La forza dell’attasso
È inutile girarci attorno. Nel calcio ci sono gli schemi, la classe dei giocatori, la forza fisica, le farmacie. C’è la spinta del pubblico, «il dodicesimo uomo in campo», che è in assoluto la frase più idiota tra le tante, idiotissime, che usano con eccessiva generosità i giornalisti sportivi. Poi, però, c’è l’attasso. Che è il compendio di una settimana di lavoro e annulla tutte le cazzate che si leggono e si scrivono dal lunedì alla domenica. Contro l’attasso non c’è 4-4-2 che tenga. Nemmeno Lady Barbara, buonanima, per l’attasso ci poteva fare niente. E se l’attasso diventa generalizzato può capitare che persino un grande campione se la veda di lastrico dopo mesi e mesi di celebrazioni urbi et orbi.
Prendete uno a caso, tipo Luca Toni. Il signor Franco, il mio barbiere, l’aveva profetizzato in tempi non sospetti: «Con tutto l’attasso che gli abbiamo buttato noi palermitani, questo prima di Natale comincia a entrare nei verbi difettivi». La sentenza del re della sfumatura alta si è puntualmente avverata e adesso il tifoso rosanero può lentamente godersi la sua vendetta. Dite che è troppo presto per cantare vittoria e che Luca Toni è pur sempre il centravanti titolare della Nazionale e il capocannoniere della serie A? Vero, verissimo. Ma la forza dell’attasso si insinua, è strisciante, dà qualche avvertimento prima di abbattersi con il suo inarrestabile tsunami di sventura. «Prima a Luca Toni gli bastava fare un pirito per segnare — mi spiega Franco durante la barba settimanale (visto che da più di vent’anni lo finanzio a vuoto per tagliarmi i capelli che non ho, lui mi omaggia una rasatura ogni martedì…) — Ora si sbatte a destra e sinistra e piglia i pali, sbaglia i rigori, si fa cazziare dagli avversari».
Non ha tutti i torti il Figaro di San Lorenzo. Prima due legni contro la Juventus, poi il penalty tirato in bocca al portiere del Treviso. Adesso pure quel Caracciolo che a Palermo si è messo a segnare con continuità facendo rimpiangere un po’ meno lo spilungone di Pavullo. E poi gli attacchi quotidiani sui giornali. Ha iniziato l’allenatore dell’Udinese Serse Cosmi: «Toni fa troppo la vittima». Ha proseguito quello della Juventus Fabio Capello: «Cade un po’ troppo in area…». Ieri si è incazzato pure Cottafava, difensore del Treviso. E capite bene che se ti prende per il culo pure uno che si chiama Cottafava, è la fine. Tutta colpa dell’attasso, non ci sono dubbi. C’è chi li chiama flussi astrali, chi riesuma i vecchi e cari bioritmi, chi si arrende all’evidenza. E se lo dice Franco, non ci può niente. Povero Toni…
Ho riso per cinque minuti buoni! E con le lacrime agli occhi… Devo assolutamente conoscere Franco il barbiere!
io scrivo solo per capire come mai non avete notizie nuove?
scriveteci qualcosa….. sono 2 giorni che fate pausa come mai????
Aspetto notizie in generale
certo che a vedere la partita di domenica (palermo livorno) e poi a leggere questo pezzo di lucio luca mi viene da pensare: “ce lo siamo chiamato …l’attasso”.
ps. allo stadio si “attassava” dal freddo