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venerdì 20 dic
  • 13 commenti a “Il Sud si muove, secondo Rosalio!”

    1. Ok, ma se parliamo di luoghi comuni dobbiamo analizzarli. Cu niesci, arriniesci. Che significa arriniesciri? Riuscire nel senso proposto da qualcuno di uscire di nuovo? Non per me. Io credo che molto impietosamente i nostri avi ci abbiano lasciato un detto che è insieme monito e provocazione. Come a dire, partite pure ma siete sicuri che ci si realizzi solo fuori? per ognuno di noi la risposta diventa LA SCELTA con ciò che si perde e ciò che si acquista. Per esempio, io invidio chi non ha avuto bisogno di andarsene per capire la grandezza della terra su cui vive. Ma adesso che lo so, mi sto organizzando per tornare. Ci vorrà ancora un po’, ma Palermo è il mio destino, perchè Palermo è le mie radici. Tornando ai cartelloni del ministero, ho poco da aggiungere a quanto tu facevi notare con ottima analisi, che sia aereo, nave treno o camion, vanno tutti verso destra e verso fuori i contorni della foto suggerendo l’uscita e la partenza. Capisco il tuo sgomento di fronte al fatto che siano proprio i nostri amministratori ad avallare certi luoghi comuni, ma io penso che mai, come ogg,i siamo noi comuni cittadini a doverci inventare immagini e concetti alternativi ai luoghi comuni diffusi dal “regime culturale italiano”. Sia che viviamo a Palermo, sia “fuori”, viviamo da palermitani con orgoglio e umiltà. O faremo la fine del tuo cartellone… invasi e occupati da cazzate volanti non identificate. P.S. se poi vogliamo entrare nel merito della questione ti invito ad aprire un post su chi siamo. In cui ognuno assegni un attributo ai palermitani e lo discuta. Potrebbere essere un idea?

    2. >O faremo la fine del tuo cartellone… invasi e
      >occupati da cazzate volanti non identificate.

      Eh a me piaceva! 😛

    3. chi ha detto che è brutto? che giochi in difesa, come tuo cugino? 🙂 🙂

    4. Oh bedda matri, ho un mezzo parente di nome Aziz!

      Però, una cosa, amico del “cuggino”, a me sta retorica delle radici sembra una bufala colossale: se gli uomini avessero radici, sarebbero piante, non pensi 😉

    5. Scusate se dico cavolate a quest’ora, ma anche io sono convinto che la questione delle radici sia piú uno stato mentale ed una questione d’orgoglio. Certo se lo si pone come obbiettivo é un altro discorso. Anche a me piacerebbe tornare a Palermo (e ci proveró un’altra volta), pur sapendo cosa perdo nel tornare e cosa ovviamente ci guadagno, ma neanche si puó stare tutta la vita cercando di realizzare un’impresa (in tutti i sensi 🙂 ) vivendo nel frattempo di “stenti” (ok, nel senso che si fanno piú sacrifici del dovuto). Stare, andare, é solo una questione di “bilanciamenti”, se i sacrifici si bilanciano con le soddisfazioni, allora si sta bene dapertutto.

    6. che vuol dire, e se non le avessero sarebbero sassi? le radici sono il legame con le proprie origini, sono ciò che ci ha fatto crescere fino a maturare l’idea di andare/restare, sono quello a cui ci appelliamo nel momento del bisogno o della paura, sono ciò che vorremmo tagliare quando ci soffocano, e sono anche quello che cerchiamo nei posti in cui ci stanziamo. puoi piantare dove vuoi le tue radici, questo si, ma avranno sempre la forma e la natura del terreno in cui si sono formate. sarà retorica ma appartiene a tutti noi. non mi spiegherei altrimenti come si può creare un dibattito sul nome dell’arancina in ogni angolo del mondo in cui vive un siciliano! 🙂 😉

    7. Se le piante non avessero radici sarebbero sassi, si mi piace 🙂

      Secondo me le identità funzionano come i brand commerciali, sono intercambiabili a seconda delle mode e delle situazioni. Nel senso che non è che tu hai un’identità definita e in funzione dell’identità ti trovi il tuo blog, per esempio rosalio. È, al contrario, c’è un blog e una comunità che fa un certo lavoro identitario e allora chi entra si adegua e prende le parti dell’uno o dell’altro. Funziona così per rosalio, per l’eterna lotta fra apple e microsoft e per lo scontro di civiltà 🙂
      Aziz, so che questa cosa non sarà condivisa dai nostri lettori ma sarà molto difficile smentirmi.
      Il senso dell’identità e delle radici dei siciliani, per me, nello specifico è una perversione: si è mai visto che un fiorentino che va a vivere a macerata per lavoro viene tacciato di essere traditore? Roba da matti 🙂
      Io mi tiro fuori, penso che i nostri politici non dovrebbero farsi veicolo del “cu nesci arrinesci” per la fuga dei cervelli e il conseguente impoverimento economico culturale siciliano, non certo perché giudico moralmente chi se ne va o chi resta. E a proposito: i discorsi sulle arancine portati all’estremo sono evidentenmente noiosi e provinciali!

    8. Temo si faccia confusione tra il livello dell’agire (individuale o sociale) e quello del comunicare, inteso come scambio e arricchimento di conoscenza. Tullio Tentori citando l’Antigone, ha scritto che “…il pensiero è come il vento: soffia, va, getta semi. Germoglieranno.” Io non dimentico che siamo noi, Uomini e Donne, la terra di coltura di quei semi, col nostro agire. Ma se non avessimo radici saremmo noi stessi, semi, in attesa del prossimo vento nuovo e destinati ad ibridarci mostruosamente, come i brand commerciali. Nello specifico, io non sono un fiorentino e per quanto possa guardare e accogliere quella di altri, io devo prima fare i conti con ciò che appartiene alla mia cultura. molti partono non per seguire il luogo comune del “chi nesce, arrinesce”, ma per la subdola e conscia convinzione che lo alimenta: gli altri sono meglio di noi, perché non hanno la mafia e perché hanno il lavoro. Ridicolo e falso come la parola arancinO 😉 🙂 E dalla quale nasce il sentimento del tradimento (delle radici o origini). Noi siamo il risultato di duemilacinquecento anni di cambiamenti socioculturali, dal primo fenicio che vedendola meravigliosa, chiamò Palermo, A-ziz, fino ad oggi, in cui aspetto che un moto d’orgoglio sincero tolga di mezzo il disfattismo, il senso d’inferiorità e quel fatalismo bieco che è servito alla mafia per sedurci e sottometterci e al regime culturale italiano per farci sentire pezzi di mreda. Spero di non apparire retorico o fanatico, è che ci credo e mi accaloro. Sono palermitano, generoso nel bene e nel male, ma sempre ospitale che siano persone o idee diverse. In conclusione, si può vederla dal punto di vista morale, si può osservarla dal lato economico-sociale, la questione rimane il Bene di Palermo o per dirla senza retorica aumentare il senso civico. Anche con un confronto in un blog con forte identità territoriale. 😉

    9. Io rimango sulla mia posizione, ho capito quello che mi vuoi dire ma lo rifiuto 🙂 Nell’eterna lotta fra Antigone e Creonte, lo so che sono in minoranza, mi spiace ma io scelgo Emone e insieme a lui tutti i traditori della storia. Pace, Aziz!

    10. ‘nchia ra camurria…! ora me gghiri a rilieggiri tuttu Sofocle, ca stu Emone un mu ricuordu buonu! Francè, comunque chiamami pure Totò, il cognome è lo stesso di tuo cugino 😉

    11. Totuccio quale piacere ritrovarti qui 🙂
      Cmq, Emone era il figlio di Creonte, uno che piuttosto che andare dietro ai grandi ideali preferiva le buone ragioni della pratica quotidiana. Per questo muore suicida. Proprio come Alex Langer.

    12. anche per me il piacere è grande. grazie per il link, straordinaria la parte in cui ci sono le sue domande.. ne riparleremo, va’ ttravagghiu.

    13. Ti ho letto su novembre aziz, e mi piace molto il cielo che consola la terra.
      Scrivimi però in privato, per questo genere di cose. E’ difficile che io scriva “altro” oltre i post su rosalio, che riesco a leggere ogni tot e puru senza ‘u tempo ca si meriterebbe.
      Ciao, davide

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