Tradurre le “cose”
“Ma sei o non sei picciotto di bella, ma allora te l’accolli?”, “see, c’ha po’ fari”.
Le due frasi significano, rispettivamente, la prima: dimostrami quanto sei in gamba, se sei in grado di prenderti questa responsabilità, la seconda, d’acchito potrebbe voler dire: ce la puoi fare, in realtà esprime il contrario: è un “provaci, dai, su, che ti faccio vedere io come va a finire” provocatorio.
Nel nostro linguaggio, parlo del siciliano, ci sono molte espressioni che sottintendono. Spesso, e me rendo conto nella traduzione continua dalla costruzione della frase siciliana all’italiano, che intraprendo nelle discussioni pubbliche e in scritti di ordine burocratico, io, sottintendo: uso la parola cosa, infinite volte, e spesso, in sostituzione del soggetto. “Ora vi dico quella cosa, a proposito di quelle delle cose che ieri mi dicevi”. Scelgo le mie frequentazioni in base alla capacità intuitiva di interpretare le “cose” dei miei discorsi. Diciamo pure che l’italiano sarebbe molto noioso senza le digressioni dialettali, e non darebbe più motivo a qualche pedante indottrinato di farsi bello, facendo notare gli strafalcioni, e non darebbe motivo a personaggi come me di prendere la penna in mano e di scrivere. Sono anni, praticamente dall’infanzia, per esempio che mi chiedo il significato profondo dell’espressione (non tanto simpatica a dire il vero, largamente utilizzata alle scuole elementari palerrmitane come elemento scatenante di invettive e scazzottamenti)“u pacchiuni ‘nchippatu ‘i sapuni”, forse preludio dell’altro detto “ma va lavati và”, che mandava a quel paese, e non ad attenersi scrupolosamente a norme igieniche (perché, suppongo, se uno è insaponato si dovrà pur sciacquare). Sull’espressione poi “chini chini come lattuchini”, mi sono interrogata a lungo. Ma che vorrà dire?
cara daniela, l’ultima espressione a cui fai riferimento indica proprio il cuore della lattuga appena raccolta, che si presenta ‘pieno’ di fogliame. se l’espressione, poi, è rivolta a qualche indottrinato che sottolinea gli strafalcioni altrui, significa che il suddetto è pieno di sé propri al modo delle lattughe fresche, le migliori per fare l’insalata. ma, del resto, la lattuga povera e un po’ moscia non promette nulla di buono … o no?
argute considerazioni per un ottimo sito!
Visitando la mostra “Il potere delle cose: magia e religione nelle collezioni del museo Pitrè”, ho appreso che in Sicilia anticamente ai bambini veniva raccontato che erano nati dentro le lattughe (altro che cavoli e cicogne). Forse il ripieno a cui fa riferimento l’espressione “chini chini come i lattuchini” nasce da questa innocente bugia popolare.