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  • Il romanzo sul web

    Ora io non so se ho aperto un vaso di pandora da cui si scatenerà un sabba di minchiate internettiane o se, più probabilmente, rimarrò in attesa di qualche post che non arriva, come uno scrittore rimasto solo in libreria, seduto dietro a una scrivania, in mezzo a due pile di libri da autografare che nessuno è interessato a comprare. L’immagine-incubo di chiunque abbia mai pubblicato un romanzo.
    Il fatto è che da ieri sul mio blog si trova il primo capitolo del nuovo romanzo. Il romanzo che ho cominciato da qualche mese e sto ancora scrivendo. L’idea è quella di offrire il corpo del mio libro in pasto ai lettori e fare una sorta di editing pubblico, sulla scorta delle osservazioni che chiunque lascerà fra i commenti. Non ci sono censure: valgono anche gli insulti.
    Il romanzo si intitola (per il momento) “Cronaca del Matto Affogato”. C’entra il gioco degli scacchi, ma non è fondamentale; piuttosto c’entra Palermo. Il protagonista è, credo, un carattere palermitano dalle molte incarnazioni, il cui prototipo è Cagliostro. L’avventuriero che tende a vivere al di sopra delle sue possibilità. Il primo capitolo è un primissimo piano sui suoi pensieri: si capisce che si trova di fronte a un pubblico e si capisce che quel pubblico si aspetta di vederlo morire in maniera spettacolare. Resta da stabilire come c’è arrivato, fino a quel punto, e come riuscirà a cavarsela.
    Malgrado una certa cattiva fama, se fatto bene l’editing è un lavoro cruciale, per uno scrittore. È il momento in cui lui stesso si rende conto di ciò che ha scritto. Risultato possibile solo se altri occhi, oltre ai suoi, si posano sul mucchietto di parole che ha messo assieme. Riflettendoci, davvero: non so se questa di mettere il romanzo a repentaglio sul web sia una buona idea. Però sul momento mi è parsa originale, e l’ho fatto. Se andrà male sarò sempre in tempo a toglierlo. Staremo a vedere. Anche su questo, si accettano suggerimenti.

    Ospiti
  • 6 commenti a “Il romanzo sul web”

    1. Per quello che le può servire:
      Secondo me ci sono delle belle idee.
      L’episodio della i sul registro mi ha ricordato quando il mio professore di filosofia tentò di interrogarmi.
      Gli risposi che ero impreparato e lui mi mise 1. Protestai vivamente:
      – Ma perché mi mette 1? Di solito gli altri mettono una i nel registro a chi è impreparato.
      Mi rispose: – Totò, qua numeri devo scrivere, non lettere.
      Buon lavoro.

    2. Non ci posso credereeeeee: proprio Lei, Dott.Alajmo su Rosalio! Che emozione! Una fantastica sorpresa…un desiderio più volte espresso e finalmente avverato. E adesso proprio io sono qua a scriverle.
      Non starò qua a fare la lecchina dicendole che lei è uno dei miei scrittori preferiti nè che ho letto tutti i suoi libri (of course!), però mi piacerebbere esprimere il mio parere in merito alla sua idea del romanzo sul web. Chiaro che è solo un modestissimo e personalissimo parere e, se adesso sono un pò preoccupata di esprimerlo, è perchè so già che non è positivo e mi spiacerebbe molto andar contro quella che pur tuttavia riconosco come un’idea originale, innovativa e moderna, peraltro di una persona che come scrittore stimo molto. Premetto che non ho fatto di proposito il download del suo capitolo dal suo blog e credo proprio che non lo farò…piuttosto aspetterò che il libro arrivi in libreria per leggerlo tutto completo.
      Sà, io ho un particolare rapporto con i libri,che definirei anche “fisico”, mi piace toccare la carta, respirare il profumo dell’inchiostro fresco di stampa sfogliandone velocemente le pagine. E ne ho molto rispetto, pur essendo consapevole che sono soltanto oggetti. Ma sono oggetti particolari perchè dentro un libro di Roberto Alajmo io ci trovo i suoi pensieri, le sue sensazioni, il suo modo di vedere, il suo mondo, ci trovo persino pezzettini di lei stesso sparsi qua e la, e questo vale per chiunque scriva un libro.
      L’idea di “darlo in pasto” in anteprima ai lettori snaturerrebe tutto questo e ha ragione lei quando afferma che ciò potrebbe mettere a repentaglio il romanzo.
      Bisogna osare, bisogna credere nelle cose, sicuramente ci sarà chi apprezzerà e chi no, come sempre, ma almeno alla fine quel nuovo romanzo sarà solo e soltanto un suo “prodotto”, senza alcun bisogno di questa implementazione in itinere per aggiustare il tiro.
      Forse sono troppo idealista ed ingenua, avulsa dalle nuove strategie di marketing ma…fino ad ora è andata bene, no?

    3. Buona idea. Credo che esistano vari “blog novel” oltreoceano, il tuo forse è il primo in Italia. A dire il vero ci avevo pensato anche io, poi qualcuno mi ha convinto che uno scrittore famoso mi avrebbe rubato le idee e pubblicate prima di me. Ho esitato. Ho scritto vari appunti, che potevano essere un capitolo, nel mio PC. Un virus l’ha colpito. Ho riformattato il Pc, ho perso il capitolo. Non ho più scritto il romanzo. Amen

    4. Al volissimo.
      Ancora non ho letto il capitolo, ma mi permetto di commentare l’esperimento: molto, molto interessante.
      Certo, faccio facile, non lo sto scrivendo io il romanzo! 🙂
      Ci dia in pasto quello che vuole.
      Buna continuazione: karima

    5. Cari amici, vi ringrazio tutti per l’apprezzamento. Rispondo in particolare a Maria Luisa, di cui capisco le riserve. Il fatto è che il libro sarà il libro, mentre questo è un materiale provvisorio: leggere ora e leggere dopo saranno esperienze del tutto diverse.
      Altre osservazioni?

    6. Da anni carezzo l’idea di continuare, e finire, le cose che ho lasciato a metà e prima di metà. Non mi mancano ulteriori sensazioni, ma i nodi che possano legare gli sfilacciamenti. E così lascio stare, e attendo di scrivere nel momento in cui, per dirla con Jabés, la mia storia gronderà parole da tutte le parti. Le idee, lei lo sa, non appartengono alle storie, le precedono, piuttosto. Le idee, oltre le possibili storie, continuano a fluttuare per cercare l’appiglio giusto, non uno qualsiasi. Chi scrive è solo. Ma chi scrive, lei sa anche questo, ha bisogno di leggere. Ecco, in questo senso, le leggere letture di un blog possono aiutare a sacrificare gli spazi vuoti che qualunque forma di scrittura crea col suo lettore. Per questo non va vanificato il tentativo. Ma la storia che lei sta scrivendo, intanto, si crogiola del suo silenzio da altre parti, negli spazi che le ha riservato. Mi vengono in mente le parti “non finite” di molte periferie urbane: quelle private denunciano la speranza di continuità, quelle pubbliche il disagio dell’abbandono. Per cui, buon lavoro.

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