“All’inglese”
Il dubbio è sempre quello: lasciar parlare coloro che si riempiono la bocca di cattiverie gratuite, prive di senso, incassare e non degnar loro della minima importanza o dirgliene due giusto per non far passare l’equazione del silenzio-assenso? Avrei potuto non scrivere questo post solo per la voglia di non dar ragione a Simon Kuper del Financial Times, il quale sostiene che noi siciliani siamo un pochetto permalosi quando gli altri ci ricordano la “nostra tradizione di violenza”. Invece, state leggendo questo post perché non siamo affatto permalosi. Possiamo prendercela con uno che lega, parlando di coincidenze, la rinascita delle tre squadre siciliane con la cattura di Bernardo Provenzano? Possiamo puntare il dito e urlare in faccia, senza toccarlo, contro uno che scrive che non vuole offendere la Sicilia con stereotipi datati e che ritiene stupido comunque provocare persone in grado di fare offerte “che non si possono rifiutare”? Possiamo noi arrabbiarci con uno che non vede di buon occhio la presenza di Palermo, Catania e Messina in serie A perché si trova d’accordo con un criminologo secondo cui “le convenzioni della vendetta non sono seguite solo dai rozzi contadini siciliani, ma anche dalle squadre di calcio, dai politici, dai critici letterari etc.”? Possiamo non dormire la notte perché “il signor” Kuper ritiene che se la Sicilia può competere, seppure limitatamente al gioco del pallone, tale possibilità è da considerarsi nefasta, è indice di qualcosa che non va? No, non possiamo avercela con lui. E che possiamo fare? Nulla, se non ospitarlo amichevolmente in curva Nord per Palermo-Newcastle, il prossimo 2 Novembre. Almeno, per un’ora e mezzo, eviterà di scrivere.
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