La coppa maledetta
Quando andavo al liceo — praticamente un secolo fa — c’era una tipa con un corpo da favola, capelli biondi e occhi azzurri, sempre vestita alla moda, profumo da delirio. Era la più bella della scuola e non “cagava” nessuno di noi nemmeno di striscio. Nei discorsi di maschi si immaginavano notti (ma, volendo anche giorni) fantastici in compagnia di questa prova vivente dell’esistenza di Dio. Solo che per lei noi eravamo soltanto degli esseri insignificanti che sciamavano pietosi in attesa di un cenno che non arrivava mai. Verso la fine di marzo dell’anno della maturità, la tipa si avvicina e mi fa: “Senti, ma perché in cinque anni noi due non ci siamo mai parlati?”. Balbetto, sudo, divento rosso, mi manca l’ossigeno: “Ma sai, nessuno ci ha presentati…”. Non potevo trovare una risposta più idiota ma nel giro di una trentina di secondi netti c’era mezza scuola che parlava di questo incontro “ravvicinato”. Da quel giorno S. mi cominciò a salutare col bacetto (primo importante passo verso la beatificazione) e la mia popolarità al “Meli” crebbe a dismisura. Continua »
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