disporre, però, esclusivamente a favore di un beneficiario (beneficiary). Il trustee dovrebbe quindi, su istruzioni irrevocabili della Regione, selezionare un comitato scientifico internazionale, proveniente dalle più prestigiose università del mondo, perché individui i campi di ricerca applicata più promettenti e ne selezioni responsabili e ricercatori, dotandoli di laboratori e di tecnologie adeguate. Il trustee (che non sarebbe una persona fisica, bensì una istituzione finanziaria internazionale che si avvarrebbe per il suo compito di società di cercatori di teste) avrebbe la responsabilità di sfornare a medio termine, attraverso i ricercatori messi a contratto, brevetti da mettere sul mercato per introitare royalty. Il flusso di royalty potrebbe servire anche a garantire il finanziamento di nuovi investimenti così come a distribuire alla Regione, nella qualità di beneficiary, un dividendo.

    Cosa avremmo così concluso? Avremmo in Sicilia un’istituzione scientifica meritocratica di reputazione internazionale, impermeabile all’intermediazione politica e capace di attirare cervelli, siciliani o meno, da tutto il mondo con contratti competitivi e la garanzia che nessuno potrà più distogliere i soldi che la Regione Siciliana vi avrà inizialmente devoluto dal loro alto scopo. La presenza di istituzioni scientifiche di livello in un territorio promuove infine la nascita di distretti produttivi più efficacemente di ogni altro incentivo economico o fiscale.

    Palermo
  • 16 commenti a “Ecco come (7): ricerca pura e applicata”

    1. Ottima idea! A traino, si potrebbe affiancare un comitato di industrie che finanzi parti di progetti o sponsorship mirate. Chissà se, una particolare costituzione giuridica di questo trustee consentirebbe uno sgravio fiscale importante alle donazioni industriali…magari aiuterebbe la costruzione di alcuni lab o attrezzature…o potrebbero aiutare impegnandosi ad acquistare un certo numero di brevetti per i primi 3 anni o ad appaltare alcune linee di R&D…

    2. Caro Didonna, la tua felice intuizione è legge regionale in Sardegna operativa da oltre un anno, mi pare.Si chiama Master and back e andrebbe studiato, e in qualche parte corretto, come modello da applicare sul territorio nazionale ed europeo.www.regione.sardegna.it/masterandback/
      Saluti belli.

    3. Solo parole.

    4. f@bio, stavamu aspittannu a tia pi i picciuli…

    5. ottimo come sempre il Sig. Didonna.

    6. se qualche scalda sedia alla regione leggesse i suoi pezzi forse non saremmo il fanalino di coda dell’universo.

    7. Potremmo approfittare dell’idea/idee del sig. Didonna per lavorarci su noi. Sono sicuro che in questo blog riusciamo a trovare competenze specifiche e passione. Si butta giu’ un progetto, ciascuno si candida a lavorare su una parte ion ragione delle sue competenze, si “rimette” insieme discutendolo e lo si presenta.
      Che ne dite?

    8. Picaro. La tua proposta avrebbe una portata concreta se esistesse, analogamente a quanto avviene a livello comunale, un “piano strategico” della Regione Sicilia, con previsione di un ruolo attivo delle parti sociali e vincoli per l’attribuzione dei fondi europei. In mancanza, di fronte a politici con tanto di “coppola”, puoi solo sperare in qualche … Coppolino.

    9. Sig. Didonna, vivo molto lontano e posso solo annusare storture e mancanze. L’unico punto etico che mantengo e’ di non dare le suddette storture e mancanze per scontate. Ma a Lei che di certo ha il polso della situazione chiedo: perche’ mai farsi venire buone idee se, nello stesso momento in cui si pensano si sa gia’ che sono irrealizzabili. Avra’ forse acquisito anche Lei questa antica malattia siciliana di accontentarsi della propria intelligenza e del proprio talento, lasciando che tutto si faccia in quel breve tempo che serve al pensiero per prodursi?
      Soltanto coppole e coppolini? Bene, facciamo un passo indietro: creiamo consenso politico intorno alla Sua idea mentre cerchiamo di svilupparne i dettagli.

    10. Vedendo cosa fanno, si pensa che ai politici manchino buone idee e ci si anima di buona volontà per fornirgliene. In realtà i politici le idee le hanno molto chiare, ma rispondono a esigenze diverse dalle nostre: noi non abbiamo il problema di essere rieletti e possiamo anche permetterci il lusso di pensare cose impopolari o lungimiranti, loro no.
      Le cose cambieranno quando i politici, come Coppolino, cominceranno a non sottrrasi ad un vero confronto, rinunciando a porsi come intermediari dei propri elettori invece che amministratori del bene comune.

    11. Nessun’opportunita’ che luoghi di confronto differenti, persino un blog, possano contribuire a questo auspicato cambiamento?
      Io non credo che prima si preparino i luoghi della politica e poi si faccia politica. Le cose vanno di pari passo e una buona politica, fatta anche di operazioni di dettaglio, contribuisce ad eliminare la malapianta. Oltre a produrre un’abitudine alla critica e, insieme, alla proposta.

      Grazie comunque per l’idea e per lo scambio.

    12. con tutto il rispetto per le opinioni di tutti,
      non posso fare a meno di evidenziare che,in casa delle
      Aziende Private di maggiore successo,
      esiste un Programma Suggerimenti.
      Perche’ esiste?
      La risposta e’ nel fatto che nella moltitudine ognuno vive la sua realta’ ed e’ il contatto con la propria realta’ che fa emergere l’anomalia e quindi il suggerimento.
      Non ci sono unti dal Signore,che tutto vedono e tutto sanno.
      Il suggerimento viene valutato per i benefici che potra’ dare ed in molti casi chi lo ha inoltrato
      viene “premiato” di pari misura.
      Se ne avvantaggia l’Azienda ed anche il Dipendente.
      Nella Cosa Pubblica i suggerimenti spesso lasciano il tempo che trovano,perche’ non fanno parte degli obiettivi di certi amministratori di turno,che sono
      distanti dalle risposte che i cittadini si aspettano.
      Ecco perche’ si dice che questo nostro Sistema e’
      incapace di dare risposte.
      Ciclicamente poi avviene che
      il Paese spazza via i Sistemi,
      perche’ nessuno ha mai la capacita’
      di capire quando la corda si e’ fin troppo tesa.

    13. D’accordo con supervisor.
      Inoltre, una delle misure di una democrazia sana e’ la partecipazione dei cittadini alla gestione non dell’amministrazione, per cui funziona la delega, ma della critica politica. Vero e’ che il meccanismo elettorale insieme ad una forte crisi di fiducia nel meccanismo della delega hanno annacquato questa forma di partecipazione, ma non per questo debbono necessariamente influire sulle proposte e sulla critica positiva. Senza arrivare ad uno stress del sistema e ad un ciclo per cui, a lungo i politici non ascoltano e i cittadini, pero’, manco parlano per poi esplodere in tensioni piu’ o meno risolutive.
      Facciamo il nostro.

    14. ieri, in occasione della sfiducia al governo Prodi,
      ho ascoltato le dichiarazioni di voto al Senato,
      in TV,di tutti.
      Mentre ascoltavo,non potevo fare a meno di pensare:
      quante “menzogne” ci siamo dovuti sorbire…

    15. Rientro in tema, riportando qualche dato da un interessante articolo su L’Espresso del 3 gennaio
      e relativo al caso Cina.
      1.300.000.000 Cinesi sfornano 700.000 ingegneri/anno
      ma siccome la qualita’ e’ di 1/10,
      valgono quanto i 70.000 ingegneri che ogni anno si formano in USA.
      Nell’ultimo quinquennio,in Cina, i Capitali e la Manodopera hanno contribuito alla crescita della Produttivita’ nella misura di 83,6 e del 13,9 %.
      Il Progresso Tecnologico in misura del 2,5 %.
      In sostanza i Cinesi non spendono niente in ricerca e sviluppo,
      hanno un’ingente liquidita’ ( risparmiano fino al 45% dei salari,pur essendo remunerati ad 1/4 del
      costo del lavoro in Occidente).
      Ovviamente questo modello funziona se ci si accontenta di un tenore di vita bassissimo.
      In una classifica mondiale sulla competitivita’ la Cina,
      su 72 paesi esaminati,risulta al 34 posto,
      e precede l’Italia e l’India.
      PECHINO NON POSSIEDE ALCUNO DEI 100 MARCHI PIU’ IMPORTANTI DEL MONDO.
      Questi dati ci sono utili per sostenere le tesi di
      Di Donna,perche’ noi non abbiamo ne’ capitali,
      ne’ manpower.
      Pero’,molto incoscientemente
      lasciamo che i nostri giovani laureati vadano a lavorare all’estero,a sostenere le economie altrui.

    16. il bando però prevede che alla fine del master si faccia ritorno in sardegna.

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