La munnìzza palermitana fìgghia
Da un bel po’ di anni mi aggiro per la città col lanternino, alla ricerca di ogni spunto positivo da raccontare ai miei concittadini, ma soprattutto a chi palermitano non è. Posso dire di aver fatto un buon lavoro e, nel mio piccolo, contribuisco a dare una mano all’immagine della città. Ma come si fa a non sfogarsi almeno fra noi? Parto da una delle nostre cancrene, l’assoluta mancanza di senso civico. Della serie: casa mia finisce prima del pianerottolo.
Abito al Borgo Vecchio, luogo che, nelle mie pagine, lustro meglio di mastrolindo. Il mio palazzo, affacciato su una piazza che il sindaco ha inaugurato solo due anni fa ornandola con alberi e panchine, nonostante sia di blasonate origini e pure ristrutturato, si trova allocato su una terra di nessuno. È affiancato, infatti, da una striscia privata appartenente a un edificio sequestrato alla mafia. Dell’edificio, magari, vi racconterò un’altra volta… Questa striscia di una decina di metri, oltre ad essere in balia della maleducazione e dell’incuria più assoluta da parte di tutti, tribunale compreso, ha una capacità di contagio sulle zone limitrofe che manco la vede all’influenza aviaria.
Su quei dieci metri si sbizzarrisce, infatti, metà della popolazione cittadina, abbandonando carcasse di macchine, materassi, lavatrici e quant’altro, mentre il marciapiede accanto al nostro portone, è invece deputato al lancio dei sacchetti di munnìzza. Inizialmente è un sacchetto, poi, secondo il consolidato principio che “la munnìzza palermitana fìgghia” come affermò un ispirato addetto dell’Amia, diventa montagna in pochi giorni. E non sto parlando del promontorio più bello del mondo…
Il tratto affascinante è che non gliene può fregare di meno a nessuno. I vicini rispondono pazienza! gli addetti patiscono l’ineluttabilità del fatto che, quando puliscono, l’indomani si è punto e a capo e l’unica alternativa ruota attorno a frasi come: ma a nessuno conosci? non puoi fare telefonare da qualche amico?
Oggi mi sono vendicata così. Ho buttato il mio sacchetto nel più vicino cassonetto fuori dall’orario consentito, nella segreta speranza che qualcuno si arrischiasse a farmi una multa. Era quello che aspettavo per scatenarmi, ma nessuno si è accorto di me, anzi una signora mi ha osservato impietosita, pensando quanto fossi stupida, con quel bendiddio a disposizione, a passeggiare con la munnìzza a mò di borsetta.
Paghiamo la tassa per l’immondizia!!!
La tassa e il pagamento per un servizio che deve essere erogato! questa la corretta dizione.
Bene visto che il “servizio” non viene erogato, iniziamo a non pagare la c.d. Tassa che il Comune ci chede, e se documentassimo giorno per giorno, con fotografie e quant’altro la non erogazione del SALATO servozio!
sciopero di tutti non pagate, e precostituitevi la prove del sommergimento nel LETAMAIO in cui viviamo!
nel 2000 prendo casa, nel 2001 mi notificano il mancato pagamento della tassa per l’immondizia degli anni 1997-1998-1999-2000, nel 2004 cambio casa, nel 2005 mi chiedono di pagare “l’immondizia” sulla nuova casa per gli anni 2001-2002-2003-2004.
che faccio…pago?
Ho cominciato a leggere il tuo post, perchè attratto dalle prime sei righe e mezzo. E non perchè il resto è scritto peggio, o perchè nel resto c’è qualcosa che non condivido. Ma perchè nel resto, c’è solo roba vecchia, le solite cose. E questo non dipende certo dalla fantasia di chi scrive.
Nelle prime sei righe e mezzo, ho trovato invece qualcosa che mi fa riflettere, riporto fedelmente:
“Da un bel po’ di anni mi aggiro per la città col lanternino, alla ricerca di ogni spunto positivo da raccontare ai miei concittadini, ma soprattutto a chi palermitano non è. Posso dire di aver fatto un buon lavoro e, nel mio piccolo, contribuisco a dare una mano all’immagine della città”.
LEggo queste righe e mi fermo a pensare al fatto che noi palermitani abbiamo questa strana abitudine di vestire la città con un vestitino che non è suo. Cerchiamo di raccontare agli altri una città che non esiste. Da troppi anni ho deciso di vivere altrove, e continuo a sentire non siciliani che parlano di un posto decisamente diverso da quello dove sono nato e cresciuto.
“Una città bellissima, piena di eventi culturali, mostre, ristoranti alla moda….”
Ma Palermo non è così, questa è una città che non esiste, è la proiezione mentale di noi palermitani che soffriamo come dei cani e non riusciamo ad ammettere che la nostra è una città diversa. E’ una città sporca, nelle strade e nelle anime dei suoi abitanti. E’ una città diffidente, che ha paura del diverso e del nuovo. Questo è quello che penso. E non è bello pensarlo. Tornando alle prime sei righe e mezzo, Valentina, credo (ed è la mia personalissima idea) che sia un grosso errore, raccontare, a chi siciliano non è, una città diversa dalla nostra. Credo che sia un errore perchè in questo modo ci distraiamo anche noi, convinti di vivere in un posto che non esiste, ci dimentichiamo di realtà distanti da quelle che viviamo ogni giorno. Portiamoli a Brancaccio, i nostri turisti, facciamogli vedere lo Zen, facciamogli fare due chiacchiere in un bar di Romagnolo, ceto è possibile che a metà del nostro giro turistico, i nostri amici scappino a gambe levate, ma almeno avranno visto la città che esiste e non quella che si immaginano, scrittori radical chic, o pierre entusiaste dell’apertura di un nuovo negozio famoso in tutto il mondo. Questo mi ricorda un pò quell’atteggiamento per il quale ogni tanto senti dire che:
“Basta parlare sempre di Mafia, Palermo è anche altro…”
No, secondo me, non è anche altro.
Scusa per lo sfogo Valentina. Un Saluto.
C.
….Corrado ha perfettamente ragione, ma penso che con le nuove generazioni si possa cambiare qualcosa…ecco perchè ognuno di noi ha il sacrosanto dovere di insegnare “l’educazione” ai nostri figli!
saluti
nonò capito cosa e bendiddio mio amico anche lui del senegal a detto che bendiddio e quella cosa che alessia marcuzzi e sabrini ferili anno ma che rosi bindi nonà alora ti faccio i complimenti e ti dico cosa facciamo noi a dakar per la spazzatura la raccogliamo in un muchio e quando il muchio diviene tropo alto diamo fuoco cosi noi facciamo inceneritore con pochi soldi
A Palermo “figghia” tutto quello che è negativo purtroppamente.
Cara Valentina,
sarebbe bellissimo se domani potessimo leggere un articolo che titoli: “A Palermo Figghiano i posti di lavoro”.
Immaginate tutti i disoccupandoli e i diseredati del mondo che oltre a rimanere attratti dalla “minuzza Panormita” verrebbero in “Siculandia” per trovare lavoro…
Che bella Fiaba.
Baciamo le mani.
Purtroppo è vero non c’è senso civico, a volte in piena estate alcuni quartieri di palermo ricordano il medio oriente per il degrado, ci pensate che schifo le torte che lasciano i cavalli in via macqueda, c. ha ragione questa palermo troppo spesso è solo nelle nostre teste.
I palermitani hanno uno strano rapporto con l’immondizia che producono: mi ha sempre colpito l’abitudine originalissima di attaccare il sacchetto all’esterno della propria auto (al gancio di traino, al retrovisore, sullo stesso tettuccio, ecc.) lasciando che la forza centrifuga compia “fatalmente” il suo effetto …
caro Corrado,
so esattamente ciò che senti e capisco che le mie righe ti abbiano suscitato quella reazione. Quello che sento io e che mi ha spinto a raccontare “l’altra Palermo” nella maggior parte dei miei scritti, è che della brutta Palermo mi sembra che se ne parli tantissimo e anche a sproposito. Io sono una sincera in toto e tiro fuori quello che provo nel momento in cui lo provo, senza filtri. Palermo non è solo munnizza, come non è solo mafia, Palermo è anche una delle città più affascinanti che io conosca e mi spiace che tu non la viva più. La verità è che Palermo manca d’amore. Se chi ci vive la sentisse più propria e l’amasse di più, le cose sarebbero molto diverse. Il mio sfogo, davanti alla munnizza e alle tante munnizze, è solo amore ferito.
un abbraccio palermitano
Valentina
senso civico palermitano.. inesistente.. l’altra mattina mi recavo al lavoro col mio motorino e mentre passavo accanto ad un’auto un civilissimo UOMO(chiamiamolo così) gettava dal finestrino della sua auto una bottiglia di plastica vuota che mi sfiorava per un pelo.. la città è sporca fuori ma lo è anche dentro PURTROPPO…
Francesca
Comprendo e sento tutto il tuo sdegno.
Ma evidentemente in questa città è più importante pubblicizzare le “eclatanti” ristrutturazioni che si realizzano piuttosto che tutto il “quotidiano” impegno per la pulizia, il funzionamento e la sicurezza che, ahimé, non si realizza. “Fin che c’è vita c’è speranza” … ed io spero e dipingo!
Francesca
C’ero rimasta male!
Mi ero chiesta come mai Valentina, che nei suoi libri racconta Palermo in modo da sembrare non figlia ma lei stessa madre della sua terra, adesso tratta così male la sua figlioletta?
Dove è finita la tua ironia? Perché quel tono così amaro?
Poi ho letto la tua risposta a Corrado ed ho ritrovato la Valentina di sempre.
Un figlio si cresce, lo si cura, lo si migliora, lo si presenta con il vestito più bello.
Può poi un genitore non indignarsi se qualcuno gli butta addosso un uovo marcio?
Ecco, ho capito che il tuo era uno sfogo, uno sfogo pieno di indignazione contro i tanti che si lamentano e non muovono un dito per cambiare le cose
Daniela
nato a palermo anch’io. Palermitano per caso, non avendo certo scelto io la città nella quale il mondo si sarebbe spalancato ai miei occhi, ai miei sensi, alla mia mente. per un po’ sono andato via anch’io, “il lavoro è altrove” mi dicevo, ma in realtà friggeva inconsapevole un desiderio forte di fuga da questa cappa di pazzia e genialità di ferocia e generosità di volgarità e delicatezza di munnizza e sole e mare, che era tutto insieme la mia città. adesso sono tornato a ricominciare un nuovo ciclo, forse andro’ via di nuovo, forse ritornero’ ancora. ho preso coscienza pero’ che questa terra, in cui bellezza e degrado vanno a braccetto, mi appartiene, io ne faccio parte, in qualche modo io la rispecchio. volente o nolente mi ci sono nutrito, ne ho fatto esperienza, dalla mia interazione con essa sono venuto fuori io, cosi come sono, nel bene e nel male. la munnizza è uno dei simboli di Palermo che rifiuto ma che non sento come estraneo. e piu’ che come segno d’inciviltà lo avverto come stato di malessere della gente. i palermitani buttano indolenti la loro immondinzia fuori casa, ma tengono dentro la confusione, la disperazione, l’impossibilità di riflettere su sè stessi.
Riferendomi all’intervento di Daniele….la tua analisi è: il disordine e la sporcizia che c’e attorno a noi, che noi creiamo ed “accettiamo” rispecchia il nostro mondo interiore?
Ma sai che potrebbe essere argomento di tesi universitaria?
Non sto scherzando davvero…parliamone
Si, sono d’accordo, Palermo è in uno stato pietoso. Ovunque si va, si trova sporcizia, e alla fine molti decidono di vivere in questo modo, assieme alla sporcizia, senza far niente.
Bisognerebbe prendere provvedimenti, una città non può avere simili livelli di “sporcizia”. Basti pensare che alcune città africane, definite “del terzo mondo”, sono molto più pulite di Palermo o altre città italiane.
Gentilisima Valentina, facendo una ricerca su internet sono approdato a questo post. Non sapevo che in passato avesse scritto su questo blog. Mi auguro di ritrovarla anche su queste pagine: è sempre stimolante leggere le considerazioni che scaturiscono dalla parte migliore della nostra città.
Complimenti per il suo “Palermo. Borgo vecchio”.