Rosanero
e tu, gioia mia, tu che mi chiedevi ancora e ancora perché e per come, tu che pretendevi fiorisse sulle mie labbre aperte in muto sorriso una risposta che desse una spiegazione ai silenzi ai gridi ai lamenti ai giorni rovinati ai miei “oggi ‘un è iurnàta nni virìamu domani”
e tu, gioia mia, tu che indagavi con occhi che trapassavano il mio esser statua di sale, il mio sostare fermo come zitta pietra davanti ai tuoi interrogativi
e tu che ti alzavi eppoi ti risiedevi eppoi mi venivi vicino e dietro l’orecchio in un sospiro tu che mi dicevi spiegalo pure a me
e tu che ancora una volta, l’ennesima, avevi per me tutta la comprensione del mondo, i tuoi occhi aperti come l’abbraccio del mare infinito che da sempre se ne sta davanti a Palermo, i tuoi occhi scuri che allora ottenevano soltanto il suono delle mie mani
il loro movimento continuo eppoi abbandonato
il loro rallentare e tracciare sinfonie tra le dita
le mie mani ed il loro suono: unica risposta possìbbile
t’u giuro gioia mia, t’u giuro vero, non conosco null’altro modo null’altra maniera che possa dirti cosa è
ma per davvero
cosa è
per me
il rosanero
Gioia mia,
tra “sapere” e “spiegare” esiste una drammatica frattura
un vuoto di senso frenato da filo spinato
come posso allora?
come?
come mi è possìbbile dirti cosa significa per me il rosanero? Continua »
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