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Biografia: Alberta de Benedictis nasce! È lapalissiano che se non si fosse verificato tale accadimento, non avremmo avuto contenuti per riempire la sezione “profilo”. Secondogenita di tre figli, si trova subito catapultata in una situazione precaria non godendo dei benefici propri della primogenitura, che appartengono alla sorella, e non essendo il maschio tanto atteso, che è invece arrivato subito dopo. È lo spirito di sopravvivenza a farle comprendere che, partendo svantaggiata, era necessario, in tutto ciò che riguardava i rapporti coi genitori, individuare sempre il momento più opportuno, come quando disse alla mamma, nel bel mezzo di una scossa sismica, di aver rotto, giocando, l’orologio della Prima Comunione. Fu un successo, rimediò la risposta: “Non fa niente, stellina”.
Per non tediare nessuno, segue una rapida elencazione di cose. Si laurea in Economia Politica presso l’Università Bocconi di Milano. Parte per Bruxelles dove è stagista alla DGAgri, Commissione Europea. Al rientro in Italia, lavora prima nelle risorse umane presso Bocconi Comunicazioni, dove si occupa anche di organizzazione eventi, poi frequenta un master in Fashion Marketing Management. Si fregia di un’esperienza lavorativa nel settore moda (ITHolding), e di una nella grande distribuzione (Gruppo Rinascente – Divisione G.M.). Dopo 12 anni di vita milanese, le cronache narrano di un suo ritorno ai libri presso l’Università degli Studi del Molise dove consegue la laurea in Giurisprudenza. Ora, a vederla spesso sono i tribunali essendo entrata nel suo quarto ed ultimo semestre di pratica forense presso lo studio legale di famiglia, senza ombra di dubbio, circostanza alquanto favorevole.
Come autrice di testi vanta la pubblicazione di pezzi della sua prima tesi sul settimanale Terra e Vita del Sole 24 ORE, ma reputa molto più diverte essere autrice di blog.
Quando le chiedono il perché di tanti cambiamenti, risponde che ha l’impressione di vivere più vite e di voler tentare la titanica impresa di rubare tempo al tempo. Le hanno suggerito, al fine di garantirsi la benevolenza di voi lettori, di concludere il tutto con questa frase: “è stata folgorata dalla Sicilia, nel senso che ha preso una bella scossa al cuore”.

Alberta de Benedictis
  • Rosalio sulla neve

    Rosalio sulla neve

    Tutto è partito dall’header natalizio di Rosalio. Lo so, vi manca la neve a Palermo, ed io ho voluto porre fine alla frustrazione che traspare da quei tristissimi fiocchi stilizzati, che sanno tanto di arancina di gomma.
    Rosalio, tu meriti NEVE VERA.

    La foto è stata scattata in Lapponia. Ok, scherzavo, è Campobasso.
    Felice Natale.

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  • La signora Pina

    Chi si appresta a leggere sappia che ogni riferimento a fatti e persone non è casuale. Chi ha deciso, pertanto, di proseguire nella lettura, non si aspetti di trovare rivelazioni eclatanti. Chi è ancora impigliato tra queste righe, qualora continui, credo debba sentirsi in dovere di giungere fino all’ultima sillaba, se non altro per vedere come va a finire.
    A quei pochi rimasti racconto che la signora Pina di Palermo si è trovata, per volere del destino, a recitare una parte da protagonista sul palcoscenico della parentesi panormita della mia vita.
    Signora d’età, ultraottantenne per la precisione, dall’aspetto distinto, dotata di loquacità superiore alla norma, con timbro di voce elevato, come capita spesso a chi registra, con il passare degli anni, un abbassamento dell’udito che è direttamente proporzionale all’accrescimento della convinzione che anche gli altri non sentano, depositaria di una quantità immensa di ricordi e di saperi, in sintesi fimmina di casa, e non solo, sperta, come direste dalle vostre parti. Continua »

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  • Piacere divino

    Sto imparando a bere il vino in una terra, la Sicilia, che te lo impone quasi per quella presenza frequente di vigneti nel paesaggio, di uva di mare mescolata al sole, di antichi bagli tornati a nuova vita. Sto scoprendo, nell’isola, il piacere unico di sorseggiarlo, e non tanto come accompagnamento ai cibi per esaltarne il gusto, quanto piuttosto come bevanda da godersi fuori pasto.
    Un accadimento mai programmato, un incontro in un viaggio, una pausa di riflessione, un compagno di ozio salutare e non negativo, un elemento che fa da contorno ai tramonti in spiaggia, allo sciabordio delle onde, alle notti in barca, alle terrazze nel centro storico, ai locali nelle ville patrizie, permettendo alla vita di entrarti dentro, è così che immagino ora il mio rapporto con il vino. Ho scoperto la sua straordinaria capacità di suscitare confidenza, quando ci si accomoda al suo cospetto, e di regolarla in una scala crescente a seconda dei sentimenti da accompagnare, amicizia, complicità, amore. Continua »

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  • Il possesso di una città

    La prima volta che ho visto Palermo era dicembre. Ci sono venuta perché era la sua città, perché lui aveva voglia di mostrarmi le cose di cui mi parlava. Mi aveva detto: “vedrai ti piacerà, Palermo non può deludere”. E poi quella frase, ripetuta mille volte per esser sicuri che l’informazione mi restasse impressa nella mente: “il suo centro storico è il più grande d’Europa”.
    Ci sono luoghi che incantano anche perché, per quegli strani meccanismi della mente umana quando si vuole bene a qualcuno, nascono familiari. A me si chiedeva di guardare con gli occhi di lui, di riconoscere, prima ancora che di conoscere, una piazza, un teatro, una via, una chiesa, come se per osmosi dovessero già appartenermi un po’. Era la sua Palermo.
    Un giorno poi, ho deciso che dovevo camminare da sola a piedi. È il modo che considero più efficace per far diventare un luogo mio, come se i miei passi, anche a caso, senza una meta precisa, siano passi di conquista e siano in grado di restituirmi possesso. Ho camminato, scovando il negozio dove comprare i pistacchi, recuperando i percorsi dove trovare cibo vero, quello da mangiare con le mani e leccarsi le dita, mi sono orientata tra le luminarie di Natale per l’acquisto dei regali. Avevo capito che Palermo poteva diventare anche mia. Continua »

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  • Grazie Sicilia

    È una giornata no, di quelle che cominciano male perché sei scesa dal letto con il piede sbagliato e che continuano ancora peggio perché non trovi parcheggio, perché la persona con cui hai appuntamento è in ritardo, perché arriva l’imprevisto che non ci voleva, insomma, perché tutto, davvero tutto, gira storto. Sta finendo questa giornata e non vedi l’ora di staccare la spina, hai il desiderio di essere invisibile, di startene un po’ per i fatti tuoi, finalmente sola.
    Una tappa obbligata al supermercato per la spesa. Entri, c’è gente, ma tu sei stata capace, compiendo l’ultimo disumano sforzo, di immergerti in un guscio ovattato, intorno potrebbe succedere qualunque cosa, non è un tuo problema.
    Ce l’hai fatta, hanno funzionato anche le macumbe tese a scongiurare il pericolo di incontrare persone conosciute, sei ad un passo dalla salvezza, in fila alla cassa con la tua spesa. Devi solo dare ancora due risposte, affermative e monosillabiche, alle domande “Ha la tessera?”, “Le do un sacchetto?”, e fare tre gesti, tirare fuori la tessera, pagare e infilare la spesa nel sacchetto; il resto è out. Arriva il tuo turno, si procede secondo previsione, le due domande, le relative risposte, quando, ad un tratto, improvvisamente il sistema va in tilt! Continua »

    Sicilia
  • Paese che vai…

    Capita a tutti prima o poi nella vita di incontrare un siciliano. Capita perché la probabilità che l’evento si verifichi è altissima, quasi pari ad 1. È naturale a questo punto chiedersi il perché della pressoché assoluta certezza di realizzazione dell’evento; ci troviamo, cioè, di fronte ad una situazione in cui si conosce il risultato dell’esperimento e se ne vuole individuare la causa. Dopo approfondite ricerche, condotte con l’ausilio di sofisticati metodi scientifici, si giunge alla conclusione che la causa ricercata è la capillare diffusione che ha questo popolo nel continente, come dire che l’urna, da cui estrarre nuove conoscenze, è piena di palline dal sapore di arancini. A ciò si assomma la capacità degli abitanti della Trinacria di ramificarsi, intersecarsi, espandersi, raggiungere ogni angolo nascosto di feste milanesi o di blog dell’etere.
    Capita poi, per la cordialità e il senso di ospitalità che questo popolo sempre dimostra, di sentirti rivolgere l’invito a visitare l’isola. Il fatto di essere in compagnia di un siciliano, ti porta ad amplificare anche le possibilità di incontro di altri siciliani, a ritrovarti nelle loro comitive, ad essere circondata dai loro discorsi o, semplicemente, dal loro vociare. Così a Palermo, dove sento d’un tratto dire: “Prendiamo il motore e usciamo”. Motore?!?! Continua »

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