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martedì 19 nov
  • Eretica

    È ancora visitabile, fino al 15 settembre, “Eretica” la mostra allestita negli spazi dell’ex Convento di Sant’Anna e curata da Demetrio Paparoni e Gianni Mercurio. Una mostra importante, sia dal punto di vista contenutistico, per l’argomento che i curatori hanno deciso di affrontare con la scelta delle opere; sia dal punto di vista artistico, per “l’aggiornamento” che il pubblico palermitano può avere sui più importanti nomi dell’arte contemporanea internazionale.

    Partiamo dal contenuto, il sottotitolo dice “Trascendenza e profano nell’arte contemporanea” eppure c’è una leva, una specie di forzatura tra le due estremità che viene solo parzialmente considerata, è il sociale. Mi spiego meglio, in qualsiasi tempo, in qualsiasi comunità c’è una sorta di flusso comune che determina un sentimento di trascendenza con i suoi “totem e tabù” e quello è diciamo una sorta di anima mundi, di connessione tra gli uomini. Contemporaneamente però, ed è a questo che mi riferisco, fattore determinante rappresentato i codici comportamentali, l’educazione, le norme dei sistemi, che di volta in volta, epoca per epoca, luogo per luogo, determinano una comunità.

    Una mostra del genere è logico che cento anni fa non si sarebbe potuta fare, così come in Iran (tanto per dirne una) non avrebbe senso. Allora, la trascendenza e il profano sono rappresentati come qualcosa di determinato o si autodeterminano come frutto di quei codici? E se sì, l’esaltazione di quei codici rappresentati con il medium artistico li consacra o li svilisce?

    Marina Abramovic - Pietà

    Prendiamo la pietà, della Abramovic, una fotografia del 2002 in cui l’artista propone una sua performance del 1983 in cui tiene in braccio, come il Cristo michelangiolesco, il suo compagno di allora. La foto fa pensare alla trascendenza del corpo morto, al rapporto uomo-donna, alla pietà filiale, al sacrificio di Cristo o a Michelangelo?
    Magari qualcuno pensa solo a Michelangelo (quindi ad una codificazione di una codificazione), altri rimangono urtati dal fatto che siano persone vere (e allora anche la self pietà di Sam Taylor-Wood fa un certo effetto) altri ancora, pensano a se stessi.

    Diciamo che pensano a se stessi quelli che meno sono influenzati dalle norme sociali, quelli che si sentono partecipi delle schifezze del quotidiano come delle sue possibili estasi? Certo, alcune opere sono forti, di grande impatto, ma è proprio questo il bello dell’arte contemporanea, il fatto che trattano temi vicini a noi, a volte anche così vicini che ti stanno dentro, ti toccano ti sconquassano, di percuotono.
    Prendiamo una Tracey Emin (che a me personalmente piace molto), quanto è difficile come donne, rendersi conto che il proprio corpo, la propria sessualità è anche un’energia che dal “sociale” spesso viene svilita, trascurata o iper-attenzionata? Eppure è così: televisione, religione, norme comportamentali, incidono anche sul nostro proprio corpo, donne che possono generare, che possono vivere, che possono accudire o semplicemente gioire con la propria sessualità. Siamo noi che decidiamo come? Sicure?

    Shirin Neshat o anche Jenny Saville secondo me dicono le stesse cose da due punti di vista differenti. Nella prima imperano le norme sociali-religiose che regolano in questo momento alcuni paesi mediorientali e il fatto che siano interiorizzate dalle persone e dipinte sui loro volti e sulle loro mani è un messaggio fortissimo ma, ed è questo il punto, Jenny Saville dice la stessa cosa. Corpi grassi o magri, canoni di bellezza femminili che rispondono a norme di consumo più che ad un senso estetico non imperano sull’altra metà del globo?
    Non sono altrettanto ben dipinti sulla carne di ragazzine, a volte si vedono venir fuori le loro ossa rendendole figure cubiste. Alcune viste da dietro sono talmente magre che le loro ossa che si incrociano dappertutto sembrano le intersezioni di piani di Picasso.

    Allora mi sovviene, si parla della Religione o della religione? La prima è quella comune a tutte le epoche e quasi irrapresentabile, la seconda è quella che ogni luogo ed epoca si ritaglia addosso, cerca di fare aderire al sistema per farlo funzionare a dovere. Di quale parlano la Neshat e la Saville?
    Bo, forse l’una senza l’altra non può andare.

    INFO: ERETICA, Trascendenza e profano nell’arte contemporanea. A cura di Demetrio Paparoni e Gianni Mercurio. Spazi ex convento di Sant’Anna, 21, 1 agosto – 15 settembre. Mart. merc. Domenica ore 10:00-20:00; gio. ven. sab. ore 10:00-24:00. Lunedì chiuso.

    Palermo
  • 7 commenti a “Eretica”

    1. Gentilissima Cristina
      Mi dispiace proprio ma non siamo d’accordo, Il compitino che le è stato assegnato merita 3 un qualsiasi giornalista che si intende d’arte contemporanea avrebbe obiettato per la vacuità della mostra. Mancano le motivazioni per la mostra stessa. E’ una mostra vecchia. La voglia di stupire, stupisce. E’ una mostra che non ti lascia niente se non il rimpianto di avere speso malamente i soldi dei cittadini. Ma queste sono cose che Lei probabilmente non può capire.

    2. Gentilissimo Scorsone,
      mi sembra che questo post parli, più che della mostra, di trascendenza, di profano e di certi nomi dell’arte contemporanea a Palermo. Ma lei lo ha letto? 😉

    3. Se ha commentato, pare l’abbia letto.

    4. Caro Scorsone,
      la mostra tanto vecchia non è; gli artisti che propone, piacciano o non piacciano, sono i più quotati nei centri d’arte internazionali (Londra, New York) e sono quelli che trova nelle grandi mostre (la Biennale, Documenta). Lei si occupa di arte, ma da quello che scrive mi sembra che sia rimasto fuori da quello che accade.
      Sicuramente poi la mostra è nuovissima per Palermo, totalmente a digiuno d’arte contemporanea. Certo la “la voglia di stupire” è vecchia come Caravaggio, ma per la stessa ragione si può dire che è un buon tema su cui coagulare riflessioni. Come è normale, non tutto quello che c’era nella mostra mi è piaciuto, ma ne sono uscito con qualche stimolo in più. In considerazione della sua insensibilità, il suo commento mi sembra arrogante.

    5. Gentili amici
      Io non capisco perchè tanto accanimento su un pensiero scritto liberamente e senza peli sulla lingua, come diversamente spesso accade. Scorsone ha espresso un suo punto di vista sulla mostra e credo che bisogna rispettarlo. il 3 dato a Cristina Alaimo è un voto di mezzo visto che i voti che si esprimono con questo mezzo sono dall’1 al 5.
      Io ho letto sia quello che ha scritto la Alaimo che quello che ha scritto Scorsone
      e non ho trovato grandi differenze tra i loro punti di vista. Va da considerare che Scorsone, avendo la sua età e la sua esperienza, forse pretenderebbe una maggiore chiarezza dai giovani quando si prendono delle posizioni.

    6. sono allibito……nonci posso credere….DOTTORE SCORSONE…ma mi facissi u piaciri!
      ho visitato la mostra eretica e subito dopo la galleria settantuno.
      quella si che è una esperienza trascendentale (in senso vietato però)

    7. signor mustafà
      A più di quattro mesi dalla conclusione della mostra in questione forse era meglio che Lei esprimesse qualche altra opinione, magari su qualcosa di più recente. Non Le pare? Per quanto mi riguarda io lavoro e quindi posso sbagliare sia nel giudizio che nelle cose che faccio ma sopratutto utilizzando il mio denaro ci faccio ciò che voglio anche delle brutte mostre. Mi dispiace tantissimo averLe fatto vivere una esperienza trascendentale. Mom me ne voglia. Cordiali saluti.

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