Carne da call center
06/2222 è il numero per le informazioni, le prenotazioni, l’acquisto di voli nazionali ed internazionali, il Club MilleMiglia e le assistenze. Chiami Alitalia, risponde AliCos. Cioè uno degli 800 (mi dicono) tra dipendenti e cocopro di via Cordova (quasi due su tre si occupano di Alitalia). Tra questi ci sono molti studenti che cercano un po’ di indipendenza economica.
Gli scioperi per i contratti ritornano periodicamente ma adesso si addensano nuove nubi sui dipendenti AliCos. Alitalia ha iniziato a utilizzare call center che si trovano a Magdeburg e a Buenos Aires, dove gli stipendi sono più bassi e le lingue tra le più richieste dagli utilizzatori del servizio sono lingue madri (inglese a parte). E Palermo?
Ne vogliamo parlare?
Dicono che sono pessimista. Di cosa vorresti parlare? Di competitività? Abbassare gli stipendi e selezionare personale che conosce inglese e spagnolo è una mossa strategica? Poi per mantenere il lavoro si potrebbe emigrare in Argentina, lì il costo della via è più basso… I call center sono le catene di montaggio del 21mo secolo. La conoscenza nell’era meccanica erano concretamente legate alla persona, l’addestramento di un operaio richiedeva molto tempo e le catene di montaggio non si potevano trasferire a cuor leggero. Lo startup di un call center lo si può fare con 100.000 Euro, una somma che è nella disponibilità di moltissime persone, la conoscenza è delocalizzata e gestita da un sistema informativo che funziona su scala mondiale, il personale lo si addestra in qualche giorno e alla fine la professionalità è quasi zero. E’ evidente che la scelta politica di concentrare a Palermo dei grossi call center è stata un boomerang, personalmente ne ero consapevole fin dall’inizio. E’ servita principalmente a migliorare la qualità della vita dei propietari dei call center a fronte di un impegno imprenditoriale modesto (è questo il bello delle attività basate sulla telematica) e ha tenuto buoni per un po’ di anni i giovani palermitani grazie ai ridicoli vaneggiamenti di una classe politica che riteneva di aver trovato l’uovo di colombo per incrementare l’occupazione a costo zero dal punto di vista negoziale e di progettazione socio-territoriale. Che fare ora? Svegliarsi dal sogno. Le risorse siciliane sono l’agricoltura, il turismo, l’artigianato. Per esprimere l’eccellenza il siciliano deve essere inserito in un sistema di qualità, nel quale sia il pubblico sia privato fanno il loro dovere con impegno, se non con abnegazione. Ciò richiede un’attenta progettazione, altro che Agenda 2000 e POR2006 spendi spendi prima che ci tolgono i fondi! Per altro sembra che i fondi europei saranno prorogati fino al 2017 dato che la Sicilia ha ancora il reddito procapite inferiore del 25% rispetto alla media europea. Se è vero, ci sarà tempo per costruire altri castelli di carte di cui la nostra storia è piena. Come sempre alla radice dei mali stanno le scelte politiche dei popoli. Saluti
Palermo non dovrebbe basare la propria economia sui callcenter.E’ possibile che uno si laurei e debba pure cercare la raccomandazione per andare a lavorare coem uno schiavo?
A proposito di Laurea o del senso e qualità della Laurea. Si assiste dal progetto di Legge, inaugurato dalla sinistra, mi spiace dirlo, per le Lauree triennali, ad una licealizzazione del corso di studi di Laurea. Ossia, la laurea sta diventando secondo me, eccessivamente democratica, ed eccessivamente facilitata.
non dico che smemorata sia fra queste, ma ormai la Laurea in Italia é quasi diventata un punto poco più alto di un diploma liceale. In sicilia, leggo con ribbrezzo che alcuni Atenei abbiano firmato convenzioni con la Regione, per riconoscere crediti universitari a personale amministrativo, in relazione all’attività prestata nelle pubbliche amministrazioni, in cambio di finanziamenti regionali. Alcuni Atenei, alla ricerca di finanziamenti di son trasformati in Laureifici.
Col rovescio della medaglia, che ora per essere laureati é titolo privilegiato fare parte della pubblica amministrazione piuttosto che avere competenze.
Smemorata, l’unica cosa che si può fare se si é giovani, é andare via.
E’ l’unica cosa concreta e realistica che una persona dotata di buon senso e capacità possa fare.
già fatto!…purtroppo
Non capisco perchè si voglia gettare discredito sulla premiata azienda agricola Alicos attiva da anni in tutt’altro settore.
Siino, si contenga!
Ops! Ho corretto il link! 🙂
Io non capisco come vengano gestite le selezioni di personale nell’azienda Alicos.Per ben due volte sono stata contattata (negli ultimi due anni) dall’azienda,ho sostenuto un colloquio in inglese al telefono (superato brillantemente e mi è stato detto immediatamente dalla selezionatrice) poi, una volta convocata in sede, un’altra persona in un paio di minuti voleva conoscere le mie esperienze professionali. Mi è stato detto che si trattava di una commessa Alitalia per il mercato Usa e che avrei dovuto fare dei turni notturni. La mia risposta è stata “ok, non ci sono problemi”.Non sono stata più chiamata.Questa mattina,una mia amica ha fatto il colloquio c/o Alicos e già al telefono aveva detto di non sapere altro che un inglese scolastico.L’hannno convocata come me,in sede (non ha sostenuto il colloquio in inglese) e si trattava della commessa Alitalia mercato Usa…Allora voglio capire perchè alla Alicos a distanza di mesi stanno selezionando persone con una conoscenza scolastica dell’inglese, ed io che ho una laurea in lingue, massimo dei voti,specializzazione in lingua inglese, esperienza di lavoro con i turisti stranieri…non sono stata più chiamata e assunta almeno per un periodo determinato.Devo pensare che le selezioni avvengono solo per riempire dei fogli e poter dire “Le ricerche per le risorse umane sono state effettuate questo mese”? Come funziona?Perchè molte persone che conosco e che lavorano lì continuano a dirmi che negli ultimi anni sono state assunte persone che a stento sanno dire due parole di inglese al telefono? Possibile che certi laureati debbano essere trattati a pesce in faccia? Questa si chiama qualità?Vergogna! Io di certo non manderò più un solo curriculum in queste catene di montaggio dove non conta nè la preparazione nè la disponibilità.
[…] Quarantaduemila euro all’anno. Lordi. Per fare l’addetto stampa della regione siciliana. Un ente pubblico e uno stipendio molto piu’ che dignitoso per un contratto a vita. Bravo, hai vinto un terno al lotto. Pu**ana di eva, ma dove era il concorso? Quando lo hanno fatto. Ah, non lo hanno fatto. 24 giornalisti assunti cosi’, per chiamata diretta. Perche’ gia’ lavoravano alle dipendenze di quel politico. E che ci pare giusto premiare. Scorrendo la lista scopri che sono tutti del polo, o vicini al. Poi nella lista c’e’ anche gente che in Sicilia non ha lavorato per cinque anni, decidendo di trasferirsi a Roma ai tempi delle vacche grasse del sessant’uno a zero. Altri che sono solo un indirizzo email e nessuno li ha visti in faccia. Altri che non sanno se viene prima il verbo o il soggetto in una frase di senso compiuto. Tutti dentro insomma. Il sindacato sbraita ma dice bravi a quelli che ce l’hanno fatta. Io penso a quanti non si possono iscrivere al sindacato e che lavorano senza diritti. Io penso a quanti devono cambiare regione e trasferirsi altrove avere anche solo una opportunita’ o per trovare un lavoro dignitoso, figlio di un curriculum vitae e di una preparazione davvero con le palle per accontentarsi dell’Alicos o dei sette euro a pezzo del quotidiano di riferimento. Penso alle intelligenze che abbandonano l’isola, mentre qui resta solo chi spera nell’amico, nella raccomandazione. E per ogni intelligenza che va via quest’isola e’ sempre piu’ condannata al baratro, sempre piu’ un passo indietro. Penso a quanti fanno sacrifici per potere campare onestamente con il proprio stipendio e il proprio lavoro. Raggiunto a fatica, passo dopo passo. Penso. E penso che tutto questo possa essere chiamato “Mafia”. Senza pensare a pistole e bombe. O a ultrasettantenni-gente losca che si nasconde in ovili nell’entroterra della Sicilia. “Mafia” dove il diritto cede il passo al favore. (azzo che slogan…). Poi leggo la dichiarazione del governatore che parla di “scelta di legalita’”. Sorriso amaro. […]
Il lavoro di operatore call center può andare benissimo, e così è nel resto del mondo, come “primo” lavoro, lavoro di passaggio che serve a mantenerti durante gli studi o ad inserirti nel mercato del lavoro, perchè sicuramente ti da una buona esperienza, ti mette a contatto con la vita d’azienda e le sue dinamiche. Stessa cosa potrebbe valere per i contratti LAP, creati proprio per facilitare l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro rendendo più flessibile per i datori inserire nuove risorse anche per poco tempo.
Ma questa è soltanto la teoria, verificata forse in una campana di vetro di teorie economiche e dell’occupazione a livello “mondiale”. L’applicazione è ahinoi un’altra cosa! L’Italia è un’altra cosa, la Sicilia è un’altra cosa! Perchè il primo lavoro rimane l’unico! Sicuramente se avessimo una realtà che ci permette di cambiare lavoro facilmente, il problema neanche ce lo porremmo, invece qui un’azienda che ci fa mettere un piedino nella propria organizzazione diventa un appiglio irrinunciabile ed un’occasione irripetibile da difendere. Chiediamo in Olanda, negli Usa ed in qualsiasi altro paese cosa ne pensano! Già al nord Italia le aziende hanno difficoltà a trovare operatori call center perchè chi ha un minimo di istruzione o conosce una lingua straniera fa già altro nella vita.
Per la nostra realtà possiamo intanto sperare che i call center continuino a vivere, che sappiano anche reinventarsi ed evolvere la propria attività perchè di certo il mercato del customer service cambierà, così come cambia il marketing in genere.
Speriamo bene, speratelo per tutti quelli che nel bene e nel male ci lavorano (e non sono solo LAP ci sono “migliaia” di contratti a tempo indeterminato)
Ciao a tutti
io conosco molto bene contratti lap perquè sorella di mio amico Ilir che però lui non viene del Senegal ma dell’Albania lavora lì lei deve ballare a torno a un palo e le genti le infilano l’argento nelle mutandine e lei diventa molto ricca non capisco perquè giovani italiane non vogliono contatti lap
call center o no, in questa “terra” non si capisce perché il lavoro lo trovino solo quelli che sanno e fanno poco. nemmeno i dottorati di ricerca già finiti servono più a farti avere una dignità… per esperienza.
e poi si lamentano quando puntualizziamo sulla sintassi elementare … verrebbe voglia di piangere ma alla fine scappa solo da ridere. alla fine chi se ne va non aiuta nessuno. noi invece resistiamo (e ridiamo). :-))
Meglio un lavoro in un call-center che fare la commessa in nero in un negozio! Che squallore da questo punto di vista; hanno scoperto una cosa che sapevano tutti e cioè che la quasi totalità dei commessi viene pagata in nero, senza coperture assicurative e previdenziali… ma bravi questi investigatori!!! Queste cose capitano solo in Sicilia, innanzitutto perchè in Sicilia non si fanno controlli! E sapete come si giustificano i commercianti? Mettere in regola il personale ha un costo elevato (22 mila euro circa) non dicendo però che quello che risparmiano se lo mettono in tasca loro. Quindi forse meglio un posto in un call-center; anche in considerazione che non si fanno più concorsi e di industria seria (e non assistita) a Palermo non ne esiste.
lo scopo delle aziende è quello di fare utili, ovviamente, questo può essere fatto in tue modi o alzando il prezzo dei servizi risciando di uscire fuori dal mercato o come fanno tutte le aziende diminuiscono i costi variabili della azienda. grazie alla legge 30 e dei contratti lap il lavoratore è diventato un costo variabile, dove il datore di lavoro può licenziarlo quando vuole, può ridurgli lo stipendio quando vuole e può far lavorare una persona in uno stato di perenne paura di essere licenziato, iualunque momento con un preavviso solo di tre giorni senza possibilità di ricorso. in questo blog ci si chiede è PALERMO? noi siamo di palermo è parliamo di Palermo, ma questo problema non riguarda solo Palermo, di situazioni come quelle descritte in questo sito potrei raccontarvene tante è tutte sparse per l’ITALIA vedi: atesia a Roma, sicos a Catania, vedi Bari, vedi Napoli ecc., la nostra da alcuni e stata definita la generazione LOW COST, siamo solo la variabbile che le aziende possono manipolare per massimizzare i loro profitti. insieme a degli amici anche loro lavoratori a progetto a Palermo abbiamo creato un sito per provare a dire no a questa legge che sta rovinando la nostra generazione. nel nostro piccolo stiamo provando a fare qualcosa, magari ci riusciremo.
visitate il nostro sito http://www.nolap.it
ciao
C’è un nuovo sito in rete e ha la presunzione di essere la voce di tutti i precari. Venite a visitarci su http://www.nolap.it
Dei call center ne ho parlato sia sul mio blog lucalodi.it che su bloggoverno.net in materia di welfare.
invito alla lettura tra i miei post.
Loud
ah , e complimenti per il sito…
e bella la rima “rosalio a parlermo anch’io” 😉
ciao a tutti,
io ho fatto tempo fa un colloquio in sede alicos ma era ancora 7C, sono madrelingua inglese e parlo molto bene l’italiano e il francese, eppure non ho superato il colloquio per l’Alitalia call centre, cosa devo dire?? sono sfiduciata e totalmente senza fiducia in queste aziende che non assumono persone che potrebbero garantire una certa professionalità all’azienda.
Quando mi sono fatta ricevere dal direttore delle risosre umane mi è stato detto che ero arrogante perchè per il solo fatto di essere madrelingua ho preteso un lavoro e poi perchè era probabile che non ero abbastanza brillante in inglese!! penso proprio di non avere più nulla da dire!!!
ci mittissi a firma x un posto nel call center
Che squallore la realtà palermitana….
del call center vivacontact o almavivacontac sapete niente?
sempre nella sede della cosmed