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domenica 17 nov
  • Grazie Sicilia

    È una giornata no, di quelle che cominciano male perché sei scesa dal letto con il piede sbagliato e che continuano ancora peggio perché non trovi parcheggio, perché la persona con cui hai appuntamento è in ritardo, perché arriva l’imprevisto che non ci voleva, insomma, perché tutto, davvero tutto, gira storto. Sta finendo questa giornata e non vedi l’ora di staccare la spina, hai il desiderio di essere invisibile, di startene un po’ per i fatti tuoi, finalmente sola.
    Una tappa obbligata al supermercato per la spesa. Entri, c’è gente, ma tu sei stata capace, compiendo l’ultimo disumano sforzo, di immergerti in un guscio ovattato, intorno potrebbe succedere qualunque cosa, non è un tuo problema.
    Ce l’hai fatta, hanno funzionato anche le macumbe tese a scongiurare il pericolo di incontrare persone conosciute, sei ad un passo dalla salvezza, in fila alla cassa con la tua spesa. Devi solo dare ancora due risposte, affermative e monosillabiche, alle domande “Ha la tessera?”, “Le do un sacchetto?”, e fare tre gesti, tirare fuori la tessera, pagare e infilare la spesa nel sacchetto; il resto è out. Arriva il tuo turno, si procede secondo previsione, le due domande, le relative risposte, quando, ad un tratto, improvvisamente il sistema va in tilt!
    La cassiera comincia a radiografare ogni cosa e a farti una serie infinita di domande sulla qualità o l’efficacia dei prodotti sul nastro. Hai bisogno di un respiro yoga a pieni polmoni per risponderle, e lei non è felice, continua, vuole fare conversazione e le tue risposte lapidarie non le arrivano come messaggio subliminale di smetterla. La guardi e, con tutta te stessa, vorresti dirle: “Sei una rompiballe”. Lei, però, non capirebbe l’entità del fastidio che ti sta provocando. Provi allora con un: “Sei una rompicoglioni”. No, non è ancora sufficiente, non basta a trasmetterle il concetto che il disturbo è enorme, simile a quello che ti causa una zanzara di notte in un ambiente ristretto. Ecco … sì … ci sei … ora lo sai cosa vorresti dirle: “Sei una SCASSAMINCHIA”. Solo così si rende l’idea, è questa l’espressione giusta, onomatopeica, in grado di esprimere pienamente il tuo fastidio. Grazie Sicilia, per la forza evocativa della tua lingua!

    Sicilia
  • 7 commenti a “Grazie Sicilia”

    1. ah ah ah…. straordinaria!!!

    2. Ciao Albi, le giornate “no” penso che siano una di quelle costanti della vita, che a volte ti danno la possibilità di fare uscire da te “forze” sopite.
      Un liberatorio “Sei una SCASSAMINCHIA” è un’ovvia manifestazione fonetica e semantica di come sei riuscita a concretizzare ed esorcizzare tutto lo spleen della giornata in un “vaffa” espresso nella maniera più efficace e per te in quel momento soddisfacente.
      Quando a scuola studiavo Leopardi, ero sempre poco convinto di questo giovane un pò sfigato che non trovava nulla di meglio che scrivere “sempre caro mi fu quest’ermo colle..”, o dedicare frasi come “Silvia rimembri ancora..”. Diffidavo parecchio di questo giovane che, pur avendo avuto poco dalla vita in termini affettivi, magari preso in giro dalla prima svampita superficiale di turno si abbandonava in un moto di stizza, al massimo in un “oh, natura matrigna”.
      Ricordo che ero così indispettito da questo suo atteggiamento da tappetino nei confronti della vita che, vincendo la mia naturale “lagnusia”, andai fuori programma scolastico e lessi tutti i brani dell’antologia, scritti dal signor Giacomo.
      All’improvviso mentre leggevo “A me stesso” l’epifania: di fronte “l’infinita vanità del tutto” al nostro amico che cosa scappa dalla penna?
      “.. fango è il mondo”!
      Prova ad immaginare Alba la gioia di un sedicenne, abituato a dare del “pezzo di fango” al compagno di classe stronzo.
      Il giorno dopo andai volontario in letteratura esposi la mia tesi su questo ragazzo sfortunato, che per motivi meramente editoriale parlava di “natura matrigna”, ma scrivendo a se stesso, si lasciava andare in un liberatorio “fango è il mondo”.
      Dopo la mia esposizione, la professoressa mi mise 7, ma, prendendomi in giro, mi invitò a non esternare ad altri la mia rilettura della poetica leopordiana, perchè troppo fantasiosa.
      Ricordo che pensai: “Che Scassaminchia!”

    3. Prego, albi. Grazie a te, u Signuri t’u paa. 😉

    4. come al solito favolosa!!

    5. Grandeeeeeeee!
      Hai imparato presto, brava. Dai soddisfazioni…ops!… soddisPazioni!

    6. Ah, Albi, dimenticavo: ok per le arancinE insieme alla festa di compleanno di Rosalio…of course! 🙂

    7. In primis, senza offendere nessuno, dichiaro che sono totalmente gratificata dal commento numero uno!
      Cara Maria Luisa, faccio un’ora alla settimana di lezione di siciliano con Olga, via msn!
      Caro Bulgakov, ho indugiato a replicare perchè cercavo un modo meno evocativo ed eliminatorio della doppia lettura a cui inevitabilmente si pensa, per dire una cosa … ma non l’ho trovato, alzo bandiera bianca, e aggiungo, la parola minchia ti riempie la bocca, ti da soddisfazione nel pronunciarla, di restituisce un senso di appagamento nell’insulto.

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