Oggi mi hanno invitato alla presentazione di un libro, in una libreria. Nell’invito è specificato: “seguirà una degustazione”. Perché se si parla di cultura, deve poi seguire un piccolo rinfresco? Cosa c’entra il mangiare? C’entra. Con quella piccola frase aggiuntiva è scongiurato il rischio di vedere la sala vuota. Per mangiare gratis i palermitani si muovono in massa, a qualunque livello d’istruzione. Avete visto la “festa del pane” in questi giorni? Scendendo da Porta Nuova verso i Quattro Canti nel tardo pomeriggio avrete notato una ressa enorme verso Piazza Bologni. Si ha l’impressione che regalino banconote e invece distribuiscono assaggini di pane e pizza, della stessa taglia di quelli che noi a casa destiniamo alla netturbe dopo un’abbuffata.
Bisognerebbe indagare l’istinto atavico che spinge il palermitano a palpitare ogni qualvolta può mangiare a sbafo. Sembra che quello che è gratis sia anche più buono. Deve essere un retaggio culturale, la preoccupazione ad accaparrare ogni briciola, di quei nostri antenati che dovevano sgobbare una giornata nel latifondo per guadagnare una pagnotta o forse è l’ansia di non rimanere escluso laddove c’è qualcosa da guadagnare, seppure si tratti di un modesto pasto. Una precisazione che tutti gli organizzatori sanno: la degustazione deve seguire non precedere l’evento. Non è la gratitudine che spingerà il pubblico palermitano a restare in sala ad ascoltare l’autore, ma l’aspettativa di essere saziato.
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