Una gita al mare
Mi accompagnava Carlo. Era lui la mia guida fra le acque. Navigavamo su un piccolo motoscafo, quasi una zattera a motore, tenendo i piedi fermi e piantati sul fondo. Alzati osservavamo il mondo senza cadere. Carlo entusiasta mi indicava con le mani nomi e oggetti della sua terra, quella dove era nato ed era sempre vissuto. Gesticolava, come è solito fare, ma riusciva a tenere miracolosamente gli occhi aperti di fronte al vortice dei suoi pensieri. Sorrideva. Io lo ascoltavo e basta. Preferivo guardare la luce del golfo, attenta. Ero felice. Felice come quando da bambina correvo in bicicletta a più non posso.
Quel giorno Carlo riuscì a mostrarmi decine di luoghi meravigliosi, nascosti, pieni di leggende. Bellissimi, ma non indimenticabili. Oggi infatti non ricordo più nulla. Le immagini di quei posti si sono del tutto dileguate, disperse, sono scomparse. Resta solo il sentore di quella contentezza.
Carlo non mi aveva avvertito. Non mi aveva detto cosa sarebbe successo. Cosa avremmo visto. A ripensarci è una cosa buffa. Assurda, grottesca. Da vergognarsi quasi. Le montagne che costeggiavano il mare d’improvviso si sono aperte, scoprendo la visione fantastica di una conca circondata da altre cime allungate, ma non appuntite. Rotonde e rosse. Tutto intorno era rosso per i faraglioni di pietra cupa, matta, granitica. L’acqua del mare era limpida e trasparente, come quella che si raccoglie lasciando aperto il rubinetto del lavandino. Sotto l’acqua una enorme montagna della stessa materia, di granito rossastro. Scolpita. Una scultura abnorme che rappresentava un gigantesco ippopotamo. Incredibile. Un ippopotamo. Di pietra e a pelo d’acqua. Lo stupore fu pazzesco. Ero sorpresa, stordita e ancora più felice. Felicissima.
Carlo mi raccontò con naturalezza che si trattava di un resto dell’antica civiltà Masai. Masai… Chi erano i Masai, e soprattutto in quale caspita di epoca avevano popolato il territorio di Palermo? Non ebbi il tempo di rispondermi, né di capire come la pietra calcarea della costa fosse diventata granito. Carlo si tuffò subito, strappandomi il tempo per pensare. Mi gettai anch’io con tutti i vestiti. Presto Carlo era oltre, lontano, quasi invisibile. Sentivo solo la sua voce che mi chiedeva di raggiungerlo con insistenza. Non appena voltai le spalle all’ippopotamo, cominciai però a essere investita da decine di pietre che correvano sulla superficie del mare, rotolando. Erano di forma geometrica, rigorosa, levigata. Cerchi, quadrati, stelle. Erano queste le pietre che mi facevano più paura. Quelle a forma di anello con l’esterno a dodici punte. Ero terrorizzata.
Carlo continuava a chiamarmi, rassicurandomi che non mi sarebbe successo niente. Da quelle parti queste barriere fisiche sono normali. Basta tenere il fiato sospeso e passare il più presto possibile dall’altro lato, e tutto va liscio. Ma io non ne avevo il coraggio. Provai qualche volta a seguire i consigli di Carlo. Nuotare incurante tra quei sassi impazziti, ma temevo anche un contatto superficiale. Le spalle abbronzate restavano immobili. Decisi di attendere. Fu allora che mi accorsi di una pietra perfetta, simile a una trottola, che girava su stessa senza avanzare. Un brivido e la impugnai con una mano. Il gesto non provocò alcun calore. Riuscii a fermarla. Nello stesso istante tutte le altre pietre si fermarono d’un colpo. Avevo ragione! Non era necessario traversare massi, vortici e ferite. Ora l’acqua era calma, solcata da piccole onde larghe e piene di sole. Alzai lo sguardo per raccontare a Carlo la mia straordinaria scoperta. Ma Carlo era ormai scomparso dall’orizzonte. Continuai a stare a galla. Senza il desiderio di visitare l’altra parte del mare.
confessa: ieri sera hai mangiato i peperoni ripieni… 🙂
ps: bella!
Anche la parmigiana può fare brutti scherzi!!!!!
Brava, stile limpido e trasparente come l’acqua di cui parli, t’invidio un pò…
cmq ancora complimenti da una ragazza che da piccola sognava di fare la scrittrice mahhhh la vita spesso cambia il corso dei sogni, dei desideri e sei in gamba quando riesci ad evitare che ciò accada.
A presto Claudia 🙂
stile inconfondibile
:O)
ciao