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mercoledì 27 nov
  • “Questo futuro è per me”

    Questo futuro è per me

    A Palermo gli immigrati vivono a ridosso dei monumenti più rappresentativi della città, affollano i vecchi mercati del centro, e ridanno vita, abitandoci, a palazzi che una volta erano maestosi, ma che ora sono erosi dall’umidità e dall’incuria. Le botteghe degli Indiani hanno trasformato via Maqueda, quelle dei Cinesi via Lincoln e in mostra a Ballarò ci sono il platano e la tapioca accanto a broccoli e sparaceddi. Al Foro Italico, la domenica pomeriggio le comitive di adolescenti Tamil e Cingalesi passeggiano e fanno giochi di gruppo, parlando in siciliano stretto.

    Si, perché gli immigrati assimilano l’identità della Città direttamente dal suo Popolo, quella esigua progenie ormai oggetto di interesse antropologico per i palermitani che sono migrati in quartieri di cemento armato rispettabili e anonimi, nell’illusione di vivere in una città europea e di eludere il traffico. Ma gli snodi della circonvallazione sono sempre intasati e, quanto a livello di servizi, anche lì la città si avvicina più all’Africa che all’Europa.

    Dall’interazione fra autoctoni e immigrati, ognuno, al momento dell’incontro, saldamente ancorato nella propria cultura, esce fuori un intenso dialogo interetnico, nelle sue varie sfaccettature: dal negozio di abbigliamento cinese che rileva la licenza del suo omologo palermitano, ai litigi per il controllo abusivo del parcheggio, ai mèlange gastronomici e linguistici nelle tavole e nelle conversazioni di ogni giorno. Ma, attenzione, mentre gli immigrati di prima generazione possono acquisire un’identità creola (e ingenuamente sorprendersi ancora, come Bekan nell’intervista, di un dipendente comunale che non lavora come dovrebbe), i loro figli non si distinguono dai palermitani se non per una leggera sfumatura nella carnagione e per mettere delle spezie in più nei loro piatti: tanto è egemonica la palermitanitudine.

    Questa doppia intervista è la prima pillola di un progetto che andrà avanti: un bouquet di storie di commercianti e imprenditori immigrati, i quali, incredibilmente, vedono la città come una terra di opportunità e, mentre si integrano nel tessuto urbano, nostalgicamente rimpiangono il loro paese al quale, già lo sappiamo, non faranno in verità ritorno.

    Videoblog
  • 10 commenti a ““Questo futuro è per me””

    1. […] Finalmente potete vedere e sentire Sazan grazie all’intervista appena postata su Rosalio dal nostro amico Mannotpixel. […]

    2. Ciao ragazzi sono della provincia di PA ma vivo a Roma per studio.
      Anche io mi sento un immigrato nel mio piccolo, che per ragioni di studio e lavoro
      ha dovuto lasciare momentaneamente la sua terra…Mi ritrovavo sentendo l’intervista doppia, eppure non sono così lontano da casa come loro…la propria terra, nonostante le difficoltà che può darti ha sempre qualcosa di magico, l’idea di non dover più vivere in Sicilia quasi mi preoccupa.
      Complimenti per il blog, ciao paisà 🙂

    3. complimenti! un progetto di spessore!
      ah! questi grandi siciliani!

      auguri per tutto e buon lavoro!

    4. Salve.
      Mi piacerebbe molto vedere finalmente Sazan, di cui tanto ho sentito parlare.
      Disgraziatamente avete postato il filmato in un formato segreto, del tutto inaccessibile a chi non possa (o non voglia) usare il pessimo windows media player.
      Dal momento che mi pare di capire che vi stanno molto a cuore gli standard web,
      vi suggerirei di utilizzare per i vostri video formati aperti e accessibili. Ecco qualche suggerimento: XviD, versione libera del popolare DivX e Ogg-Theora, formato video di Xiph.Org molto performante in termini di compressione.

      Ciao.
      hjk

    5. Grazie mille del suggerimento, se riesco a farlo lo preparo in un altro formato.

      Nicola

    6. interessante l’intervista doppia, complimenti nicola.
      rilevo una nota preoccupante nelle dichiarazioni dei due, verso la fine dell’intervista:praticamente non vedono, non sentono e non parlano più del dovuto e tutti sono buoni intorno a loro. certamente possono classificarsi nella categoria “commercianti palermitani”

    7. bella l’intervista

    8. da Roma ‘città aperta’ siamo passati al BEL PAESE A COLORI,
      GLI AFRICANI vengono per ‘FAME’ma riempita la BOBBIA,SCALCIANO COME I MULI
      PERCIO’ ATTENTI

    9. […] Rosalio, Nicola, lo aveva persino intervistato, come esempio positivo di imprenditoria […]

    10. Io sono stato un immigrato che negli anni 70 si è trasferito a Torino, e mi sono adeguato al vivere in quella città governata bene e tenuta in ordine dai governanti di allora, ma a Palermo non è la stessa cosa, la maggior parte degli immigrati che vivono nella nostra città, va avanti con abusivismo di ogni genere, la colpa non è solo di loro, ma perché non ci sono controlli da parte delle autorità regionali e di polizia.
      Palermo non offre niente a questa gente, lavoro non c’è ne, ordine nemmeno, quindi cosa ci dobbiamo aspettare dal futuro ????

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