Lo spirito di servizio
Ho visto la faccia di Provenzano. Come tutti. La tivvù me l’ha fatto intravedere, insieme alla folla insorta. Una faccia normale che conta 73 primavere nutrite a cicoria bollita e ricotta calda. Una faccia quasi rassicurante che avrei potuto vedere ovunque: in autobus, a piedi, in bicicletta. Una faccia che non mi avrebbe mai messa in allarme. Una faccia tradita da un pacco di biancheria pulita. Il procuratore antimafia Pietro Grasso ha dedicato l’operazione alla memoria di Falcone e Borsellino, l’abbiamo sentito tutti, abbiamo ricordato. La sorella di Borsellino, Rita – candidata come residente della regione Sicilia – intervistata in merito non snocciola nomi ma ricorda tutti quelli che si sono impegnati nella lotta. Sì, ha pensato al passato, dice “Paolo”. Ripete quel nome, ogni volta, come se lo carezzasse. Questa donna, con il suo senso pacato, inesorabile, di dovere e giustizia, ha il potere di emozionarmi profondamente.
Intanto sfilano su raitre, a chiudere, le immagini di un’intervista a Giovanni Falcone. Una faccia paciosa, occhi sempre sul punto di ridere. “Ma chi glielo fa fare?” chiede il giornalista: rischi incalcolabili, sonno rubato, il sacrifico – quieto – di una vita normale. E lui minimizza, quasi sorride, come se la buttasse lì: “È lo spirito di servizio”.
falcone era cresciuto alla Kalsa. Quartiere in cui incautamente, portai dei miei amici di Ancona. Quartiere in cui, girando fra il mercatino della Kalsa loro videro ed io vidi, un ragazzo, poteva avere 15 anni, già vecchio, nell’espressione, minacciare con inudita violenza un’altra persona. Il senso della violenza prossima era palpabile, così, invitai i miei amici ad allontanarsi. Questo é il quartiere in cui sono cresciuti Falcone e Borsellino. E non mi stupisce che certe loro scelte siano partite da questo quartiere.
Chi respira certe cose, cresciuto invece in altre logiche, credo possa trovare insopportabile, vedere certi comportamenti, certe facce di ragazzi troppo velocemente diventati adulti, senza esserlo davvero.
Capisco quello che diceva Falcone. E quello che il più riservato Bosellino, non diceva, magari.
Sulla questione che Rita Borsellino sia veramente una persona che ha scelto una ‘missione’, come fecero suo fratello e Falcone, ho i miei dubbi.
Primo per la pochissima preparazione politica di questa persona, che può farla diventare uno strumento, piuttosto che una protagonista della politica.
In secondo luogo, anche nelle cose che spesso ha detto, ha fatto veramente solo facile damgogia, alla Orlando, per dirla. Non mi sembra una persona che abbia concretezza o cognizione reale delle cose. Le mie preoccupazioni sono due. O é strumentalizzata dal partito, e si é prestata, vuoi per la memoria del fratello, o vuoi per un desiderio del pubblico, che magari l’abbia affascinata;
Oppure é talmente capace, cosa di cui non mi sono veramente accorta, da essere una donna veramente diabolica.
questo é il mio pensiero. Onestamente.
Non ne so molto più di te, da quello che leggo, da quello che vedo, rispetto – e non è una frase di corcostanza – la tua opinione. Ma mi muovo su parametri diversi, forse mi fido delle sensazioni, credo, in generale, alle persone dalla “schiena dritta” che hanno studiato e poi lavorato duramente per ottenere qualsiasi cosa, e non conoscono nè personaggi politici, nè tutto quello che ci sta attorno. Chissà perché io lo vedo un vantaggio, anzi che no
Il fatto è che non sceglieremo fra chi sa fare politica e chi no, fra chi ha cognizione reale delle cose e chi no, o, ancora, fra destra e sinistra. Il 28 maggio sceglieremo fra chi cerca di ristabilire un minimo di legalità e chi invece frequentava mafiosi ogni dì. Fra l’onestà e la disonestà. Non è più politica, è senso di giustizia.