Cu nesci arrinesci
Voi lo sapete che i siciliani sono emigranti: spinti dalla fame hanno girato il mondo, varcato i sette mari e attraversato continenti, hanno lasciato la loro terra, con enormi sacrifici persino riuscendo a spuntarla, a farsi avanti nelle difficili realtà di arrivo.
Insomma, “cu nesci arrinesci” lo avremo sentito ripetere mille volte: chi esce dalla Sicilia, secondo il noto proverbio, può solo migliorare, dato che qui, nella nostra isola, solo arretratezza e stenti.
Liberarsi dagli stereotipi veicolati dal senso comune è, come potete immaginare, però, molto difficile.
Avete presente Massimo Troisi in “Ricomincio da tre” alle prese con il suo viaggio? Per chi lo osservava, in quanto meridionale, egli non poteva essere considerato come un semplice viaggiatore, doveva per forza scappare, doveva per forza partire per non tornare. Non poteva essere altrimenti, tanto che, a nulla valendo le sue proteste, non poté far altro che arrendersi alla pervasività e alla forza dello stereotipo che lo seguiva ovunque andasse: “si si, ha ragione lei, sono un emigrante”.
Ancora oggi, la battaglia di emancipazione dai nostri stereotipi somiglia a una missione impossibile. Da qualche tempo, per esempio, per le strade della nostra città si può vedere la campagna “Il Sud si muove” del ministero dei trasporti. Per comunicare che saranno arrivati dei soldini da spendere per potenziare le nostre infrastrutture, i nostri amministratori hanno messo la foto di un aereo che parte da uno scenario desolato e ancora, in un altro manifesto, una nave che si allontana lentamente dalla costa. Ovvio. A cosa possono servire le infrastrutture in un’isola come la Sicilia se non per andarsene? Il “sud si muove” in questo senso non sarebbe potuto sembrare uno slogan più adeguato.
Ancora, avete letto dell’inaugurazione, prossima ventura, della galleria d’arte moderna nell’ex convento Sant’Anna?
Ecco la buona idea della nostra amministrazione comunale: fare ritornare per una bella serata di gala tutti i palermitani che emigrando “sono riusciti”, che nel loro lavoro ce l’hanno fatta ad emergere fuori dalla loro terra.
In questo modo di nuovo ottenendo l’effetto di legittimare e alimentare il senso comune, ciò che già i nostri nonni sapevano già: che per riuscire bisogna emigrare.
Parola di sindaco e ministro delle infrastrutture.
Sì, va bene. Però c’è anche un altro stereotipo per il quale chi va via è un traditore. La Sicilia è così complicata che se resti o vai via comunque devi essere giudicato.
Giudicato da chi e perché? Sono sempre più convinto che per i siciliani ci vuole una psicoanalisi di massa obbligatoria per legge durata minima cinque anni.
Se resti, significa che ti sei arreso,che dovrai accettare compromessi ed una vita di tristezza che mortificherà il tuo percorso di studi e di vita. Se vai via, significa che ti sei arreso, perchè non hai fatto nulla per cambiare la realtà che ti circondava; che hai preferito “la comodità” di una vita nella Brianza o comunque al Nord del mondo. Insomma,la nostra mentalità schizofrenica vince in ogni caso!
Sottoscrivo l’intervento di Stanton.
Ma il fatto che il discorso di “cu nesci arrinesci” viene fatto proprio e veicolato dalle nostre istituzioni non vi suscita alcunché?
Pinocchio (nome e cognome no?), stai calmo.Ho vissuto in Sicilia fino a qualche anno fa. Ma ci torno spesso. Allora ti dico che potremmo ragionare a lungo sulle categorie di quelli che restano e quelli che vanno via (tra l’altro ti consiglio “Palermo è una cipolla” di Roberto Alajmo che su questo tema ha scritto delle pagine molto interessanti), ma questa sorta di giudizio implicito (e spesso esplicito) accompagna qualsiasi scelta. Giudizio della comunità in cui vivevi. E di quella in cui sei arrivato. Ma tu hai la Verità in mano? Dal tono sembrerebbe di sì.
Che al di là dello stretto si dischiudano orizzonti professionalmente più proficui è fuori discussione…piuttosto che decantare le lodi di chi, partendo, si è trovato a confrontarsi con situaziuoni più favorevoli che ne hanno permesso uno sviluppo e una crescita non indifferente, la nostra cara amministrazione dovrebbe concentrarsi su una analisi approfondita e critica dei fattori che impediscono qui a giovani laureati di talento di emergere…Iniziative del genere, dietro l’ipocrita sentimento di orgoglio di chi vorrebbe sostenere…”avete visto, che siamo bravi noi siciliani”, sembrano suggerire che solo cu nesci, appuntu, arrinesci, e per chi rimane resta la rassegnazione di una vita mediocre di precariato e sufficienza…Per cui mettiamoci il cuore in pace: questo è il rovescio della medaglia di chi privilegia gli affetti, la propria terra, il sole, il mare.
A proposito della diatriba su chi resta/chi parte…ognuno è libero di fare come crede senza per questo sentirsi disertore o fedele patriota…tutto sta a vivere la propria identità senza compiacimento eccessivo ma neanche mortificazione: il siciliano che dopo 15 giorni in padania mi parla il dialetto meneghino…che ci posso fare? Mi fa futtiri i ririri…
@Isola 81. Uno dei fattori che hanno impedito ai giovani talenti di emergere in Sicilia è proprio la “nostra cara ammistrazione”, che è la stessa dal dopoguerra (sinistra e destra, non fa alcuna differenza). Che cosa pretendi da loro? Potrebbero mai intervenire sulle ragioni strutturali della crisi eterna del mezzogiorno senza mettere in discussione loro stessi e l’ethos che li ha prodotti e che loro producono? Dai, Sciascia, diceva: “Non si può correre il rischio che scoppi una rivoluzione”.
Un link vale più di mille parole (o era un bacio? Va be’, in Sicilia il bacio ha la stessa potenza metaforica di questo link, magari con una polarità opposta):
http://www.cuntrastamu.org/wordpress/index.php/?p=178
Infatti…in tono sarcastico era un rimbrotto proprio alla nostra dirigenza politica…sono loro le vere zavorre parassitarie di cui disfarci per intraprendere la strada x lo sviluppo. W la revolucion!
@Isola 8. Loro sono la punta avanzata di un ethos in cui sguazzano tutti. La cabina elettorale è quella che è.
Le istituzioni se ne lavano le mani,ci aiutano ad andare verso lo “sviluppo”,perchè loro non hanno intenzione di impiegare risorse (soldini) nello sviluppo in loco. Che mi dovrebbe suscitare? E’ il minimo che possano fare quello di renderci il viaggio meno difficoltoso. Anzi, se volessero anche aggiungermi un secondo binario tra Palermo e Messina eviterei di spendere miliardi in aereo e prenderei un bel trenino veloce. Questo commento è dettato dalla parte rassegnata del mio cervello (ndr)
C’è da perderci il lume della ragione: è il cane che si morde la coda..e pensare che credevo veramente che le scorse elezioni fossero un’opportunità di cambiamento che non ci saremmo lasciati sfuggire. Invece..
Che l’unico scenario plausibile sia quello di una guerra civile?
Perché no quello di una bomba atomica? Ehhe!
Ah già ….avevo dimenticato i marziani..dell’ufo avvistato ad agrigento che ne dite? Che stiano pensando di colonozzarci per un programma di rieducazione?
Io la vedo così.
Cu nesci arrinesci lo leggo in questa chiave:
Chi esce, ri-esce.
Esce un’altra volta. Una sorta di diaspora eterna. La condanna di un popolo, quello siciliano, eternamente costretto a trovare la terra promessa al di là della trinacria. Trinacria, terra dominata e mai dominante se non nei confronti dei propri abitanti.
Andiamocene tutti in Svizzera!
Basciamolemani.
I luoghi comuni semplificano grossolanamente la complessità delle cose e ci fanno stare tutti un pò meglio. Partire, tornare, cosa è più giusto? Restare e adeguarsi? Parire e arrinesciri? Forse è giusto non dimenticare da dove si viene. Non lo so, so solo che ci vuole coraggio per partire, ci vuole coraggio per restare, e certe volte pure per tornare. Io sono appena tornato, e ora vediamo che succede.
L’ufo magari era l’unico dissidente rimasto. L’emarginazione lo ha portato a mutare le sue sembianze in modo che i pensieri coincidessero con l’aspetto.
E a proposito: Isola81, parli di guerra civile… Sì, forse un giorno vedremo gli ufo contro tutti. Ma li rinchiuderanno subito in un film di serie B.
Felipez, fammi sapere cosa succede. Sono curioso.
Ci ha pensato Spielberg la scorsa stagione: il film è la “guerra dei mondi”.
E comunque a proposito di morti e di emigrati, ricordo con piacevole ironia la frase di un cabarettista di zelig, credo, il quale diceva: partire è un po’ morire ma morire è partire un po’ troppo.
Quante ora all’anno passate a lavoro?
Quante di svago con amici e simili?
Il tempo non si può comprare.
E nemmeno le amicizie.
La prospettiva nella vita non dovrebbe essere solo il lavoro.
Allora stare in un posto significa considerare tutto il pacchetto.
Lavoro, luogo e clima, gente…
Poi se vogliamo migliorare ciò che non va, ok.
Arriniesciri però non è per forza una cosa buona.
Non facciamoci lobotomizzare dal mito americano.
Nicolò La Rocca, secondo me Pinocchio non vuole essere giudicato 🙂 Che abbia la Verità in mano non credo, la sua mano dovrebbe avere dimensioni infinite. La Verità è uno stato dell’essere. Di verità invece ne trovi in giro quante ne vuoi. Sono d’accordo con Isola, ciascuno di noi è libero di fare come crede. Chi perde l’accento siciliano dopo 15 giorni fa ridere. Anche chi non lo perde dopo 30 anni. Dottò, mi vuole spiecare pecché ave trent’anni che abbito amMilano e continuano a dirmi terrone? (fatto accaduto) In Lombardia a me non è mai capitato di sentire dare del traditore a chi andave a lavorare in Cina o in Lussemburgo.
L’intellighienzia siciliana forse dovrebbe interrogarsi su ciò, trascurerei invece il lato amministrativo, non ci sono dittatori che con un colpo di stato hanno preso il potere bensì l’espressione di una volontà popolare, pertanto se la maggioranza vuole i rigassificatori e i termovalorizzatori che fa la minoranza? Attenzione, prima di rispondere considerare che in entrambi i casi trattasi sempre di siciliani che giudicano traditore chi resta e chi va. Non sono del tutto d’accordo con RedTsunami, non tanto per il mito americano (non mi piace) quanto perché una buona qualità del lavoro si riflette sulla qualità dei rapporti sociali. Posso dire con certezza, dato che c’ho vissuto 14 anni, che a Milano tante persone spasimano per fare sempre più denaro e tante altre no, vivono una vita più “normale”. In entrambi i casi e in tutta la gamma intermedia tra i due opposti ci sono (o c’erano) criteri condivisi di efficienza ed efficacia che rendono la vita più semplice. Qui tutto è complicato, da noi stessi.
Giovanni non so se buona qualità del lavoro si rifletta positivamente sui rapporti personali. Per ora, che non sono nemmeno in Italia, non mi pare sia così. Mi pare sia molto di superficie questo riflesso.
Cmq è vero, siamo un popolo che si fa troppe paranoie. E secondo me ce le facciamo solo perchè non abbiamo idea del resto del mondo. Ne sentiamo parlare e guardiamo i film, e ci facciamo i flash che fuori è tutto meglio. Come gli immigrati che sentono parlare dell’Italia o la guardano in tv pensando che qua ci sia “lamerica” (non è errore di scrittura…)
Ho 25 anni, da 3 vivo vicino Venezia.Per lavoro ovviamente! Sono partita dalla mia bella Giurgenti con il cuore a lutto…I primi tempi sono stati orrendi:ogni sera, al telefono con mamma, papà, zia e nonna e piangere. E tutt’ora, quando c’è di mezzo la Sicilia, sono lacrime di dolore. Mi manca. Mi manca il clima mite. Mi manca il bicchiere gratis che ti danno col caffè. Mi manca il pane di grano duro e i panifici aperti pure il mercoledì pomeriggio. Mi mancano le arancine, ù sfinciuni e ì mignolati.Mi manca non poter andare sulla tomba di mia nonna Tanina il giorno dei morti e non trovare il cesto cà frutta mortarana. Mi manca sentire la gente che come me dice: “Scendi la borsa dalla macchina?” o “Dici veeero?”. Mi manca uscire a dicembre solo col cappotto senza maglia di lana,maglione, sciarpa, guanti e cappello, mi manca stendere i vestiti fuori ad asciugare e non nello stendino che sennò l’affacciata si deturpa…e potrei continuare all’infinito…Ma…Vi assicuro che questo dolore che mi porto appresso come mi porto appresso la vescica non mi ha impedito di cominciare a vivere anche qua. Ho tanti amici. Non conoscenti. Amici. In Sicilia ero capo scout (No!Non faccio attraversare la strada alle vecchiette e basta!!!I-P), e lo sono anche qui. Ho due lavori ben retribuiti direi. Mi sono sposata. Ho comprato casa e mi sono abituata ad andare negli uffici e a mettermi in coda. A chiamare il servizio del comune che prende i rifiuti ingombranti da casa e li porta in discarica. Ad avere l’acqua corrente e avedere la squadra di operai del comune che, dopo essere stati avvisati di una buca davanti l’ufficio, con asfalto e cazzola, la coprono…Io continuo a parlare con il mio splendido accento siculo e spero che se un giorno avrò figli anche loro parlino come me…ma se così non dovesse essere Amen!Io niscivu e mi sento di dire ca arriniscivu! Allo stesso tempo vorrei avere in Sicania tutto quello che, da sola, senza l’aiuto di nessun “Galant’uomo”, ho ottenuto qui…
Ma sappiamo tutti che è impossibile!
In quale categoria rientro?
Vado di fretta, magari il discorso lo riprendiamo, voglio dirti Red che la vita è tutta una relazione, ma lo sai meglio di me 🙂 Non è che “ovviamente” qualità nel lavoro comporta qualità nei rapporti. Però c’è un nesso tra l’impegno e la serietà con cui si svolge il proprio lavoro e la serietà ed impegno con cui ci si relaziona. Và, mi piace sto discorso, se ti va lo continuiamo qui o altrove. Scappo, il lavoro mi chiama fuori.
A proposito di migrazione e infrastrutture riporto, citandolo, il teorema del disoccupato di Ficarra e Picone: “Dato un disoccupato, costruitegli un ponte sul catetere dell’ipotenusa e lui se ne va” che si declina anche una legge fisica “Il corpo di un disoccupato riceve una spinta dal basso verso l’alto pari alla lunghezza del ponte!”. E poi a lamentarci che i nostri politici non muovano un dito per diminuire il tasso di disoccupazione in sicilia! Che ingrati!
:-DDDD
Cu nesci arrinesci, è vero. Ma non sempre, per esempio, cu s’a nesci c’arrinesci. Vogliamo aprire un dibattito?
ahahahahahahahahahahahahahahah!Anche a quello però c’è un rimedio (farmaceutico).
Sto a Milano già da alcuni anni…
Faccio un bel lavoro, sono appagato in tutto : interesse per il lavoro ( bello e remunerativo), vita privata e vita sociale
Adoro Palermo, anche con i suoi limiti e difetti… tanti, ma principalmente per i suoi pregi… tantissimi, e ci torno spessissimo , anche due volte al mese
Volevo comunque precisare ed informare i palermitani di non farsi un’idea sbagliata sui palermitani che hanno avuto successo fuori dalla nostra città.
Quest’estate per esempio il Giornale di Sicilia ha pubblicato ogni settimana una biografia di un palermitano che fuori ( tipo a Milano o altrove)è riuscito a farsi un nome ed oggi è nei posti di comando in aziende di importanza strategica nel panorama economico italiano e non.Questi Signori citati dal Giornale di Sicilia avrebbero comunque avuto successo in Sicilia in quanto figli o amici di personaggi potenti che hanno comunque forti legami con il vero potere ( ma quello vero , quello delle forti lobby storiche italiane) vedi politici o forti imprenditori e se fossero rimasti nella nostra terra avrebbero comunque trovato posti di prestigio chi alla Regione, chi al Banco di Sicilia, le nostre solite cose vha….In sintesi volevo dire: se credete in voi stessi, se volete raggiungere i vostri interessi cercateli e trovateli, a Milano come a Palermo, ma non credete al” cu niesciarriniesci “che ha voluto comunicare quest’estate Il mitico Giornale di Sicilia, che compro ogni giorno a Milano per sapere tutto sul nostro stratosferico Palermo.
Ciao
X Giovanni D’Acquisto: allora?
Come è finita?
molti di quelli che non escono sono:
quelli che se “capita una febbre…sono solo?”
quelli che marìa che freddo
quelli che non vogliono crescere
quelli che “basta che ha un colelgamento internet va bene”
quelli che “senza i suoi libri muore”
quelli che C’HANNO UN LAVORO
quelli che BASTA ASPETTARE CEH UNA CONOSCENZA SI TROVA!!!
quelli che basta un 5 euro di papà per una birra alla champagneria
quelli che vivo coi miei e ci sto bene
quelli che scopano solo in macchina
quelli che a 30anni dicono “ma chi io figli? o famiglia???”
quelli che…
per favore…
e vedete che stare fuori è dura… ma non si dice.
è una scelta.
ogniuno sceglie liberamente…MA NON TI LAMENTARE!.
la cosa che mi fa rabbia è magari essere emigrato, farmi un mazzo in un altra città
e magari dopo pochi anni quando rientro per natale trovo tuttti gli sfasciallitti LAGNUSI ‘mpiati a regione!!!
se hai un minimo i ambizione esci e magari ci provi. secondo me è un atto di estremo coraggio perchè per uscire ci vogliono i COSIDDETTI.
Io penso che abbiano i “cosiddetti” anche quelli che restano e cercano di fare qualcosa qui allora. Non mi sembra un argomento dirimente.
non di solo pane vive l’uomo…
ma se non c’è modo di averne neanche un pò!
spero per te che non arriverai mai al punto di farti una delle domande che per ora mi passano per la mente…tipo…
ma io come dò da mangiare a mio figlio? come faccio a fare un figlio? come mi compre casa? come pago un affitto?
cercare di fare qualcosa a palermo…fino a quando non hai esigenze serie.
fino a quando si parla di sogni…
allora va tutto bene…
ma quando si tratta di cercare qualcosa da mettere sotto i denti…
là cominciano i casini…
e caro Toni…cerca di capirmi…
perchè siamo molto più simili di quello che pensi.
Rompo gli indugi e salto a piedi pari dentro Rosalio. Da Palermitano d.o.c. che vive (oggi, domani si vedra’) ad Haiti, ne sento il dovere, oltre che il piacere.
Essendo coinvolto in prima persona, espongo il mio pensiero.
Non credo che conti molto quello che ci si offre e le opportunita’ che piu’ o meno scorrono davanti a noi. Conta piu’ quello che siamo, lo spirito con cui stiamo affrontando la nostra vita. Conta poco l’amministrazione pubblica o la ricchezza del privato. Conta di piu’ cosa realmente vogliamo.
Credo che le persone in gamba saranno sempre capaci di ritagliarsi un presente ed un futuro dove realmente lo vorranno. Preferisci restare all’ombra di Montepellegrino e lottare con tutto quello che non va in casa tua? Liberissimo di farlo. Sai quello che ti aspetta e lo affronti con la (spero) dovuta serenita’. Desideri invece confrontarti con il diverso (inteso come cultura)? Ottimo. Trovi il modo per andare (studi, lavoro professionale, avventura) e ti imbarchi possibilmente senza guardare la scia. Ci sara’ tempo per entrambi di valutare le scelte fatte, ed al limite, di correggerle in corsa.
Vivi che ti passa.
Cordialmente
Giullare
Red sono rientrato con la testa da poche ore, mi riorganizzo le idee, dammi tempo. Mi piacerebbe postare un articolo ad hoc ma sono stanco, dovrei riconnettere 13 anni di esperienze milanesi ed internazionali per distillarne pillole di conoscenza ma il tempo è tiranno, spero di farcela in settimana. Ciao
Littra d’un emigratu sicilianu
Parigi, 1 Jinnaru 2006
Don Tanu scrissi ntô forum dâ lingua Siciliana: “Già chi nudhu ‘avi discursu’ ora nni stu forum, fazzu na dumanna, chi fici ‘n amicu di Siracusa, Armando Carruba, nni nàutru forum: ci voli chiù curaggiu a pàrtiri â stranìa o puru a cummàttiri nta sta terra ca nun ti riala nenti, sulu ‘u suli ca ti quadìa ‘a pedhi?”
Carissimu Don Tanu,
è cu piaciri ca vulissi arrispùnniri a ssa dumanna.
Secunnu mia manca comunqui nàutru curaggiu nna sta lista: chidhu di turnari e `un sulu chidhu di ristari o pàrtiri. Certamenti poi, addipenni dî casi e dî cristiani.
Pi mia ‘un ci vosi tantu curaggiu a pàrtiri, forsi anticchia di ncuscenza. A propòsitu, ‘a Sicilia mi detti tantu, `un pozzu diri ca mi quadiò sulu ‘a pedhi, vû dicu cû cori. Mi detti veri amici, mi detti amuri, mi detti ‘i studi, mi detti ‘a ducazioni, mi detti emozioni e putissi cuntinuari. Anticchia di curaggiu ci voli ora ca pinzavu di turnari ntâ me terra.
N’a’ firriatu cità e società, Nghilterra, Bruxelles, Lussimburgu, ora Parigi, ma ‘a me terra è ‘a me terra. Mi sentu ntigratu nta l`Europa, sacciu parrari 4 lingui, aju amici a tutti ‘i banni, ma a nudhi banni mettu ràdichi.
Jamu ê jorna nostri (quannu sta’ scrivennu) e vi cuntu chidhu ca pi mia è curaggiu pi àutri fudhìa, pi àutri ancora nenti, (picchì a quantu pari ‘i curaggiusi pàrtunu o rèstanu , ..ma ‘un tòrnanu !?!..). Sta stati (2005), lassavu tutti cosi, abbannunavu Brussel e câ me picciotta, ni dicidemu: basta! Ngrizzamu pi ‘n-Sicilia, na sfida cu mia stissu. Forsi ‘un ci criditi, ma ‘u jornu dû viaggiu arrivat`a Milanu, mi telèfunanu di Parigi, e mi propònunu un cuntrattu… a Parigi stissu. “Purtroppu” ‘a sfida Parigi mi tentò e ‘un arrisistivu . Ora sugnu cca a Parigi , però ‘u discursu Sicilia è – comu dìcinu ‘i ngrisi – “on going”.. ci pensu sempri e mi sta’ priparannu…
Sparagnu di scrìviri ‘i discursi ca sintivu, ma nudhu, dicu NUDHU, mi dissi, bravu Giuvanni, torna a casa, ‘a Sicilia avi bisognu di fighii com’a tia… (anchi pi facci farìa). Chidhu ca mi fa rìdiri è ca: si voghiu addifènniri ‘a Sicilia, m`accùsanu ca `un staju ddha e ca vutavu ‘i spadhi; si voghiu turnari, sugnu pazzu e meghiu ca staju unni sugnu.
Onestamenti penzu ca si oggi `un staju ‘n-Sicilia ‘n-chianta stàbili, ‘un è picchì mi scantu ca ‘un c`è nenti a parti ‘u suli, o picchì `un aju curaggiu, ma pi àutri cosi, comu macari sidhu stassi ‘n-Toscana o nta l`Irlanda. Ma sicuramenti voghiu fari quarcosa câ me terra e pâ me terra, fussi sulu chidhu di far`abbìdiri ca ‘u travaghiu, `a qualità dâ vita, etc. va custruitu, va mmintatu, va nzignatu, nun s`avi a aspittari…’u postu o ‘u rialu.
‘U màssimu pi mia fussi arrinèsciri a fari quarcosa ntra ‘a Sicilia e l`Europa, ntra ‘a Sicilia e ‘u munnu: dimostrari ê cristiani fora dâ Sicilia, ca si po custruiri ‘n-Sicilia ed ê cristiani ‘n-Sicilia ca avemu potenzialità e forza a vìnniri, si sulu canciàssimu anticchiedha, si sulu cridìssimu chiossai a sta terra, si sulu valorizzàssimu ‘a nostra lingua e cultura. Pi quantu riguarda l`equazioni nèsciri = truvari na terra ca t`arriala quarcosa (comu s`a Sicilia fussi na taccagna), ebbeni vi pozzu diri c’avìa a veniri a Parigi pi vìdiri un nivedhu di digradu e ‘a puvirtà e vìdiri cristiani chi chiàmanu ajutu pâ fami.. e c`arrispunni ‘u pitittu. Cca ‘u prezzu dî casi e ‘i tassi, su’ peju dî coccodrilla e dî liuna ‘n-Africa . Cca ‘i cristiani sunnu comu ‘i gazzelli africani, chidhi si sùsunu ‘a matina e sannu sulu na cosa: c’ànn’a cùrriri , cùrriri chiù forti ca ponnu e senza firmàrisi, vasinnò ‘u liuni sî mancia.
E si Parigi, ‘a cità dû champagne e dû caviali, è oggi sutt`a l`occhi di tutti pî màchini abbruciati, pâ fami.. immaginàmuni nta l`àutri posti e cità dû munnu, unni ‘i cosi su’ peju, immàginamuni – dicìa ju – comu si stà ddha .
 luci di sti cosi, chidhu ca spirassi ‘u me cori è ca ‘i cristiani ‘n-Sicilia ‘a finìssiru d’aviri mmidia di chidhi ca su’ fora e chidhi ca su’ fora ‘a finìssiru di pinzari â Sicilia comu na cosa ca `un cancia, ca si mori dâ fami, ca `un c`è travaghiu etc. etc. comu si fussi na particularità giogràfica, na cosa connaturata câ Sicilia. Sbrazzàmuni e aggiustamu ‘i cosi. Nuàutri semu l`artìfici dû nostru distinu, nuàutri âmu a nzignari ‘a ducazioni e dari esempiu, nuàutri âmu a jittari fora sti politici ca fètunu, nuàutri âm’a criari occupazioni etc etc etc.
Pi turnari ô discursu dû curaggiu di stari o pàrtiri: semu Siciliani ndipinnentimenti dâ pusizioni unni n’attruvamu. Addifinnemu e truvamu 5 minuti pâ nostra terra, sia ca n’attruvamu a Palermu ca a Parigi o a New York, sia a Carrapipi ca ntôn paisedhu miricanu. ‘U curaggiu ‘un è chidhu di pàrtiri o di ristari, ‘u curaggiu e chidhu di crìdiri e purtari avanti ‘a varca, sia ca semu supra ‘a varca, sia ca travaghiamu ‘n-terra .
Na vota s`arriniscìa si si partìa, o si s`arristava e s`avìa ‘u postu.. oggi si viaggia assai, si gira… oggi sugnu a Parigi e mi manni ‘a mail câ battuta ca gira a Palermu, dumani ju m`attrovu ‘n-Palermu e tu a Lontra e mi manni na mail ngrisi.
Partuti, turnati o risidenti, oggi comu dumani, ju e tu e idhu, nuàutri e vuàutri e idhi, TUTTI âmu a truvari ‘u curaggiu di luttari pâ Sicilia câ stissa ntinzità e picchì no?, cu na stissa lingua: ‘u Sicilianu.
ANimus TUus DOminus,
Lu Curaggiu è lu to Signuri (e ci aghiuncissi ju: nun sulu chidhu d’arristari, pàrtiri o turnari arreri ‘n-Sicilia, ma videmma chidhu di luttari unneghiè tu t’attrovi).
Giuvanni Morreale
Azz. Hai acceso una miccia.
Io sono d’accordo con Giovanni che parla dei palermitani “milanesi” facenti parte di lobby cittadine.
Comunque vorrei sottolineare che anche i napoletani rispondono al detto “cu nesci arrinesci” (io però sono un napoletano trapiantato a Palermo!).
Secondo me il motivo principale sta nel fatto che noi meridionali abbiamo una marcia in più nel risolvere le situazioni più difficili, proprio perché viviamo in un territorio dove vincono scaltrezza e furbizia.
E non è affatto vero che come dice Mr Tamburino “per uscire ci vogliono i coglioni”. E’ per restare che ci vogliono, eccome!
Io prendo me come esempio. Sono stato due anni a Milano. Avevo grandi chance, ma non sopportavo la nebbia, la pioggia e soprattutto il modo di fare dei “polentoni”. Poi… dopo essere stato un po’ a spasso per l’Italia… sono finito qui dove ho messo su famiglia e mi sono inventato un lavoro.
Tante volte ho pensato di lasciare il sud, ma alla fine sono rimasto perché la nostra scommessa dobbiamo giocarcela in casa. Chi resta sa che dovrà combattere in trincea e che se riesce… vincerà su tutti i fronti. Qui ci vogliono davvero i “coglioni”.
E capisco anche Mr tamburino quando parla di “pane da mettere sotto i denti”, perché io adesso sono esattamente in quella situazione, ma non demordo.
COMBATTO. Non arrenderti mai Mr Tamburino. Chi la dura la vince.
Cu nesci rinesci? e ccu nun nesci? ppi rinesciri ci voli furtuna, abilità, canusciri qualcunu (è sempri megghiu) e travagghiari, travagghiari sinu a quannu s’è picciotti e viriti ca si nun s’addiventa Berlusconi, pirchì tutti nun putemu essiri iddi, na pusuzioni unu sa fà.
Si leva ‘a vita ccu nesci fora e… m’haju livatu ‘a vita macari ju ca nun accattai ‘a valigia ppi pàrtiri ‘nte negghi ddo’ nord.
Boni cosi a tutti !
Da palermitana expat anch’io mi sento chiamata in causa.
Ho 29 anni e vivo negli Stati Uniti.
Da quando vivo qua ho potuto: sposami, comprare casa, decidere di avere un figlio (sono in dolce attesa) e tante altre cose che se fossi rimasta a Palermo avrei solo potuto sognare alla mia eta’ (e chissa’ fino a che eta’!).
Penso continuamente alla mia terra, a quello che ho lasciato e a quello che invece ho “trovato”. Palermo mi manca tanto, tantissimo, ma ogni volta che ritorno mi rendo conto che non potrei piu’ viverci. Mi sento come una straniera in patria e vi assicuro che e’ una sensazione del tutto spiacevole.
“Nescere” e’ stata dura, e lo e’ ancora ogni giorno. Spesso mi dico che non ha molto senso vivere all’estero per avere una migliore condizione sociale se poi non puoi condividere con amici e parenti le piccole gioie quotidiane, ma poi penso alla mia bimba che nascera’ presto e so che in Sicilia non potrei offrirle una vita serena come quella che potra’ avere qui.
Trovo che chi considera gli emigrati persone che scelgono la via piu’ semplice rispetto a chi rimane in patria non abbia la minima idea della voragine che si apre nell’anima di chi va via dalla propria terra.
http://popolomigrante.blogspot.com/2010/11/lettera-aperta.html
Le parole di Mel sono anche le mie. Palermitano da 2 anni e mezzo residente in Portogallo. Ho 32 anni, sono single e quindi le mie necessitá e spese sono diverse, ma da quando sono arrivato qui, in questo “povero” Paese (mah?) ho sempre lavorato, ho potutto affittare un appartamentino, grazie a Dio arrivo tranquillamente a fine mese, ho smesso di pensare ai soldi come a un problema (non sono certo ricco, né mai vorrei esserlo credetemni, mi basta non avere grossi pensieri), mi pago la spesa e qualche piccolo lusso al fine-settimana, “e tante altre cose che se fossi rimasta a Palermo avrei solo potuto sognare alla mia etá (e chissa’ fino a che eta’!)”.
Amo il posto dove vivo, sono tranquillo, ma non posso fare a meno di pensare alla mia famiglia e ai miei amici, che sono rimasti, o almeno, a quei pochi che sono rimasti. Penso “alla mia terra, a quello che ho lasciato e a quello che invece ho trovato”. Palermo al copntrario a dire il vero non mi manca tantissimo, “ogni volta che ritorno mi rendo conto che non potrei piu’ viverci, mi sento come una straniero in patria e vi assicuro che e’ una sensazione del tutto spiacevole”, anzi decisamente sgradevole.
Ma vi posso assicurare che ricominciare da zero non é affatto facile, é durissimo, “e lo e’ ancora ogni giorno”. Come se non bastasse, spesso devo soppportare quelli che mi guardano come a un “traditore”, un “disertore”. Citando ancora Mel, “chi considera gli emigrati persone che scelgono la via piu’ semplice rispetto a chi rimane in patria” non ha la minima idea di cosa significa andarsene e lottare ogni giorno per autosostentarsi e mantenere l´indipendenza tanto agognata, nonché rifarsi amici e famiglia. “Spesso mi dico che non ha molto senso vivere all’estero per avere una migliore condizione sociale se poi non puoi condividere con amici e parenti le piccole gioie quotidiane”, ma poi penso a quello che ho ottenuto e mi rendo conto che non avrei potuto raggiungerlo in Sicilia. Questo mi fa soffrire, mi riempie di rammarico e mi lascia un vuoto dentro che so non si potrá mai colmare.
Io sono andata, nel senso che sono partita per l’altro capo del mondo per poter creare un futuro per la mia famiglia. Traditrice nn mi ci sento proprio, anzi amo la mia terra e i miei conterranei ancora di più di prima, ora che sono lontani. e nn credo neanche di essermi arresa o di avere cercato la via più semplice, perchè ci abbiamo provato con tutte le nostre forze a crearci un futuro. Abbiamo aperto una pasticceria qualche anno fa, con tanti sacrifici e nn poche difficoltà(mio marito fa il pasticcere ed è anche un bravo pasticcere), ci siamo sbracciati e speravamo con la nostra piccola impresa di dare un contributo alla società, sono orgogliosa di essere siciliana e sono orgogliosa dei prodotti siciliani che ritengo essere i migliori del mondo, soprattutto i prodotti della terra e quelli artigianali, la nostra pasticceria è rinomata e ricercata in tutto il mondo e invece che ti scopro? che le istituzioni se ne fregano altamente di chi si da da fare per creare ricchezza anzi cercano di spellarti da tutti i lati, oggi con una normativa domani con una legge, come quando una bella mattina il comune di Palermo ha revocato tutti i permessi di scarico nelle fogne per le attività artigianali, con il solo scopo di rimpinguare le casse (e molto probabilmente le loro tasche) come quando la tarsu è stata aumentata del 70% da un anno all’altro. E di esempi così ne ho da scriverci un libro. poi è arrivata la “crisi economica” che sicuramente nn ha aiutato, nn ultimo un magistrato con tanto di scorta ha deciso di venire a stabilirsi proprio nel palazzo accanto alla nostra pasticceria e l’impossibilità di parcheggio ha fatto tutto il resto. Perchè poi scusate, e lasciatemelo dire, siamo un popolo meraviglioso noi siciliani, grandi lavoratori per carità ma “lagnusi” fin nel midollo, se nn posteggiamo davanti la vetrina del negozio che ci interessa neanche scendiamo dalla macchina. Ci siamo visti costretti a chiudere e fatto questo l’unica possibilità di mio marito di lavorare messo in regola senza essere sfruttato e mal pagato era quella di andare via e far conoscere i nostri prodotti altrove, dove sicuramente sono più apprezzati. Quindi nn siamo scappati, siamo semplicemente andati in un posto dove potessero essere riconosciute le nostre potenzialità, e nn abbiamo tradito la nostra patria, è la nostra patria che ci ha traditi.
Ci vuole coraggio per andare, ma anche per restare.
Solo che dopo una vita di essersi rotti la schiena sui libri e averci anche provato a restare, ma non aver stretto che un pugno di mosche, pensi ‘ma chi me lo fa fare?’. Allora cerchi la tua strada in un altro posto e quando l’hai trovata (e non è difficile da un’altra parte!) non c’è proprio motivo di avere rimpianti anche se hai lasciato il posto più bello del mondo, la famiglia d’origine (perchè la tua te la fai dove approdi, avere uno stipendio ti aiuta in questo!) il sole il mare, mazzi e ramurazzi (gli amici ovviamente ce li hai già tutti in giro per il mondo!)…
Quindi perchè restare (o tornare) se in quest’altro posto, adesso, sono felice?
La verità è che chi è andato via dalla Sicilia non sempre lo ha fatto per “arriniesciri”, ma la maggior parte delle volte lo ha fatto solo per poter trovare altrove quello che in Sicilia manca, ossia la normalità. La normalità del poter lavorare se sei capace e non solo se sei amico dell’amico, la normalità di poter garantire ai tuoi figli le stesse possibilità dei figli degli “altri”, la normalità di poter usufruire dei servizi senza andare alla ricerca di una “conoscenza”. Ecco perchè io ho deciso di lasciare la Sicilia e Palermo. Per poter avere una vita normale. E Palermo non mi manca, e non mi mancano i Palermitani che godono della anormalità di Palermo vivendola ogni giorno in maniera anarchica e indisciplinata.