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domenica 24 nov
  • Senza simboli

    A proposito della campagna elettorale in corso a Palermo. Ufficialmente, ricordiamolo, non ancora cominciata, sebbene in corso già da diversi mesi, se non anni, e con divertenti forme di comunicazione. Accanto all’ultima trovata del diffuso cinguettio che il candidato (soprattutto se alle prime armi) ritiene cementificante, ecco il solito manifesto elettorale. E lì è la tragedia – che, come diceva quello, è sempre pronta a trasformarsi in farsa. Al manifesto elettorale, ammettiamolo, siamo tutti affettivamente legati, fa parte del paesaggio urbano, ci distoglie dalla noia del traffico quando siamo incolonnati, ci fa sorridere nel cogliere l’inevitabile goffaggine di chi ci si espone. Per questo è sempre lì, immarcescibile.
    A guardare quelli che da qualche tempo riempiono le nostre strade, in questa campagna elettorale permanente in salsa palermitana, si coglie un tentativo che, per amor di citazione nazionalpopolare, chiamerei antigattopardesco. Lasciare tutto com’è per cambiare tutto. La struttura formale e grafica del manifesto è sempre la stessa: c’è il faccione, collocato a destra o a sinistra a seconda delle simpatie politiche sempre più blande, il nome del soggetto fotografato ben in rilievo, e una o due frasi che, a mo’ di slogan, dovrebbero sintetizzare il messaggio politico del medesimo soggetto. Stendiamo un velo pietoso sulla pochezza degli slogan, tutti uguali e tutti inutili. Quel che sembra stia venendo meno, fateci caso, è la presenza del simbolo del partito, movimento, forza d’opinione o quel che è. Ossia, per usare il linguaggio del marketing, del brand che, mediando tra consumatore e venditore, e dunque fra elettore e candidato, dovrebbe farsi carico dei valori di fondo in nome dei quali l’azienda vende dei prodotti e il candidato si candida. Il simbolo, sia pure inventato per l’occasione, in un manifesto elettorale non mancava mai. A far da simbolo era qualsiasi cosa purché ce ne fosse uno, un marchio senza senso ma comunque presente, che spesso finiva per essere il nome proprio del capopopolo, proposto a garante di se stesso e della sua cricca.
    Anche il simbolo, insomma, faceva parte del paesaggio, e proprio per questo ne avvertiamo l’assenza. Una deficienza, direi, più estetica che politica, come quando manca un bottone nella giacca o resta nella parete l’alone del quadro finalmente messo via. Ora lo sfondo dei manifesti è tristemente vuoto, spesso addirittura bianco, un grande spazio silenzioso che dice soltanto dell’attuale incultura politica, della personalizzazione esasperata, della perdita dei valori d’un tempo.
    Ora non c’è più nulla. O quasi. A guardar bene qualcosa appare, timidamente ma insistentemente. Sono le icone dei social network: la piccola ti di Twitter, la minuscola effe di Facebook…

    Senza simboli

    Un qualsiasi luogo dove si parla è diventato così il garante della parola. Ufficialmente, istituzionalmente, esplicitamente, la parola politica è divenuta chiacchiera socializzante: stiamo tutti qua a dirci che stiamo tutti qua, e poi siamo tutti qua, e poi ancora siamo qua. Perché? Per dir cosa? Non importa a nessuno.
    Ricorderete che a un certo punto, nel periodo natalizio, in un cartellone che aveva la forma di un manifesto elettorale è spuntato un tizio che, non sapendo che dire, faceva a tutti i suoi migliori auguri per le feste.

    Senza simboli

    Adesso abbiamo capito, e lo ringraziamo sinceramente. Di buoni auspici abbiamo bisogno.

    Ospiti
  • 10 commenti a “Senza simboli”

    1. Analisi perfetta, come sempre!a me ha fatto ridere uno slogan “Palermo bella, semplice, coraggiosa”. Una città semplice?e soprattutto, palermo semplice?

    2. il simbolo si potra mettere con photoshop quando capiranno da che parla conviene stare! La destra è stata una catastrofe, ma il palermitano non può essere comunista: c’è un oggettiva difficoltà!

      Nelle ultime elezioni comunali si è verificato una crescita esponenziale di pseudo candidati improponibili ed inesisistenti capaci di prendere le preferenze dei familiari…il politico più “esperto” ha capito una cosa molto semplice:
      prendo un disoccupato, gli faccio odorare il miraggio di qualche soldino e gli faccio pagare i volantini che comunque hanno il simbolo del partito-lista.I voti-preferenze dei suoi familiari, cmq , vanno alla lista, di cui favoriscono gli esponenti principali, perchè loro, ai voti necessari nn arriveranno mai.

    3. Salvo sono d’accordo che ora si è arrivati ad una personalizzazione quasi esasperata della campagna elettorale però non vedo il motivo di rimpiangere questi “gloriosi tempi passati” perchè se siamo arrivati in questa esasperata situazione è anche colpa di questi bravissimi politicizzanti che sanno soltanto parlare e parlare senza mai fare niente nel concreto..ora non so se questi “nuovi personaggi” sapranno fare qualcosa nel concreto pero lo spero vivamente..

    4. quest’analisi è lo specchio della palermo di oggi ed è fatta molto bene. la mancanza di programmi denota il mordi e fuggi di una modernità che non porta a nulla.. spesso queste facce da culo sorridenti mi provocano sensazioni di vomito, e non sto scherzando.il fatto cogente è che forse bisogna cambiare modo di fare politica e chi fa politica ha il dovere di riconoscere le realtà e problematiche, proporre modelli o soluzioni spiegandone le ragioni ed attuarle nel caso di vittoria. partiamo dalla A, dato che sembrerebbe che manchino le idee si potrebbe proporre a tutti i lettori di stilare una lista di dieci punti inderogabili che dovrà affrontare la prossimo sindaco e la prossima giunta comunale:
      1) chi ha sbagliato paghi, la prossima giunta dovrà costituirsi parte civile in tutti i processi contro la cattiva amministrazione della vecchia giunta;
      2) pubblicità di tutte le azioni del comune sul web, la trasparenza è la miglior arma contro gli ammuini;
      3)adottare immediatamente la raccolta differenziata in tutta la città utilizzando i mezzi esistenti ed obbligando tutti i condomini a dotarsi di raccoglitori adeguati;
      4) costituire una giunta di opposizione che controlli l’operato di chi governa;
      5)chiedere la partecipazione delle associazioni di volontariato per la gestione di alcuni servizi tipo gestione entrata dei bambini nelle scuole in modo da far lavorare i vigili al meglio sulla viabilità della città;
      6) adottare il piano urbano del traffico;
      7) incaricare i dirigenti del comune di palermo di redigere una relazione sul personale che gestiscono in modo da spiegarne l’utilizzo, successivamente spostare il personale dove serve;
      8) istituire un numero verde per segnalare tutte le azioni contro il patrimonio e decoro;
      9) dotare i vigili del centro storico di tante belle biciclette, li ho visti a rimini in estate in azione e sono una vera forza;
      10) proporre una bella campagna progresso facendo capire ai palermitani che palermo è la loro città e per questo deve essere amata, rispettata e curata.

    5. In tutti i manifesti elettorali che ho visto c’è sempre “NOME COGNOME CANDIDATO + SINDACO”… che fine ha fatto la parola “VOTA”?

    6. Per la cronaca “Palermo bella, semplice, coraggiosa” ha una spiegazione nei contenuti che racchiude, basta informarsi.
      Certo ragionando da Palermitano medio, assuefatto alle nefandezze, non è facile far proprio (e senza colpa) il concetto racchiuso nello slogan, ma anche questo è un buon motivo per attuare un cambiamento.
      Sottolineo che lo slogan più bello, al di là dei gusti, è quello che sta nei cartelloni a norma di legge e mai in quelli abusivi! Un’ottima chiave di lettura per capire il “bello” poco compreso da Federica Barbera, autrice del primo commento. Saluti.

    7. pROF, COME AL SOLITO ANALISI PUNGENTE, ACCATTIVANTE E AFFASCINANTE!! PRENDO SPUNTO PER UNA POSSIBILE TESI. GOD BLESS ROSALIO

    8. Licia ti invito a non utilizzare così il maiuscolo (equivale a urlare). Grazie.

    9. Concordo che il personalismo sta mettendo in ombra la vera questione del problema.
      I candidati si presentino con un programma, scritto, che non sia solo demagogico, ma che si basi su:
      1. una prima parte di analisi:
      (problemi della città: territorio, infrastrutture, servizi di base, servizi sociali, etc..)
      a- Condizione attuale dei punti analizzati;
      b- Reale efficienza di tali punti
      c- Evidenziazione delle precarietà ed inefficiente; analisi delle cause

      2. seconda parte di ipotesi di soluzione:
      a- Strategie e risorse per il miglioramento delle carenze evidenti
      b- Ipotesi di costi, ipotesi di tagli a strutture pleonastiche od inutili
      c- ripensamento alla struttura e all’organizzazione amministrativa che presiede ai suddetti servizi, snellimento della macchina burocratico-partitica, etc…

      Una cosa del genere, scritta nero su bianco (un po’ come fece Orlando al primo mandato, conservo ancora il libretto), andrebbe bene.

      Noi cittadini, staremo lì a verificare, volta per volta, l’operato.

      Secondo me questa può essere una buona strada.

    10. Porrei invece un’altra ipotesi anche su questo blog.
      Si stabiliscano dei temi basilari per la città, ed ognuno segnali le inefficienze.
      Dal punto di vista del cittadino.

      Stabiliamo dei punti, per dire:
      1.viabilità e strutture pubbliche di trasporto:
      copertura del territorio, osservazione su tempi di percorrenza, eventuali disagi, costi, strategie;
      2. Condizioni della città (alcuni esponenti nazionali della cultura della conservazione hanno recentemente paragonato Palermo all’Aquila, che é una città terremotata), possiamo ragionare sul fatto che a Palermo ci sono ancora i ruderi del dopoguerra? E che forse le strategie di intervento sul centro storico, sono state decisamente inefficaci, essendo rivolte non principalmente a sanare le condizioni di emergenza, ma piuttosto rivolte a chi aveva le possibilità di ‘metterci soldi’? Era già stata approntata ancora nella gestione Cammarata una mappa delle emergenze, ma poi credo che gli interessi personali abbiano preso il sopravvento. Il punto é che molte proprietà o sono di troppe persone, e quindi non interessate, per il frazionamento proprietario, a spenderci soldi, o di persone che non hanno la possibilità di intervenire, perché almeno ufficialmente, sono quasi al limite della soglia di sussistenza. Diventa emergenziale trovare una soluzione a questa paradossale situazione.
      3. La gestione dei servizi di base.
      Abbiamo un numero sporporzionato di persone assunte dalla partecipata AMIA e dall’alltra partecipata GESIP del comune addette sia alla rimozione dei rifiuti, sia alla manutenzione delle strade e marciapiedi.
      Ma il servizio é ineffciente, del tutto, sotto ambedue gli aspetti. Come si può renderlo efficiente?
      4. Consumo del territorio.
      L’abusivismo edilizio é diventata una prassi costante, direi una regola. Nessuno veramente sanziona, nel senso di fare abbattere, le case costruite senza nessuna autorizzazione, su zone destinate a giardini, zone con problemi di stabilità dei terreni, etc..
      Leggo quotidianamente che le persone alle cui costruzioni in fieri sono stati apposti sigilli, li violano ripetutamente, e continuano a costruire.
      Evidentemente non esiste una reale politica di controllo sugli abusi nel territorio.
      5. etc…

      questo per dire

      Raccogliete questa mia proposta?
      Ne facciamo qualcosa?

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