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sabato 23 nov
  • Rosetta

    Era la prima di otto figli. Parevano fatti con lo stampino, tanto erano precisi! Stessa forma rotonda del viso, stesse lentiggini e tutti nichi di statura. Otto, uno dopo l’altro, da una madre che aveva faticato tutta la vita, tutti i santi giorni, spezzandosi le reni, pure se era sempre incinta; e da un padre che di travagghiu ni vulieva sientiri picca, ma i divertimenti e i fimmini non se li era fatti mancare mai…così Rosetta a scuola non ci andò, si ritirò alla terza elementare (tantu ‘i scuola unni vulieva) e la misero a servizio da certi signurinicaredda idda, aveva imparato presto a portare a casa la pagnotta. Era semplice, Rosetta, senza malizia, si suole dire in questi casi… “mi pari na picciridda ‘i 60 anni” diceva di lei spesso la madre. E idda picciridda forse era rimasta…si era fermata a 7 anni…aveva la stessa ingenuità, lo stesso candore e lo stesso stupore delle cose di un bambino di delle elementari…La stessa risata aperta e schietta di chi non si è mai posto il problema se poteva essere volgare…ma forse quella risata era troppo chiassosa…quello stesso modo di ridere con la bocca aperta, che tante volte aveva fatto vergognare di lei l’ultima delle sue sorelle, quella “studiata” (aveva preso dopo la terza media, un attestato di segretaria d’azienda e come fu e come non fu era pure riuscita ad entrare alla regione, perciò ora si dava arie da donna in carriera). Si vergognava un poco di Rosetta, di questa sua sorella un poco scimunita, senza scuola e pure cammariera…così capitava che si festeggiava un compleanno di un nipote al ristorante e a Rosetta non glielo facevano sapere, perché, mischina, poi ci restava male…E certi pianti che si faceva Rosetta nella sua casetta, sola al buio. Però non si faceva mancare niente: aveva ogni comodità, solo la lavastoviglie non si era comprata mai (tanto, i piatti i l’avutri unni lavu ogni ghiornu?). E faceva provviste di ogni cosa, manco avesse dovuto campare ducent’anni…le trovarono, nell’armadio, più di 50 paia di collant immacolati, di ogni colore, senza usati e maglie di lana, quelle buone…mischina dicevano di lei…e da mischina la trattarono per tutta la vita…Ma lei non se la prendeva mai…Giocava ogni settimana al lotto, sperava che un colpo di fortuna si portasse via una vita di miseria, di robbi ‘da fera e di scarpe scomode, con improbabili zeppe troppo alte per la sua figura esile…ma non vinse mai, mischina e da mischina se ne andò. Era il suo giorno libero, del suo ultimo mese di lavoro, aveva deciso, già gliel’aveva detto alla signura “mi dasse quello che mi spetta, che mi metto in pensione e mi godo la vecchiaia, visto che a gioventù un mi tuccò”…Ma non le toccò nemmeno quella…Era una mattina di sole, un sabato di primavera, andava a trovare una sua amica…ma non si ricordò di quello che mille volte le aveva raccomandato sua madre “quannu scinni dall’autobus, stattenta, non passare mai di dietro”…ma Rosetta non ci pensò…chissà quale fu il suo ultimo pensiero…mischina, dissero tutti, aveva sessantun anni e aveva deciso di mettersi in pensione… Mischina.

    Sicilia
  • 10 commenti a “Rosetta”

    1. … mischina davvero!! 🙁

    2. Quando ho letto il titolo ho pensato al piccolo panino, che mangiavo da piccolo a merenda. Un panino povero senza grosse pretese, che prendeva il sapore di quello che mettevi dentro. Molto sommesso anche nel gusto. Un piccolo panino che si consumava in pochi bocconi. Eppure per quanto apparentemente scialbo ancora è nella mia memoria., come la tua Rosetta lo è nella tua

    3. Sing! E a malierba ‘nvece un mori mai!!!
      Un saluto e complimenti a te Maria per il “pezzo”, anche se un po’ triste di buon mattino. Ma, a volte, questa è la vita!

    4. Cara Maria, prima ho dimenticato di dirti una cosa!
      Non so se ti ricordi di me: il giorno della diretta di Rosalio in radio, mentre leggevi il mio commento e mi salutavi, ti domandavi da dove scrivessi, dato che non sono palermitana…. Comunque….sarda sono! E volevo dirti che il termine “mischino” lo usiamo anche noi, con il medesimo significato…curioso, vero?
      Inoltre ti volevo dire un’altra cosa….la scorsa settimana, quando ti ho vista in cam, ho pensato… ma come è giovanile! 😛 Scherzo ovviamente! Comunque hai anche delle belle unghie (almeno così mi è parso!)
      Un salutone! 🙂

    5. Barbara certo che mi ricordo!!Grazie per le belle unghie…ho la fissazione di avere sempre le mani a posto!E,dettagli estetici a parte,davvero non sapevo che mischina esistesse pure nel dialetto sardo. Un bacio.
      p.s. grazie per il “giovanile”;-)

    6. Vedi, la tua fissazione di avere le mani a posto serve a qualcosa! perchè poi incontri un’altra fissata (che in questo caso sarei io) che se ne accorge e ti fa i complimenti 🙂
      Sul “giovanile”….. mi era piaciuto molto quel tuo post…. mi sa che ormai sono in età anche io… una mico di recente mi ha detto: “Quando smetterai di vestirti come una ragazzina?!”. Secondo te devo preoccuparmi? 😉
      Bacio!!

    7. E finalmente rieccomi qui a commentare “Rosetta”.
      La sua vita non è stata delle migliori,si può dire che è cresciuta troppo presto ma che era ancora una bambina dentro di sè…e secondo me,non gli toccava essere ignorata.”Lasciala stare”,era una pezzente in un certo senso per la sorella in carriera.
      Eppure “mischina” Rosetta se nè stava per conto suo,non chiedeva mai niente dalla vita e dalla gente,visto che la vita da “mischina”gli era toccata,non si poteva lamentare.
      Si sapeva accontentare insomma.
      Era anche una classica famiglia con i classici problemi…e da una parte so cosa voglia dire nonostante la mia piccola e giovane età.
      Comunque cara “Maria”,ti faccio i miei complimenti per l’articolo perchè è veramente favoloso(come avevo già detto precedentemente).
      Ancora complimenti,e un grande bacio.

    8. Mi è piaciuto; mi ha ricordato atmosfere da racconti verghiani…Potresti farne il nucleo per un racconto più esteso.
      Mischino deriva direttamente dall’arabo ‘meschin’ e significa proprio poverino (fatemi fare il linguista della domenica 😉

    9. Per Barbara: preoccuparti? e di che? Certo un poco di autocritica non guasta ma per il resto…chissenefrega!!!Bacio

    10. quella che hai scritto, è la storia di tutti giorni di quelli che non vengono valutati per le loro capacità….una storia molto triste…buone feste!

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