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martedì 19 nov
  • Canto di Natale

    Quasi tutti i barboni di Palermo si chiamano Vincenzo, abbreviato in Vicè. C’è Vicè vogghiufumare di via Archirafi, Vicè del Civico, Vicè di via Briuccia. E c’era una volta Vincenzo, cioè Vicè, che dormiva sulle scale delle Poste di via Roma. Dormiva molto e sognava moltissimo. Quando si svegliava non sapeva più distinguere le immagini d’aria che gli passavano nel cervello da quelle in carne e ossa che gli camminavano davanti. Vicè delle Poste era convinto di essere una donna. Per questo aveva annodato i suoi capelli sporchissimi in una specie di crocchia che, insieme ai lineamenti affilati, gli dava un aspetto da marajà.
    Vicè delle Poste non sopportava dottori e ambulanze. Quando vedeva un camice bianco, scappava. Forse perché l’avevano messo in manicomio da ragazzo e l’avevano curato con l’elettroshock. Così almeno si diceva. Però non bisogna fidarsi troppo, i sussurri della strada sono come erano le immagini nel cervello di Vicè. Impossibile separare la verità dalla fandonia, in una c’è sempre un po’ dell’altra.
    Vicè delle Poste cominciò a stare male. Scatarrava. Sputava per terra chiazze di saliva e di sangue scuro. Ciccio, il medico che collabora con Biagio Conte, cercava di persuaderlo: “Dai, vieni con me in ospedale”. Il barbone si limitava a scuotere la testa. No.
    Una notte, si sentì malissimo. Arrivò l’ambulanza. Vicè delle Poste fece qualche passo fino alla lettiga, ma non se la sentì di salire. Preferiva restare sul marmo della scala. I volontari di Biagio lo vegliarono ogni notte, gli prepararono un letto di fortuna accanto alle colonne dell’ingresso degli uffici postali. Gli portavano da bere. Vennero i carabinieri per controllare quell’assembramento sospetto. Il maresciallo affrontò i primi dieci gradini col piglio del suo collega baffuto che arrestò Pinocchio. Vide la scena e trasalì. Tornò venti minuti dopo con un’aria mesta e una bottiglia d’acqua. Vennero dei ragazzini. Vicè delle Poste si svegliò e li guardò: “Voi siete quelli che mi tiravano pietre – sussurrò – avvicinatevi, non voglio farvi del male”. E li accarezzò piano con le sue dita nere. Lasciate che i fanciulli vengano a me. Dal buio, sbucò un uomo di colore: “Vicè mi ha aiutato quando soffrivo, ecco – disse – ho preso un po’ di frutta per lui”. E posò sul marmo tre mele. Il popolo della notte di Palermo organizzò una continua processione nella casa di marmo e di cielo di Vicè, anche quando lui cominciò a rantolare. Tornò l’ambulanza. Io non c’ero, ma mi hanno raccontato tutto. Mi hanno detto che Vicè delle Poste ebbe finalmente coraggio e superò il terrore dei camici bianchi. Fece qualche altro passo, ma proprio fino in fondo. Si adagiò sulla lettiga. Sorrise alle stelle che lo guardavano curiose. E morì.
    (P.s.: sono le notti più fredde per chi dorme in strada. Una coperta aiuta.)

    Ospiti
  • 12 commenti a “Canto di Natale”

    1. Roberto, non so come riesci a venire a conoscenza di queste meravigliose storie.
      Bellissima ed originale.
      Dopo il tuo racconto mi è venuta una gran voglia di conoscere Vicè. Dopo il tuo racconto…. chissà quante volte io ho incontrato Vicè e il mio sguardo non lo vedeva.
      Chissà……

      Grazie Roby.
      Buon Natale….

    2. Ma porca miseria, hai una maniera di scrivere che mi fa sbavare di invidia.
      Non per altro, ma poi devo sempre asciugare la tastiera, col rischio che si guasti prima o poi! 🙂
      Grazie Roberto, molto poetico.
      Per inciso, noi ci conosciamo. Sul sito di Antonio Moschitta. (io sono AnimaRosaNero, in aperta, corretta e gioiosa polemica con te…)
      Saluti e a auguri

    3. Non avrai mai lo stile di Victor Hugo,
      ma almeno stavolta si capisce di cosa parli e lasci trapelare un pizzico di emozione.

    4. Leggendo questa storia, molto coinvolgente nella sua essenza, mi sovvengono in memoria Sulinu e Luvè, due icone di povertà e degrado morale, esistenti ai tempi della mia primissima giovinezza, due figure che nel loro piccolo esprimevano il simbolo di cos’era un emarginazione di quartiere in un epoca in cui la comunicabilità e l’aggregazione erano così difficili da ritrovare espresse verso i disagiati considerati allora e più di oggi come dei diversi.
      Chissà cosa ne è stato di loro!

    5. Come sempre straordinario …

      Claudio.

    6. Nella generosità e nell’aiuto degli altri sii come un fiume.
      Nella compassione e nella grazia sii come il sole.
      Nel nascondere le mancanze altrui sii come la notte.
      Nell’ira e nella furia sii come la morte.
      Nella modestia e nell’umiltà sii come la terra.
      Nella tolleranza sii come il mare.
      Esisti come sei oppure sii come appari.
      (Mevlana Jalaluddin Rumi)

    7. Vorrei contattare la nipote di Rosa ” Noemi ” e’ possibile???

    8. Grazie dr Puglisi
      Un bell’augurio di Buon Natale a Tutti .
      PErche’ l’umanita’ che e’ in noi si risvegli alla gioia delle cose semplici e della vita.

    9. Dopo tanti articoli di moda e su aperture di prada store,ne leggo uno per il quale non posso che gioire intimamente.
      Un’articolo vissuto,letto sino all’ultima vocale,bevuto…il tuo articolo dimostra che quando qualcosa la si vive dentro,la si soffre,scrivere bene è facile e naturale.
      Scrivi maledettamente bene,e tratti argomenti che toccano i cuori sensibili.
      Da te tanti improvvisati scrittori dovrebbero imparare sul serio,in primis a vivere quello che scrivono e poi l’arte del trascinare dentro la lettura come un maelstrom,già e parlo anche per me.
      Quanto è preziosa una vita! se vedi qualcuno per terra che soffre, non credo che una persona che possa definirsi tale, possa essere capace di differenziare in termini di importanza il dolore di un barbone da quello di un membro della “palermo bene”..è il lato umano che prevale e affascina brutalmente.e tu lo fai scorrere nelle vene nel momento in cui ci si avvicina al tuo articolo.
      Questi sono gli articoli che amo leggere su Rosalio,per questi articoli ho scelto di sbirciare sempre più spesso in queste latitudini.
      Scusa se ti ho dato del tu,ma mi sento molto vicino al tuo modo di vedere determinate cose.

    10. ovviamente non totalizzerai mai i commenti di altri post decisamente frivoli,ma sono sicuro che non te ne importa un fico secco,come a me del resto,si sa,al vino buono,invecchiato in botti di rovere, molti preferiscono la coca cola…

    11. per non dimenticare che altri Vicè vivono in città…

    12. buon natale a tutti i Vice’ del mondo…

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