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  • Nuovomondo

    «Nuovomondo»

    È nelle sale il film di Crialese “Nuovomondo”. Reduce dal successo di Venezia la pellicola è in lizza per concorrere agli Oscar come miglior film straniero. Il film parla del viaggio, simbolico e reale, dell’uomo verso la modernità, verso il cambiamento e di tutte le resistenze che a questo ci possono essere, interne ed esterne (e a ben vedere è un film di attualità).
    Inizia con una scalata, due uomini, contadini, vestiti di stracci e a piedi nudi, scalano una montagna con un sasso in bocca per chiedere un segno, un segno qualsiasi. Si fermano imploranti davanti alla croce ricoperta di pietre e sputano il sasso pieno di sangue, così inizia il racconto.
    La narrazione di questo film ha un registro poetico, non è prosa, cioè non è un testo narrativo ma procede per abbagli e allucinazioni, procede per figure e immagini che evocano e tessono la mitologia che vogliono narrare.

    Il registro poetico, devo dire, è amplificato dall’uso esclusivo della lingua siciliana, lingua – più che dialetto – che con le sue assonanze e i suoi onomatopeismi, le sue cantilene e i suoi intercalare è perfetta per la poesia, per le ballate, per il profumo dei boschi e per le onde del mare e dei capelli delle donne e altrettanto perfetta nel narrare lo spaesamento di fronte agli ascensori e all’ordinamento burocratico del nuovo mondo.

    Un viaggio si diceva, e già il tema è mitico, quando poi c’è un traghetto che deve portare gli eroi dal vecchio mondo al nuovo mondo, si capisce che si richiamano in superficie temi più profondi e si inciampa, così, in territori archetipici e grandi questioni che si inseguono e si rincorrono per tutta la trama.
    Per altro i nodi tematici sono molto bene nascosti fra un procedere che non solo nella poesia ha la sua forma, ma anche in una sorta di gioco di contrapposizioni, di doppi che, sia nei personaggi che negli spunti poetici, creano l’intreccio e la sostanza del viaggio dei protagonisti.
    Il sasso in bocca dell’incipit – per esempio – si scioglie in una meravigliosa scena finale in cui prima i protagonisti, poi anche altri, nuotano voluttuosamente nel latte (e che un po’ ricorda la scena finale dell’altro bellissimo film di Crialese “Respiro”). Ancora alla tradizione rappresentata dalla madre-medica, dalla donna perfettamente unita con il mondo che essa stessa rappresenta, il mondo misterico delle tradizioni e della terra, della nascita e del rito psicomagico e sacrale è contrapposto l’uomo, estraneo a tutto questo, eppure capace di dare impulso alla storia, volitivo e testardo, inconsapevole motore di progresso e di futuro. Le due figure mitiche ovviamente hanno le loro “intermediazioni” le loro vie di mezzo simboliche, nei personaggi dei figli e di Charlotte Gainsbourg “Luce” che se non è vero e proprio amore, è comunque qualcosa che gli somiglia molto da vicino, diciamo facente funzioni di.
    E la contrapposizione si sbroglia nell’intreccio (!), lungo il viaggio si dipana la matassa, la madre compie il ruolo cui è chiamata. Per arrivare al progresso le tradizioni possono accompagnare ma arriva un punto in cui se ne deve avere memoria e basta, passano a qualcosa di diverso, mutano, il più deve essere lasciato indietro, deposto, il potere della madre terra nel nuovo mondo non serve più, sono altre le logiche che lo dominano, sono altri i poteri che lo ordinano. Dove è esclusiva la direzione umana è altrettanto inutile la ritualità arcana pur se è servita per attraversare l’oceano, per accompagnare pur se non scompare, non del tutto, il suo compimento avviene nella trasmissione, attraverso il mezzo orale, al futuro, ai posteri.
    (E detto questo, mi assale un oceano di dubbi sull’oggi).

    Sicilia
  • 8 commenti a “Nuovomondo”

    1. Concordo su tutti i fronti con la tua presentazione del film.
      Un’ottima lettura psicologica del vissuto dei personaggi…davvero bella!

    2. Mi ritrovo anch’io nella tua recensione. E’ un film solo apparentemente semplice, e forse per questo non ho voluto rivederlo una seconda volta… ma rimedierò 🙂

    3. Bella l’idea di rappresentare il viaggio mediante l’unica esperienza dei viaggiatori. Memorabile la scena della partenza, una ferita spaccata in un unico tessuto di individui, nel mezzo del movimento un confine invalicabile fatto di acqua stagnante. Trovo questo film ambiguo e per questo ancora più valido. Non viene imposta alcuna connotazione precisa. Nonostante si rappresentino meridionali in viaggio per NewYork il valore, l’incertezza, le ragioni e la drammaticità del viaggio restano quelle universali di ogni uomo. Allo stesso tempo ,anche se con garbo, viene espresso un giudizio morale sul nuovo mondo “what a modern vision!”.Un nuovo mondo di ordine fatto di rigorose suddivisioni in unità di spazio e tempo. Più che a Ford mi vengono in mente i sempre più numerosi simulacri digitali che ci circondano. Simulacri che non solo creano brutalmente uno strappo, ma che escludono e rendono inutile tutto ciò che non possono rappresentare. Conquistato l’accesso al nuovo mondo i viaggiatori perdono la loro corporeità divengono prima dei volti spaesati ed incerti per poi sfumare in sagome separate e ripetute, fluttuanti in un mare di latte.

    4. a me è sembrato lento, iperrealista (nonostante le enormi potenzialità liriche di immagini come la pioggia di monete e il bagno nel latte…) ed è un peccato per autori come crialese che hanno dimostrato di poter creare bei picchi drammaturgici in un cinema tendenzialmente asfittico come quello italiano.
      visto l’investimento di lavoro in scrittura e produzione, mi sarebbe piaciuto di più un film che osasse ancora di più con la poesia: mi avrebbe fatto affezionare (nel senso puro dell’affetto, come per “il mondo di amelie”) molto di più ai guai di questa gente che parte da una montagna siciliana e attraversa l’oceano.
      insomma, meno visite mediche e più bagni nel latte.

    5. la poesia del film, a mio avviso è inconfutabile…
      per non parlare dell’originalità dello stesso…
      ma i cori unanimi non sono costruttivi…
      ci può stare anche chi non lo trova sufficiente…
      ma l’oscar comunque è nostro…

    6. a proposito di viaggio vi segnalo il nostro primo libro_bis
      ” Scappa ” di Francesco Arleo – lo trovate qui …

      http://www.beatiisecondi.com/libro_dob/index.asp

      chiedo scusa per la pubblicità… Davide Enia mi ha suggerito
      questo sito

      enzo

    7. Film veramente bello, che merita tanto, chi conosce un po’ la storia dei migranti verso “la merica” può apprezzare.

      ( onestamente ci sono rimasto male per come è finito, ma quello è un problema mio che mi sono appassionato alle fiction e quindi mi dispiace non sapere come continuerà la vita di salvatore mancuso di petralia )

    8. Ma come siete complicati con le vostre “critiche”: simulacri digitali.. corporeità.. simboli e mitologia.
      Io ho visto soltanto uomini e donne in attesa. Ho visto quelli che eravamo noi cento anni fa e quelli che da noi oggi arrivano, con i loro sogni pieni di carote giganti, ed invece dei cubi di legno trovano la Bossi-Fini. Che memoria corta quella degli italiani!

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