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  • La speranza che nasce nelle scuole

    Qualche settimana fa un commentatore di Rosalio diceva che si parla sempre di mafia su queste pagine. A me sembra che se ne sia parlato poco e che noi “autori” (non tutti, ma sicuramente io) abbiamo contribuito a rappresentare una città in cui i cittadini si dedicano soltanto a innocue attività quali mangiare rosticceria, azzuffarsi sugli errori di Zamparini e fare shopping in nuovi megastore, mentre viviamo in un posto dove la politica (nel senso più ampio possibile) e l’economia sono marce dentro, dove migliaia di persone sono condannate alla miseria e all’ignoranza, dove i giusti e gli onesti sono tenuti a bada dalla minaccia di violenza o semplicemente zittiti per sempre. In questa città ad andare per la propria strada, in qualsiasi attività, sia essa commerciale o filantropica, si rischia sempre di finire peggio di come si è iniziato.

    In questi giorni seguo con grande ammirazione l’attività di educazione alla legalità e di sensibilizzazione contro la mafia svolta dal gruppo NEXT in tre scuole di Palermo e in una di S. Giuseppe Jato. Spero di portare uno di loro a parlarne direttamente su Rosalio, ma intanto ne parlo io che li guardo dal di fuori. Nell’ambito del progetto “dal bene al meglio”, finanziato da fondi europei, Debora, Laura, Maurizio e Valentina sono andati a spiegare in due scuole “a rischio” e in un liceo della Palermo bene cosa è la legalità e cosa è la mafia. Ho visto le interviste in cui parlano i ragazzi e ho notato un paradosso, gruppi sociali così diversi avevano, in partenza, la stessa idea della mafia, quelle che veniva loro dai mass media, i quali delineano la mafia delle azioni clamorose, dei mega boss latitanti o in carcere, del traffico di stupefacenti e della corruzione politica. Gli educatori hanno fatto un gran lavoro per complicare e ispessire questa immagine stereotipata e penso con grandi risultati.

    Gli studenti hanno discusso in classe con persone e organizzazioni che si impegnano in prima linea: le cooperative che lavorano i terreni confiscati, i ragazzi di Addiopizzo, gli ex-sindaci di comuni ad altà densità mafiosa. Rimane però il fatto che al di là del ristretto numero di studenti raggiunti da questo progetto, intere generazioni crescono senza vedere come la mafia controlla il territorio, condiziona l’economia, influenza (e a volte detta) le decisioni della politica locale, distorce il mercato di lavoro. Nelle sue maglie cade una parte di quell’euro che ci estorce il posteggiatore in certe piazze del centro, ma anche una parte del conto salato di una cena in un ristorantino di classe e poi, si sa, in questa città non ci si può neanche fare una canna in buona coscienza.

    Quello di una rappresentazione semplificata della mafia è un problema che riguarda anche la mia generazione e quella precedente e quella ancora prima. Senza decostruire il modo in cui agisce, la mafia diventa invisibile, viene scambiata per una appendice culturale immutabile che permane nel DNA della collettività e dell’individuo, ma un popolo immutabile è un popolo senza storia e, quindi, senza speranza. Sentendo i ragazzi del progetto “dal bene al meglio” oggi mi pare che questa speranza si coltivi nelle scuole.

    Palermo
  • 22 commenti a “La speranza che nasce nelle scuole”

    1. Magari dirò una banalità, ma parlare di mafia all’interno delle scuole può fare solo bene ai ragazzi, e anche alle loro famiglie. Se non ci sono morti ammazzati si tende sempre a sottovalutare il potere mafioso, come se la mafia fosse solo sangue nelle strade e nella campagne. Purtroppo è molto di più, come ha descritto Nicola. Ma spesso non ce ne accorgiamo, o peggio facciamo finta di niente.

    2. Si Kobe è veramente molto di più… in questa città ad esempio è impossibile collaborare con delle istituzioni pubbliche scuole incluse purtroppo, senza avere precisi accordi politico clientelari oggi secondo me sopratutto questo fa forte la newMafia.

    3. la scuola è veramente l’unico posto in cui si riceva una formazione che sia alternativa e parallela a quella della famiglia. A volte, i due mondi sono in contrasto. Rispetto, sottomissione, onore sono parole che hanno un senso particolare qui a Palermo. La scuola è la possibilità di alzare la testa oltre il quotidiano che sommerge per riuscire a vedere l’altro mondo possibile. A volte è l’unica finestra aperta al mondo per tanti, troppi. E’ una responsabilità, ma pure una chance, enorme.

    4. Se posso fare un appunto a Rosalio è proprio quello di tralasciare proprio l’argomento mafia, di cui, secondo me, non si parla mai abbastanza. Naturalmente unito a temi di disimpegno.

    5. La Mafia? Eh si, tutti ne parliamo come di qualcosa che riguarda “gli altri”, la guardiamo sempre dall’esterno, quando ne discutiamo. Forse non ci siamo resi conto che Mafia è tutto ciò che riusciamo ad ottenere senza che ci fosse dovuto. Quando vinciamo un concorso, quando ci facciamo sbloccare una pratica burocratica, quando ci facciamo togliere una multa, quando ci facciamo dichiarare invalidi e siamo sani come un pesce, quando ci tiriamo fuori da una difficoltà o ci accaparriamo un vantaggio che non ci spetterebbe, commettiamo una ingiustizia, un atto MAFIOSO che danneggia chi avrebbe veramente Diritto a ciò che gli abbiamo tolto. Se questo principio lo estendiamo a cose più grandi, (una concessione edilizia ottenuta per un mega-albergo in zona vincolata, una assunzione in serie di persone vicine al boss di turno…., ETC. ETC) ecco che allora siamo tutti d’accordo. E’ MAFIA. Bene. E ora ditemi quanti di noi non sono MAFIOSI! Vi dà fastidio pensarlo? Siete gli unici su cui si può chiudere un occhio perchè avevate “bisogno”? Eh già….. me lo aspettavo.
      Baciamo le mani!

    6. Insomma… una cosa è la mafia e un’altra sono i comportamenti prepotenti, le raccomandazioni, gli amici che ti tolgono le multe ecc.
      Se cadiamo nell’errore di fare di tutta l’erba un fascio, rischiamo di non accorgerci più della mafia vera.

    7. Davvero? e quali sarebbero i comportamenti della mafia VERA, secondo te?

      P.S.(sei uno di quelli per cui va fatta un’eccezione, vero?)

    8. No, nessuna eccezione.
      Ti faccio solo qualche esempio.
      Se mi faccio raccomandare sono un raccomandato, se mi faccio togliere una multa sono uno stronzo con un amico vigile, se non rispetto la coda alla posta sono un incivile, ecc.
      Se invece chiedo il pizzo ad un negoziante in modo che i miei capi che controllano il territorio possano offrirgli protezione e gli risparmino qualche rapina, allora faccio parte del sitema mafioso.
      C’è una bella differenza.

    9. Se chiedi denaro (che non ti sarebbe dovuto) per offrire protezione (che non dovresti dare tu, ma le forze dell’Ordine) stai commettendo un ABUSO (IL PIZZO) che ti riempe le tasche di soldi. E’ il nome dell’ABUSO che lo distingue da un altro tipo di abuso? Sono tutte azioni vantaggiose per UNO a discapito di UN ALTRO. Come credi che si senta un individuo quando cerca di trovare un lavoro (ed ha i requisiti per ottenerlo) quando si vede scavalcato da un raccomandato? Non gli sembra una azione MAFIOSA? o secondo te va declassata a PREPOTENZA? Di cosa credi siano intessuti gli interessi mafiosi se non di clientelismo e posizioni dominanti abusivamente ottenute? Il pizzo? …la punta dell’iceberg, l’ultima ruota di un carro che IN ALTO ha ben più importanti interessi.

    10. in sintesi, angela e giamo, il mafioso è prepotente, raccomandato, ha amici tra i vigili e nelle istituzioni, è incivile, stronzo, etc.etc. mi sa che in fondo siete d’accordo!
      il pizzo è la punta dell’iceberg, sono d’accordo anche io, la cultura mafiosa è indifferenza, rassegnazione e silenzio.
      NO MAFIA

    11. ma ragazzi pensateci, io ho 28 anni e avrò fatto una ventina di manifestazioni contro la mafia. A scuola, all’università, nella vita. Ma cosa è cambiato? Le manifestazioni contro la mafia si fanno sempre e solamente quando muore qualcuno. Ricordo che dopo Falcone e Borsellino la Sicilia si è riscoperta antimafia come la calabria dopo l’omicidio Presta. Ma perché prima non lo erano?
      Chiedete a qualsiasi giovane palermitano, e non solo credo, se rifiuterebbe mai un posticino alla regione, alla provincia o dovunque per semplice conoscenza. Chiedeteglielo. Io non credo. Nè a Palermo nè altrove. I comportamenti mafiosi, la cosiddetta mafiosità, è insita in ognuno di noi siciliani che parliamo con gli occhi, che gesticoliamo, che conosciamo gente. Volenti o nolenti. Non credo che parlando di mafia a scuola si risolva niente. Chi mai direbbe “per me la mafia è bella?”

    12. propabilmente parlarne a scuola non risolve i problemi di cui voi tutti parlate. io però desidero e ritengo necessario che mio figlio, il clima e la cultura contraria alla mafia li viva a casa, a scuola e magari anche, in futuro, quando avrà un lavoro con cui realizzarsi.
      a noi tocca non illuderci e non rassegnarci. indigniamoci prima che muoia qualcun altro. educhiamo i nostri figli in questo senso e che la scuola, una volta di più, ci dia una mano a farlo.

    13. Se l’ineguatezza dei mezzi pubblici di trasporto ci costringe a usare l’auto;
      Se la mancanza di posteggi ci costringe a lasciare la vettura in doppia fila e a consegnare le chiavi al posteggiatore abusivo;
      Se la mancanza cronica di posti letto negli ospedali ci costringe, prima, a passare dallo studio privato dello specialista del reparto che, hainoi, si preoccuperà del nostro ricovero senza farci attendere i tempi biblici riservati alla gente comune;
      Se il libero professionista non ci rilascia la ricevuta fiscale e noi neanche gliela chiediamo per non essere scortesi;
      Se manca il lavoro in Sicilia ed il politico di turno te lo promette se gli darai il tuo voto;
      Se tu hai dato il voto al politico di turno e questi ti fa assumere in un ente pubblico si crea un passaparola tra i disoccupati i quali, a loro volta, daranno anche loro il voto a quel politico;
      Se il voto di scambio è visto da coloro che chiedono lavoro come un ricatto, ma purtroppo anche come la chiave di apertura verso un futuro economico più sicuro;
      Tuttavia, la mafia finisce per fare apparire come un favore quello che è il diritto di ogni cittadino;Diritto alla salute e Diritto al lavoro;
      Se nella scuola di tuo figlio la mensa inizia soltanto a marzo, anzichè a settembre come avevano promesso e ti convinci che l’anno prossimo lo iscriverai in una privata, magari paritaria;
      Se il Comune di tartassa ripetutamente con le cartelle di pagamento, definite pazze,mentre tu sei in regola con i pagamenti. Oppure, ti chiede di pagare la tassa sulla spazzatura anche per la casa che hai lasciato ben cinque ( 5 )anni prima, comunicando a suo tempo la variazione all’anagrafe comunale.
      Se la Regione Siciliana ha il triste primato di avere tra i suoi parlamentari persone sottoposte ad indagini,imputati, condannati anche per gravi reati, la colpa è anche di coloro che li votano;
      Se è vero come è vero che la Sicilia ha fatto del clientelismo una regola di vita, è difficile far emergere le capacità professionali.
      Le incapacità della Pubblica Amministra-
      zione, volute e non, determinano la man-
      canza di fiducia nelle istituzioni da parte dei cittadini ed un CONDIZIONAMENTO AMBIENTALE COATTO in quest’ultimi, tale da
      rivolgere a volte le loro istanze verso individui poco raccomandabili.
      In buona sostanza, una Pubblica Ammini-
      strazione non funzionante è fonte di corruzione, costo sociale e sfiducia.
      La mafia deve essere combattuta su tre fronti:sul terreno culturale e sociale,
      sul terreno politico istituzionale e su
      quello economico finanziario.

    14. E’ un bel tema questo. Quanto siamo insospettatamente mafiosi, ossia quanto tutti pensiamo che adeguarci ad un sistema di prepotenze ed amicizie non sia una froma di accettazione, di un certo sistema.
      Direidi di più, e parafraso Angela, ogni volta che usiamo una pressione, politica e personale, per avere un vantaggio che non ci é dato, facciamo un’azione di prepotenza, che giustifichiamo quasi sempre, con l’idea ‘tanto gli altri lo fanno, uio che sono cchiù fissa?’.
      La mafia é anche condivisione di un sistema, concordo con Angela, in senso assoluto, in questo.
      Laddove si abbandona il merito, le capacità, e si fa dei politici i risolutori delle strade corte, si é già andati in una certa direzione.
      Ricordo che i politici sono rappresentanti, ossia scelti dalle persone, e quindi destituibili, eliminabili. Al contrario in Sicilia, si pensa il contrario, lo porto, lo faccio riuscire, per farmi difendere i miei interessi di categoria. Un uso della politica personalistico ed opportunistico
      anche da parte dei votanti. questa strana connivenza é, credo, la cosa più deleteria della nostra politica, che continua a difendere interessi particolari, senza attenzione a questioni generali.

    15. la mafia è bianca
      e se vogliamo distinguerla da tutte le altre cose bianche (colletti e camici malsani) dobbiamo sfruttare l’opportunità fra qualche mese….
      al sano palermitano poche parole … e più fatti
      “occhiu a la via”

    16. quartiati….
      …. u …. vasa vasa è sempre in agguato!
      sempre accorti, mai distrarsi….

    17. Eh già, grandi alternative in Sicilia! Un dibattito tra fantocci e traffichini! E “tertium non datur”! Ci hanno veramente conciati per le feste…..

    18. spiaciutissima con gli altri, mi trovo d’accordo con clarence e angela.
      cara angela, non sei l’unica a cui ciò che meriti viene sistematicamente tolto, in nome di qualcosa che non chiamare mafia è ipocrita.
      bisognerebbe ripensare tutto il sistema sociale, ma noi siamo siciliani e prima o poi o vieni inglobato o te ne vai.

    19. o vieni inglobato o te ne vai!
      Giusto è proprio così….

    20. Fino a quando sarà più utile avere un amico che avere un diritto, lo stagno avrà l’acqua torbida e il pesce mafioso adora le acque torbide. Quindi nessuno si senta assolto dal fatto di essere “solo” un raccomandato. Catena e catenella, tira tanticchia e nesce a bella….

    21. Il ragionamento secondo cui tutto è mafia è l’anticamera per negarne l’esistenza. E questo tipo di argomentazioni ricordano molto da vicino, anche se in maniera speculare, quelle che venivano fatte fin dal 1875 appunto per negarne l’esistenza. Dicevano allora alcuni membri del parlamento: “Ma che cosa è la maffia?… E’ quella specie di spirito di braveria, quel non so che di disposizione a non lasciarsi soverchiare… Maffioso lo può essere anche qualunque persona che si rispetti”.
      Mi pare che sostenere che i raccomandati, chi non fa la fila alla posta, chi lascia la macchina in doppia fila, chi sputa per terra e chi più ne ha più ne metta sia mafioso possa portare alla conseguenza paradossale che la mafia non esiste. Per tutte queste tipologie di comportamento esistono dei termini che le classificano e che certo non le giustificano. Non è necessario etichettarle sempre e comunque come mafia per renderle più gravi. Sono gravi già di per sè.
      Che poi la mafia, come dice Billitteri, abbia il suo brodo di coltura in questa cultura dell’illegalità non ci sono dubbi. L’illegalità alimenta la mafia e la mafia cresce e si rafforza nell’illegalità diffusa.
      Ma la mafia è un sistema organizzato di gestione del potere, un sistema di governo con le sue leggi, la sua economia, la sua cultura, la sua politica, il suo esercito, la sua polizia e le sue tasse (il pizzo), che tende, a seconda dei periodi storici e delle proprie convenienze, a sostituirsi allo Stato o a conviverci e andarci a nozze.
      Sono d’accordo con chi ha detto qui che la mafia può essere sconfitta solo combattendola contemporaneamente sul fronte politico, economico e culturale. Ma questo è possibile solo avendo ben chiaro contro chi e cosa si combatte.

    22. Mafia e mafie
      una sintesi. Nella discussione vedo due posizioni. L’una per la quale la mafia é solo quella che uccide, sostanzialmente estranea a certi settori; l’altra, che sostiene che laddove ognuno prevarica altri, ossia usi strade corte, oltre le istituzioni e diritti, difatto, si usa lo stesso disprezzo, seppur in forme diverse, verso le istituzioni riconosciute.
      Onestamente condivido che senza la seconda, forse la prima avrebbe una consistenza ridotta. Ma che una comunità civile, o che si ritiene tale, che avalla, come possibili, o legittimi, comportamenti prevaricatori, si renda alla fine complice di un certo sistema.
      Il confine é labile.
      Ma una volta valicato, é valicato.
      La mafia, e risponderei a Totodamilano, ma insieme ad Angela, non si combatte con le manifestazioni, ma attraverso i comportamenti di ogni giorno, attraverso il rifiuto di usare metodi,che come diceva giustamente Angela, fanno acquisire meriti a chi non ne ha, e relegano, chi li ha, a posizioni marginali. Ci sono duemila mafie quotidiane.
      E’ vero che certe mafie nascono per la mancanza di servizi. Vedi il problema parcheggio, o meglio, la mancata risoluzione del problema della viabilità a Palermo, risolta tenendo in ostaggio i cittadini veicolanti, attraverso la tassazione zone blu e mai risolvendo il problema (mafia amministrativa, la chiamerei io).
      L’amministrazione diventa mafia, anch’essa, ogni volta che presume che il cittadino sia in malafede, ed emana cartelle pazze, senza dargli tempo, modo e luogo, per discutere le cose.
      Ogni volta che si crea un’imposizione, e si restingono gli spazi della discussione-contestazione, si crea uno stato di prevaricazione.
      Mafia é il posteggiatore che approfitta del disagio, per imporre una forma di diritto territoriale, da cui rifuggo, quando mi capita, anche perdendo 1 ora a cercare un posteggio, pur di non cedere all’idea.
      Se esiste un’offerta di mercato, per dire i posteggiatori, esiste anche una domanda, che incrocia l’offerta.
      Se ci accetta l’offerta di mercato, difatto si accetta il mercato. In tutte le cose.

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