Dicembre
Mi piace appoggiarti le labbra sulle palpebre, dicevi, eppoi però improvvisa, inattesa non parlavi più ma ti giravi e lasciavi che, in silenzio, dicembre si insinuasse piano tra noi, acqua di mare tra le dita dei piedi, una memoria di sabbia sottile tra ciglia non ancora addolorate, sale sulla bocca e l’offerta della pelle al sole
ma è dicembre adesso
è dicembre per questo nostro mancato aggrappo di corpi
per queste nostre schiene girate
per queste nostre dita disperate che intrecciamo l’uno all’altra
i nostri occhi che cercano disegni nell’umido che cola lungo le pareti di questa piccola stanza in affitto
è dicembre e fa freddo
dita strette a quelle dell’altro come all’aquilone d’infanzia
perderlo nel cielo, un dolore che nessun altro dolore al mondo sarebbe accussì lancinante
tienilo saldamente ‘sto filo sottile del tuo fragile aquilone di carta, gioia mia
non perdermi nel più profondo cielo lontano
ti prego Continua »
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