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  • Come pomodori giganti

    Per adesso va di moda la genetica, prendi un pomodoro normale gli cambi un gene e ti diventa un pomodoro gigante, niente di più facile. Secondo me si sta facendo un’operazione del genere anche con i nostri giovani cervelli.

    I Siciliani vengono rappresentati sempre come popolo “colto”, un popolo di pensatori alle prese con le tematiche universali. A me ogni volta che questo stereotipo viene riproposto viene il magone, perché penso che la cultura e l’intelligenza siano la cosa più abbondante ed inutile in Sicilia.

    Pure la signora Franca ci si è messa: i cittadini del Sud sono più buoni e intelligenti.

    Ecco magari le fosse scappata anche la parolina magica, la frase avrebbe avuto un senso politico: poveri. Noi siamo intelligenti e poveri e forse non a caso.

    Avrebbe avuto un senso politico perché avrebbe messo a nudo un paradosso: come è possibile che tutte ste persone così intelligenti siano tutte così povere?
    Ecco, com’è possibile?

    Noi siamo figli di impiegati pubblici ecco il perché. E siccome il posto pubblico non si trasmette di padre in figlio come la ricchezza e come la terra che i nostri padri, forse troppo frettolosamente hanno spesso abbandonato, studiamo pensando che serva a qualcosa.

    Magari il prossimo concorso pubblico sarà “onesto” e la “cultura” conterà, magari.

    Ecco il risultato di questo andazzo è che a Palermo ci sono davvero tantissime persone di talento, preparate nel loro ambito di pertinenza, che darebbero di tutto per dare il loro contributo ed invece sono costrette ad emigrare, chi al nord, chi all’estero.

    Qui a Palermo, la vita è bella fino a 24/5 anni, finché si è all’università, finché paga papà, poi arriva la frustrazione, arriva l’umiliazione del rifiuto. La presa d’atto che la propria testa proprio come un pomodoro gigante non serve a niente.

    Sembra che questa città non abbia bisogno di trentenni. Di gente che metta in opera quello che ha imparato, che lo trasformi in cambiamento sociale.
    Forse Internet, può giocare un ruolo, chi sa usare internet può scegliersi i propri interlocutori in uno scenario ampio quanto è ampio il mondo. Magari ciò che qua viene considerato con sufficienza, in Cina verrà considerato indispensabile.

    I nostri politici, di destra e di sinistra agiscono con una rassegnazione che sa di sconfitta anche per loro: apre il call center di Sky e viene celebrato come se fosse un centro di produzione di Sky, apre la Wind e sempre di rispondere al telefono si tratta. Ci metteranno uno dei tanti “intelligenti” palermitani, colti e preparati. A rispondere al telefono.

    Adesso in alcuni call center palermitani pagano “a telefonate”, in un periodo di magra puoi stare lì 6 ore, prendere 10 telefonate ed essere pagato l’equivalente del costo di un biglietto del cinema aurora: succede così al mio migliore amico.

    Palermo è diventata una città dove si vende e basta, dove non si produce niente. Per esempio, io non avrei mai immaginato che l’azienda che ha brevettato la scatoletta delle caramelle tic-tac fosse palermitana: ecco, anche questa azienda, l’hanno detto l’altra volta al tgr, insieme a molte altre dell’indotto fiat, sta chiudendo.

    Ecco perché sul futuro di questa città io sono molto pessimista, non riesco a vedere margini di “miglioramento” proprio perché l’intelligenza, la cultura, la preparazione sono la cosa più inutile quando mancano i soldi, quelli che servono per cambiare davvero, per investire sul futuro e sui talenti.

    Stateci attenti, allora, la prossima volta che un giovane sui trent’anni bussa alla vostra porta per consegnarvi l’elenco telefonico; voi, per si e per no, dategliela la mancia, ché quel giovane potrei essere io.

    Sicilia
  • 13 commenti a “Come pomodori giganti”

    1. Condivido parola per parola. Il problema e’ che qualcuno strombazza che va tutto bene, che l’economia e’ in progresso. Non mi date addosso, ma per me e’ solo sottosviluppo. Non basta avere Zara in città o la Rinascente o pagare 5 euro un cocktail (chi puo’). E’ un problema di cultura del lavoro che qui manca, perche’ il lavoro e’ quasi sempre “un favore”. Meritocrazia questa sconociuta, potrebbe chiamarsi questo film che interessa la generazione di “quasi trentenni” di Palermo. Guardate i video di Pizzolato sul lavoro a Palermo, tanto per restare in Rosalio, e pensate a queste parole.

    2. Sono d’accordo con te Francesco, bisogna emigrare al Nord per trovare un lavoro “serio”.
      Si al nord dove tutto è più semplice anche fare delle analisi o una visita in ospedale…
      Anche perchè qui chi ha un lavoro pensa solo ad arrivare al 27 per la “misata” e non a fornire un servizio al cittadino che paga le tasse……
      Allora
      Viva il Governo
      Viva chi ci governa
      Viva i disoccupati
      Viva i lavoratori
      e Viva Santa Rosalia…

    3. caro Mangiapane,
      non ti crucciare (troppo). il declino che descrivi non riguarda solo Palermo, ma l’Italia tutta. nel nostro Paese ormai non si produce quasi più nulla, ma si vende ciò che viene prodotto in Romania, India, Cina…
      è logico quindi che non servono teste, ma venditori.
      a ciò si aggiunga il malaffare tradizionale che demotiva i capaci e si capisce che bel quadretto che salta fuori.

      PS
      l’annuncio dei saldi viene considerato con sufficienza sia qua che in Cina.

    4. per aggiungere al tuo pessimismo ti devo smentire sul fatto che “il posto pubblico non si trasmette di padre in figlio” pensa agli organigrammi dell’Università, degli ospedali e (fino a qualche tempo fa) della Regione, essi corrispondono a veri e propri alberi genealogici.

    5. Quello che penso è che l’università il mondo dei master e tutto il resto oggi hanno una funzione diversa da 30 anni fà,
      lo studio oggi è crescita umana e valoriale è uno strumento per leggere il mondo, ad oggi nel nostro paese non c’è più un legame tra istruzione e reddito la fruizione di massa del sapere alto a portato con se la sua inflazione economica, quindi dopo gli studi è meglio in vista del mantenimento di un sano equilibrio mentale non avere pretese ma più modestamente aspettative.

    6. No, no, no… smettiamola di piangerci addosso. Il malaffare esiste anche al nord, non crediate siano tutti “puliti”, e noi invece totalmente intrisi di merda. Il fatto è che “d’incanto” uno di noi che va al nord, magicamente accetta di svolgere lavori che qui avrebbe rifiutato. Impara il rispetto per gli altri (o vi è costretto) cerca di svolgere al meglio il proprio compito, mentre, finchè sta qui, si adegua al livello (infimo) di prestazione cui siamo abituati e non fa NULLA, dico NULLA, per rialzare il nostro livello e il nostro orgoglio REGIONALE. E la cosa mi rende furiosa! E’ come desse per scontato che NOI, i nostri corregionali non meritassimo niente, mentre i lombardi, i veneti, i piemontesi (nulla contro di loro, per carità) fossero i soli degni di rispetto.
      E poi, quanti giovani hanno la cultura della “produzione”?? Tradizionalmente hanno visto solo “il posto pubblico”. Di altro non sanno. Non capiscono. Probabilmente molti disprezzano il lavoro manuale e produttivo. O neanche ci pensano!! Bisogna proprio cambiare il nostro DNA! e l’è dura…..

    7. Sarà vero che per cultura ci piangiamo un pò addosso, ma è una cruda realtà che qui le uniche aziende che nascono con grande risonanza del “Cammarata di turno” iniziano tutte per “Cos” e riguardano il tanto sbandierano Customer Care. Mi chiedo che tipo di cura può avere verso gli altri uno che dopo una giornata di lavoro forse riesce a pagarsi il biglietto del bus?
      A tal proposito vi invito a leggere questo post sui nuovi poveri.

    8. pur non disprezzando il lavoro manuale,non solo si hanno problemi nel trovarlo,ma lo stipendio e’ cosi’ misero da non permettere un degno sopravvivere e obbligare al protrarsi del soggiorno in casa coi genitori fino ad eta’ avanzata,a meno che un giorno fortunato piomba improvvisamente una conoscenza “comoda” che risolvera’ la nostra vita agevolandoci nell’ingresso di un posto decentemente remunerato.(neanche mi esprimo sui call-center……. nei quali si e’ fortunati se si riesce a far parte della casta degli INBOUND…..se non hai una mano divina finisci negli outbound e ti tocchera’ lavorare praticamente gratis a meno che non riesci ad appioppare 234567876543 contratti a settimana)
      ECCO PERCHE’ SI VA AL NORD.
      basta anche Roma.
      Fare la commessa diventa un lavoro dignitoso.Ci paghi l’affitto,la spesa e anche qualche extra per le vacanzole…idem per fare il cameriere ecc ecc ecc.
      Se poi hai anche qualche competenza ulteriore (informatica soprattutto) riesci ad entrare in qualche societa’ che ti da anche l’auto aziendale e rimborsi acclusi.
      OVVIO che chi si e’ rotto di sentirsi nullafacente & senza alternative opti per il trasferimento immediato!

    9. Io l’ho fatto. 32 anni, rinunciato al posto fisso (e che posto!). Migrato a Milano, con idee chiare riguardo a cosa volevo imparare e fare. Dopo 15 anni sono tornato, ragioni familiari e non solo quelle, con un’esperienza internazionale di marketing hi-tech e più limitata ma non proprio minima di accounting multimediale. Esperienza inutile, a Palermo? Forse. Diceva un mio conoscente: “qua non lavoriamo, otturiamo buchi” (libera traduzione dal siciliano). In Italia difetta il “metodo” ed in Sicilia il metodo latita 😉 Così accade che i bergamaschi magari poco acculturati, non necessariamente più intelligenti dei panormiti, ottengono risultati che noi neanche ci sogniamo. Metodo e 12 ore al giorno di lavoro, ingredienti della ricetta, ma non basta. Sì, ci sono le condizioni geopolitiche, per centinaia di anni siamo stati tagliati fuori dalle rotte commerciali, ma adesso? Corriere espresso + internet … Inutile pensare al largo consumo, bisogna individuare nicchie di mercato che devono essere create e curate con metodi attuali e sicuramente complessi tanto quanto sono complessi i molti-mondi in cui viviamo. Ciò richiede una cultura sistemica, una riconversione socioculturale che i sonnacchiosi siciliani si guardano bene dal concepire o solo intuire. Chi eredita una posizione redditizia oppure un posto pubblico come vive? Tutto sommato abbastanza bene. I soldi ci sono, altroché! Le banche li dirottano a nord e i siciliani non sono inclini a rischiare nella produzione locale … e fanno bene. Perché cambiare? Un’isola sospesa tra il nulla ed il niente, tra il mito e la mitomania. Forse ha ragione Sgaly, nella sua Teoria della Sicilia: “Il sentimento insulare è un oscuro impulso verso l’estinzione. L’angoscia dello stare in un’isola, come modo di vivere rivela l’impossibilità di sfuggirvi come sentimento primordiale. La volontà di sparire è l’essenza esoterica della Sicilia. Poiché ogni isolano non avrebbe voluto nascere, egli vive come chi non vorrebbe vivere. La storia gli passa accanto con i suoi odiosi rumori. ‘Ma dietro il tumulto dell’apparenza si cela una quiete profonda. ‘Vanità delle vanità è ogni storia! La presenza della catastrofe nell’anima siciliana si esprime nei suoi ideali vegetali, nel suo taedium storico, fattispecie nel Nirvana.’ ‘La Sicilia esiste solo come fenomeno storico. Solo nel momento felice dell’arte quest’isola è vera.’ Ciao!!

    10. Non mi aspettavo questo pessimismo cosmico da parte tua…mi viene da dire buon segno!Presto risponderò a quello che mi hai scritto, purtroppo ho dovuto riorganizzare il mio rientro al Nord e non potevo liquidare la questione in due righe.

    11. Caro Frank, condivido la tua amarezza non tanto velata.
      A me hanno insegnato che “qualcosa nella pentola bisogna metterla”.
      Purtroppo ci ritroviamo a vivere in “un’isola che non c’è” (intesa nella sua accezione “peterpaniana”)e in uno stato “occidentale” non libero, non democratico, “non Stato”, in cui diritti e doveri si annullano a vicenda, lasciando sul campo il 10% delle famiglie che consumano lautamente il 90% della torta…
      Baciamo le mani Frank.

    12. Brava laura, chi si è rotto di esssere mantenuto da mamma e papà si fa la valigia e va via.
      chi parla tanto, chi fa l’intellettuale, dalla gonnella di mamma non si staccherà mai…e fra quelli che scrivono qua ce ne stanno tanti.
      trasferirsi in un’altra regione comporta parecchi sacrifici, perchè il più delle volte per necessità si va a vivere in comitiva, e parecchi non sono disposti a farlo perchè avere la “stanzetta” e magari il dominio del “doppio servizio” a casa di mamma è economico e comodo.
      allora che si decida senza lamentarsi…
      o sacrifici e indipendenza o grattarsi le palle e servitù a disposizione…tanto un piatto di pasta a casa nostra si trova sempre!!!

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