La mafia dà lavoro
Una volta mi è successo di venire citato in una interrogazione parlamentare. L’onorevole Taradash, imbeccato da qualche amico palermitano, domandava al governo come mi ero permesso di intervistare un tizio che diceva che la mafia dava lavoro. Il tizio l’aveva detto, e io ero colpevole di averglielo lasciato dire senza dargli nemmeno una sculacciata.
Che in parlamento si occupassero della questione era allo stesso tempo lusinghiero e preoccupante. Evidentemente avevo toccato un nervo scoperto. Il fatto è che più o meno in buonafede la nostra coscienza si rifiuta di accettare una opinione tanto politicamente scorretta. Io allora sostenni che non necessariamente le opinioni dell’intervistato coincidevano con le mie, ma questo non mi pareva un motivo per censurare nessuno.
Ora però, alla luce di quanto è successo negli ultimi dieci anni in Sicilia, è arrivato il momento di ammettere che quel signore aveva ragione: la mafia dà lavoro. Non è una provocazione. Basta guardare alla realtà con disincanto per accorgersi che è proprio vero: in Sicilia chi dà lavoro è la mafia. Anche quando materialmente è lo Stato a praticare un’assunzione, mafioso è il sistema di reclutamento. Mafiosa è la condizione di sudditanza in cui l’aspirante lavoratore viene tenuto. E le nuove forme di lavoro a garanzia diminuita non fanno altro che incrementare la sudditanza alla mafia.
Lo Stato ha deciso, più o meno consapevolmente, di delegare la funzione dell’ufficio di collocamento alla mafia. Cercare un lavoro in Sicilia significa chiederlo agli amici. Così come un amico si cerca quando un nostro parente viene ricoverato in ospedale, e in cento altre occasioni quotidiane.
Nessuna persona perbene dovrebbe scandalizzarsi a sentir dire che la mafia dà lavoro, se conosce le cose di Sicilia. Anche perché per riuscire a spremersi un brufolo, bisogna prima procurarsi uno specchio e avere il coraggio di guardarci dentro. Discutiamo semmai sul perché lo Stato ha deciso di cedere alla mafia la gestione del diritto al lavoro. E se per caso ha voglia di riprenderselo, prima o poi, questo famoso diritto.
premesso che non ce l’ho con l’autore, che stimo, mi sembra davvero provincialissimo immaginare che i sistemi di reclutamento mafioso siano una prerogativa siciliana.
in *tutta Italia* i concorsi sono truccati e non li si vince in base al merito ma in base ad altri parametri.
facciamocene una ragione.
è veramente triste…!
A 24 anni mi tocca arrendermi
A me il lavoro non lo ha dato “la mafia”. la mafia se da un lato da 50 dall’altro ne toglie 500 e più.
Ci risiamo, la solita rassegnazione ed il solito qualunquismo; non è che perchè lo fanno tutti allora è giusto che si faccia anche da noi.Alajmo ha perfettamente ragione, il lavoro da noi passa attraverso le amicizie e le parentele, vedi assunzioni fantasma all’Amat.Non c’è da rassegnarsi c’è da rimboccarsi le maniche e non aspettare che ti portino posto casa l’opportunità che aspettavi!
Giusta la considerazione sull’assenza dello Stato, discutiamo sul perchè la mafia si è sostituita allo Stato, discutiamo sul perchè spesso la politica e la mafia sono andate a braccetto. La Sicila ha mille risorse che spesso sono rimaste prerogativa di pochi utilizzandole all’uopo come “cambio merci”.
Baciamo le mani…
p.s: la mafia toglie sempre, no da mai.
Per la serie commento ai commenti:
Riccardo, ricordi cosa diceva Sciascia? la palma va al nord. La sicilianizzazione del paese è in corso, ma chi ha cominciato, e sta messo peggio, siamo noi siciliani.
Marina, non bisogna scoraggiarsi. Bisogna prendere atto di come stanno le cose e cercare di cambiarle.
Ale, hai ragione: in cambio del lavoro della mafia c’è un prezzo altissimo da pagare. Questo è il punto su cui insistere, anzichè negare l’evidenza.
Infatti Simona e Melo hanno ragione: nessun qualunquismo, nessuna rassegnazione. Solo consapevolezza dei problemi.
Ho seguito, per un progetto di documentario (qui è visibile il prologo), dei disoccupati ex-detenuti e ho compreso molto sulla concezione del lavoro in Sicilia. Chi cerca lavoro, soprattutto se ha una famiglia da “sfamare” è opportunista. Se il lavoro glielo dà la mafia se lo prende, se glielo dà un altro, pure. Da allora in poi vige il detto: “chi mi dà da mangiare mi viene padre”. La mafia dà lavoro perchè controlla il territorio ed è quello che bisogna combattere. Non confondiamo però la mafia col clientelismo e il nepotismo dei concorsi truccati o delle selezioni pilotate. Se facciamo così percorriamo uno strada pericolosa. Quando si dice che tutto è mafia, la mafia, per magia, scompare.
non mi chiamare Riccardo, semmai Troll 😉
Si trova dentro di noi? Fa parte della nostra cultura? Quante volte ci è capitato di chiedere “una mano” ad un amico che conosce “tizio”. Lo facciamo anche per le cose più futili a volte, per uno sconto, per “l’occhio di riguardo” a volte si!, anche per un lavoro. Come se non avessimo prerogative, come se essere “amici di nessuno” possa screditarci in maniera tale da sentirci “nessuno” noi stessi.
Quanto è facile per noi dire “conosci qualcuno che mi possa aiutare?”, ho bisogno di un lavoro! quindi dobbiamo rassegnarci o far parte di questo circuito? Che cosa ha di diverso da me quella persona che si può permettere di pagare di meno o di trovare un posto di lavoro rispetto a me. Sono comportamenti così radicati nella nostra cultura che a volte non ci si fa più caso, e sono atteggiamenti “mafiosi”. Forse ci viene più facile accostare “la mafia” ai soprusi fatti ai commercianti con il pizzo, al piombo che un tempo ha “accarezzato” il nostro udito.
Questo è il tipo di mafia che volevamo veramente annullare, e che forse in parte, con dei piccoli gesti abbiamo debellato. Perchè per me, anche se piccola, è una vittoria camminare oggi per la mia città e leggere “NO AL PIZZO” o “MAFIA MERD” sugli striscioni (propagande politiche escluse).
In nome del Giudice Falcone, della moglie e di tutta la sua scorta, sul luogo della strage, sono stati costruiti due monumenti. Lì vicino il promontorio dell’orrore, la piccola casetta del fatidico “click”.
Su quelle mura la scritta “NO MAFIA”.
La sera percorrendo l’autostrada la potevi guardare illuminata e pensare – oggi ci possiamo permettere di dire basta, di scrivere “NO MAFIA” e farlo vedere a tutti -. Sono solo dispiaciuta perchè, da un pò di tempo, quella luce è spenta. Mi chiedo se un giorno verrà riaccesa.
Mi pare che Silvia abbia centrato il punto. A parte la mafia intesa come organizzazione armata e strutturata, a monte c’è da combattere la mentalità mafiosa. E quella è diffusissima. Si può dire che nessuno di noi siciliani ne sia esente.
E’ anche vero quel che dice Nicola, che se tutto è mafia, niente è mafia. Ma in Sicilia il mercato dei voti e quello del lavoro sono strettamente connessi all’economia mafiosa. L’economia mafiosa a sua volta si nutre di sottosviluppo. Infine: il sottosviluppo lo paghiamo noi cittadini-purtroppo-sudditi. E con questo il cerchio si chiude.
Forse un contributo alla chiarezza sarebbe ammettere che tutti noi siciliani siamo portatori sani di mafia. Partendo da questa consapevolezza, magari, possiamo provare a curarci.
Giusto Alajmo pertanto non diciamo più: facciamocene una ragione.
Facciamocene una Regione piuttosto
caro Alajmo, anche tu sei stato reclutato nel modo che descrivi così magistralmente?
Anche questa è mafia!!!
In data 08/12/05 è stato pubblicato sul Giornale di Sicilia un annuncio per la selezione di alcune figure professionali da parte dell’agenzia Man Power per conto di una non ben specificata azienda.
L’azienda committente la selezione è risultata essere l’ A.M.G., e che da parte degli addetti alla selezione di Man Power, non è stato chiesto di indicare, a chi consegnava i curricula, nessun riferimento in merito alle figure professionali richieste dall’azienda.
Come su specificato, nell’annuncio non si faceva riferimento alcuno all’azienda committente e quindi molti degli aspiranti candidati che hanno consegnato i curricula, non sapevano per cosa stavano candidandosi. E inoltre, a mio avviso è quantomeno sospetto il fatto che un’azienda che opera nel settore della selezione del personale, si complichi il lavoro, non dando alcun riferimento nè in sede d’annuncio, né in sede di raccolta curricula, in merito alle figure richieste al fine di una corretta esitazione degli stessi.
sia per quanto riguarda l’A.M.G. che per quanto riguarda la Man Power l’iter procedurale seguito in tutta la vicenda è, per usare un eufemismo “fumoso”, oltre che nei modi anche nei tempi dati agli aspiranti candidati per la presentazione dei curricula, in quanto la data di scadenza per la presentazione dei curricula, non è stata comunicata a mezzo stampa.
in questa legislatura, è stato fatto uno spregiudicato abuso dell’assunzione per chiamata diretta, attraverso l’uso delle agenzie di lavoro interinale presso le aziende ex municipalizzate, che tali sono nella forma, ma non nella sostanza, visto che sono comunque a capitale interamente pubblico.
Se volete un consiglio comprate LA MAFIA è BIANCA di Santoro, è incluso un dvd dove ci sono delle intercettazioni ambientali su Totò cuffaro e compagnia bella……
Secondo me Alaimo si riferiva a quella di Mafia ed ha assolutamente ragione.
consapevolezza dei problemi si, ma sono cosi piccola……… contro di loro!
Io ho vissuto un anno a Torino ed un anno a Milano cercando un pò di tranquillità professionale… Li ho conosciuto un ragazzo che ha deciso di riportarmi a Palermo ho accettato solo perchè abbiamo un’ attività nostra… ma altrimenti non potevo sperare di vivere con un lavoro da dipendente (così non è facile nemmeno anzi siamo forse più a rischio…. però faccio sempre in tempo a tornare su… egoista??? no sono semplicemente sola…. siamo soli noi “NON MAFIOSI”)
ROBERTO ALAJMO FA EGREGIAMENTE IL SUO MESTIERE. ANCHE QUESTO PEZZO LO DIMOSTRA. E’ UNA PERFETTA RADIOGRAFIA, ANZI UNA TAC, UNA RISONANZA MAGNETICA! LUI FA UNA DIAGNOSI, LA CURA DOBBIAMO TROVARLA TUTTI NOI! SOLO UN…TARADASCH POTEVA FARE UN’INTERROGAZIONE PARLAMENTARE SUL GIORNALISTA ALAJMO.
Se quando devi partcipare ad un concorso o simili per accedere ad un posto di lavoro ti domandi “Chi conosco?” piuttosto che “Cosa so fare, quali sono le mie capacità ?” allora si capisce bene che “quella mentalità” è radicata in noi, come giustamente espresso da Silvia della quale condivido i pensieri.
Qualche tempo fà, avrei scritto un post sulla falsa riga di quelli già scritti: oggi no. Già, perchè la mafia, ha incendiato e distrutto il mio posto di lavoro: fatiche e sacrifici decennali di tante persone che qui lavoravano, andati in fumo in poche ore. Scusatemi allora, cari rosaliani, se il mio incazzamento è tale da non permettermi un commento lucido e “fra le righe”. La mafia NON da lavoro.
Il ragionamento è assolutamente veritiero e percio’ pienamente condivisibile. Aggiungo inoltre che anche all’interno delle aziende e quindi anche per chi come me è un lavoratore da tanti anni ed è già quindi stato triturato da tutti i meccanismi da voi descritti , esistono delle regole non scritte che impediscono ad esse stesse di essere sdoganate causando, nel migliore dei casi, l’isolamento dal contesto a chi ci prova. La vera domanda è : ma che cosa dobbiamo fare ?
“L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e sapere riconoscere chi e cosa, in mezzo all’infermo, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio”.
La mia risposta, dorrot Alaimo, sta in queste parole di Calvino (la chiusura delle Città Invisibili, ma dovrebbe saperlo).
E dire che la mafia dà lavoro e che non c’è altro modo, non è altro che certificare l’impossibilità del cambiamento. Che è il mito sul quale la mafia si regge ed esiste.
Io preferisco parlare di chi la mafia ha messo in ginocchio, di chi ha dimostrato che la mafia si può sconfiggere (e aveva quasi sconfitto), come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, traditi quotidianamente dai discorsi fatalisti e qualunquisti come questo.
Scriva di pazzi, dottor Alaimo, cosa che, senza ironia, sa fare più che bene. E non fa danni.
qualche giorno fa una discussione con mio padre sul mio stato di disoccupato, a un certo punto dice: una volta la mafia dava lavoro, non c’erano disoccupati, ed era convinto,non so se piangere o urlare….
Piangi e urla!
Per Simone Tolummello: secondo me il senso del ragionamento di Alajmo è il contrario di quello che hai capito tu.