Ci sono tre mondi che si incontrano, e si scontrano, durante una grande kermesse: chi la organizza, e concretamente la fa, chi ne è ospite, e si lascia andare a giudizi e opinioni, chi la critica, e ha il dovere etico di sporgersi di là dei detti fronti per guardare avanti, e immaginare, più degli altri, gli sviluppi e le attese. Va anche tenuto in considerazione un menage intermedio le cui sfumature sono labili, e lascio altri al divertimento di dipanare la matassa. Palermo apre le porte, per dirla con un noto riff, alla Biennale di Venezia. Sarà una Biennale veramente palermitana, o ne verrà fuori una versione vicaria della rassegna lagunare? Ancora è presto per dirlo, l’appuntamento è per il 13 ottobre prossimo. Vediamo allora di aprire un’altra porta. I temi generali, individuati da Rinio Bruttomesso (responsabile di questa sezione della Biennale) e dai suoi collaboratori, indagano principalmente la questione del rapporto, non sempre idilliaco, tra le città di mare e il loro mare e, con maggiore attenzione, tra le città e i loro porti. Il tema “Città-Porto” cambia, anche e se si sta attenti, il paradigma a cui siamo stati sinora abituati: città portuali. Evidentemente ci sarà un’accezione differente, degli accenti particolari, delle questioni che le città portuali non sono riuscite a dipanare, e risolvere. Ma, e la domanda spero non sia troppo capziosa, le città-porto che relazione hanno con il corpo e, come si scrisse in un lontano CIAM, con il “cuore delle città”? Continua »
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