Vucciria, omaggio al mercato che muore
(foto di Andrea Ardizzone)
Avevo tre anni quando tutta la primavera del 1943 dovetti trascorrerla tra la casa natale e il rifugio antiaereo più vicino. Dove si poteva solo sperare e pregare che il sibilo degli spezzoni incendiari e delle “dirompenti” si spegnesse il più lontano possibile. E fu perciò inevitabile che, con l’unica certezza di quel traumatico passato, la mia idea di futuro nascesse con “connotati” sicuramente più incerti che per gli altri ragazzini che della guerra non sentirono gli scoppi e i lamenti dei feriti. Continua »
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