La situazione di questi giorni a Napoli mi tiene in una certa inquietudine, mi ricorda per certi versi la Palermo di qualche anno fa e l’esercito di “Vespri siciliani” per le strade. Mi ha fatto riflettere una frase di Fausto Carioti, caporedattore a Roma per Libero, sulla “situazione Napoli” (il corsivo è mio):
Le formule a effetto. Le sanno inventare tutti, ma bisogna ammettere che i sindaci di sinistra sono i più bravi. Qualche anno fa, ai tempi di Leoluca Orlando, andava di moda la “primavera palermitana”. Tutti i palermitani, all’improvviso, erano diventati nemici della mafia per il semplice fatto di essere andati alle urne a votare in massa per Orlando. Per poi tornare, con la stessa rapidità, inspiegabilmente omertosi, conniventi o collusi quando, con percentuali simili, decisero di votare per Forza Italia e per il centrodestra. Dopo, per un po’, si è parlato di “rinascimento partenopeo”, ovviamente con Antonio Bassolino nei panni di Leonardo da Vinci. Di norma, certe baggianate spuntano fuori dopo un periodo particolarmente difficile, per generare negli elettori l’illusione della svolta. La speranza è che stavolta ci vengano risparmiate. Intediamoci: i politici fanno il loro mestiere quando sparano simili cavolate. La vergogna sono i giornalisti e i sedicenti intellettuali che sgomitano per controfirmarle.
Insomma, a volte per logiche di “putìa” politica il “popolo” viene etichettato come rinsavito o viceversa irredimibile. I giornalisti e gli intellettuali del Sud sbagliano quando vanno dietro a queste logiche, secondo me, mostrandosi asserviti e schiavi di becere risse dentro le urne e sui palchi dei teatrini della politica. La verità è che nel Sud spesso è ancora autunno: ci sbracciamo?
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