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domenica 22 dic
  • “Buttarsela” diventa più difficile…

    A Palermo quando non si entra a scuola e si va a passeggiare si utilizza l’espressione “buttarsela”. Una mia prof., a dire il vero un po’ rimbambita, giurava che in un passato non troppo remoto si dicesse “fare Sicilia”. Attendo conferme da Billitteri. Le mete preferite (almeno ai tempi della mia scuola) erano il Giardino inglese (e il “ping-pong”), Mondello e i portici del centro.

    Ma il punto non è questo. È che la tecnologia renderà tutto (ciò) più difficile (ma non dicevano il contrario?). Anche a Palermo. Oggi viene presentato all’Istituto tecnico commerciale e per geometri Duca degli Abruzzi (via Nicolò Spedalieri, 50) Perseo, il sistema informatico che permetterà ai genitori di controllare su Internet le presenze dei figli, monitorare i voti e comunicare direttamente con i professori. Gli studenti potranno controllare i compiti per casa e contattare altri studenti omologhi o di classi superiori.

    Perseo è l’acronimo di percorsi di ricerca con software educativo orientativo ed è già sperimentato da ottobre da 45 studenti e da 20 docenti. La presentazione si svolge presso la scuola stamattina alle 9:00.

    Palermo
  • 15 commenti a ““Buttarsela” diventa più difficile…”

    1. Vero. Fare Sicilia si dice. La tua prof non è rimbambita, è vecchia. È un termine arcaico.

      Dalle mie parti si dice: stampare (non so per quale astruso motivo).
      Al nord, a Milano si dice fare sega.
      Le terminologie che indicano la pratica di marinare la scuola cambiano da regione a regione, da città a città, da paese a paese. Sarebbe interessante fare una pubblicazione in merito. Quasi quasi ci provo e poi la “stampo”

    2. cmq a Milano si dice Bigiare

    3. Già, bigiare. Grazie pino. Me lo segno per il mio libretto

    4. “fare sega” si dice a roma, sembra.
      ma non mi pare il caso.

    5. A Catania e a Messina si dice “caliare”…che tristezza…si perde pure il fascino di trasgredire le regole…mhà!

    6. Pare che in Calabria si dica “zumpare”…ma io propongo di estendere la ricerca fuori dallo stivale….x esempio una mia collega (che studia giapponese ed è stata in Giappone) mi dice che x loro “saboru” sta letteralmente per fuga dal lavoro e quindi vale anche x il ns. buttarsela….
      Per quanto riguarda il sistema informatico Perseo e chi lo dice che la tecnologia ci semplifica la vita? Io penso ce la renda solo più comoda…

    7. Agrigento e interland fare “Luna” non l’ho immagino propro il motivo noto solamente che un pò più romantico degli altri.

    8. Ma cari ragazzi! Come non ricordare come a Palermo noi ex giovani,ex 68ottini, ex illusi dalla gioventù oggi perduta,illo tempore negli anni ’60 e ’70 quando marinavamo la scuola usavamo tutti quanti la nota espressione ” FACEMU L’ORA “.
      Ci recavamo a frotte negli adiacenti (guarda caso!)locali delle sale biliardo
      (sorgevano nei pressi delle scuole per meglio rapirci, come il paese dei balocchi di Pinocchio)e giocavamo ” ò bigliardino “, a ping pong “e nelle belle giornate facevamo ” à partita ri palluni”. I chiù scarsi erano messi in porta e le squadre si formavano con la economica campagna acquisti del ” pari e dispari ” nella scelta dei singoli componenti.Va bè, ma a stù puntu mancava sempre “ù palluni”. Il bello era che mancavano pure “i picciuli!!!” E allora
      dagli con la colletta. I benestanti contribuivano maggiormente. I meno abbienti sacrificavano il quotidiano panino ” chi panielli ” sull’altare del dio pallone. Ma sapete che gioia poter giocare a calcio! E pure fare “L’ORA”

    9. questo e belo la potenza della rete e no misurata stupefaciente ai la possibilita dei confronti io a me mi piace tantisimo. non so se e utile ma presso noi en senegal se dice “faire la mabradebrabladrenkaua” quando non si va a scuola, ma quando si va a scuola si va a scuola e non si dice

    10. faire la mabradebrabladrenkaua: minchia….il tempo che lo dicevi e già era l’ora di arricamparsi a casa. Dunque, chiamato in causa da Siino ecco la Cassazione. A Palermo si è detto per anni “fare l’ora” e c’è una ragione precisa. Ai tempi dei tempi, i ragazzi che non entravano a scuola andavano nella sede del giornale “L’ora” che usciva nella tarda mattinata, e prendevano i pacchi dei giornali e li andavano a vendere come strilloni. Con l’aggio si pagavano il pane e panelle. Poi forse agli Ardizzone, editori del Giornale di Sicilia, questa cosa non ci piacque tanto assai e qualcuno (gli allora studneti Ardizzone?) quando “facevano L’Ora, dicevano “ho fatto Sicilia”. Ma fu una guerra editoriale persa in partenza e per tutto rimase “fare l’ora” Io, che ho cominciato a L’Ora e ho finito (nel senso di sono finito) al Sicilia, quando mi butto malato dico che ho fatto l’ora. Ma questo Ardizzone non lo sa perchè non è tanta bella quindi per favore non ci dite niente, grazie.

    11. Questa spiegazione è bellissima! 😀

    12. A Canicattì si dice “Caliarsela” o “fare Calia”, penso sia legato ad un tradizionale consumo di “scaccio” nelle ore in cui non si andava a scuola; dispersi tra campetti di calcio polverosi, sale giochi fumose e panchine della villa comunale a “sbaciucchiare” qualche donzella…(o si sbaciucchia o si consuma “scaccio”)
      Baciamo le mani.

    13. Da noi a Ragusa si dice anche ”caliare” e anche ”saliare”…. nn ho mai sentito ”buttare”.
      Salutamu XD

    14. sig. billitteri,anche io facevo l’ora quando non andavo a scuola…..allora si andava alla favorita a giocare con una pseudo palla (non avendo altro)ma non sapevo perche’ si dicesse cosi,
      pochi soldi…pero’ che bei tempi!grazie!

    15. Da noi a Palermo si dice “BUTTARSELA”.Era festa quando marinavamo la scuola perchè andavamo a mondello a fare il bagno con l’acqua fredda e po andare al ping-pong.L’abbiamo fatto fino a poco tempo fa,precisamente due giorni dopo la scuola. Bellissimoooooooooooo!!!!

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