Veri toco assai
L’altra volta ci ho pensato. Perché mi è sceso giù come da un angolo recondito del cervello e l’ho buttato lì: “è tochissimo”, ho detto. “È una gran tocata”, ho fatto poi, a raccontarlo, “non puoi capire è veramente toco”. Dovrei indagare la radice linguistica della parola toco, che ha un omologo efficace nelle espressioni “figo”, “fighissimo”, “‘na figata pazzesca” che si usano continuamente altrove nella penisola. Noi, con il toco, possiamo davvero vantare un’espressione autoctona. Negli anni Ottanta, qualcuno tornò dall’America e impose il nice, anzi il nais, ai palermitani, mi ricordo che si diceva continuamente è “veri nais”, forse qualcuno la dice ancora, per manifestare amore per l’inglese americano o per gli anni Ottanta, o per entrambi i fenomeni (oppure perché gli piace assai). Ci sono espressioni ormai desuete tipo “la mia tacca”, che stava per gruppo di amici, e denominava sia un uso assolutamente personale della parola tacca, sia un movimento alternativo alle più convalidate comitive. Altra definizione sorpassata, “la comitiva”, nel thesaurus del pc, è perfettamente resa con sinonimi tipo combriccole mentre per “tacca” mi rimanda ad incisione, segno incavato, traccia. Che “la tacca” fosse un modo per lasciare il segno nei rapporti amicali?
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