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lunedì 18 nov
  • Sui doppi sensi

    Vi sarà capitato che qualcuno abbia scherzato “pesante” con voi e che per non incorrere nel vostro giusto disappunto si sia mascherato dietro un doppio senso, obbligandovi a stare al suo gioco.

    Ci sono doppi sensi sottili, arguti, altri invece da caserma, volgari: ciò dipende, oltre che dall'”eleganza” dell’argomento trattato anche dal grado di ambiguità, di indeterminatezza che si riesce a mantenere.

    Tanto più un doppio senso è indecidibile tanto più è sottile e ben riuscito.

    Il doppio senso di sicuro prevede che ci siano due interlocutori, un emittente che costruisce il suo discorso più o meno ambiguo e un destinatario a cui tocca di decifrarlo.

    Se ci riflettete, però, il doppio senso implica sempre la presenza di un terzo personaggio, uno spettatore, che, osservando la scena, in complicità con l’autore del doppio senso, se la gode divertito.

    Il vero destinatario del doppio senso, quindi, non sarebbe il secondo interlocutore bensì il complice, lo spettatore che guardando la situazione se la ride.

    La maggior parte dei film comici funziona così.

    C’è anche un problema di valori in gioco: il primo interlocutore e lo spettatore sono complici, in quanto si riconoscono sugli stessi valori la cui interpretazione, invece, mette in difficoltà o in imbarazzo il destinatario apparente.

    Se volete un esempio di questo tipo di situazione e avete pure voglia di farvi due risate, potete guardare questo video.

    Ecco questa premessa per dire che il doppio senso delle magliette di Cuffaro cerca la nostra complicità: non solo la “mafia fa schifo” ma soprattutto “La libertà è cosa nostra”.

    Siete sicuri di voler aderire all’ambiguità costruita ad arte attraverso questo tipo di comunicazione? Siete sicuri di volervi fare le due risate che l’ironia di questo messaggio propone?

    Io riesco solo a vergognarmi dei doppi sensi costruiti sulla positività della mafia, senza ambiguità combattendo la quale tanti palermitani onesti sono morti.

    Sicilia
  • 3 commenti a “Sui doppi sensi”

    1. Perdonami Ciccio ma non capisco. Secondo me l’ironia non è affatto ambigua. Mi spiego: il senso di una frase ironica è uno solo; semmai la frase di partenza può avere diverse interpretazioni ed è per questo che si utilizza l’ironia, per evidenziare e mettere in chiara luce il senso ironico della frase di partenza. Non so se sono stato spietato. La frase ironica perde il senso originale e acquista un altro senso.
      Comunque, credo che ognuno di noi, quando ironizza sulla mafia ha ben impresso nella propria mente tutti i nomi e i cognomi della gente onesta che è morta nel combattere la mafia.
      Su questo non si scherza né si ironizza.

    2. Certo. L’ambiguità sta nella indecidibilità di quale dei due sensi scegliere: “la libertà è cosa nostra” (nel senso di cosa che ci appartiene) e “la libertà è cosa-nostra” nel senso di mafia. Nella frase non c’è nessun indizio che l’enunciatore, l’emittente, penda per l’una o per l’altra interpretazione! Anzi, ma ciò è secondario rispetto alla prima considerazione, direi che saremmo portati ad attribuire una maggiore riconoscibilità all’espressione “cosa nostra” intesa come mafia, per ovvi motivi di diffusione del “brand”, dell’espressione (dire la libertà è cosa nostra nel senso di “cosa comune” è desueto e viene usato solo negli sketch comici tipo Antonio Albanese…)
      Se poi consideri che questa maglietta è stata regalata a tifosi inglesi, secondo te quale senso coglieranno? 😉

    3. E se fosse un dadaista?

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