Lessico natalizio
Anche se le pance sono piene, anche se l’alberello è quasi sul punto di tornare dentro il suo scatolone marroncino da tenere nascosto in garage, anche se i pacchi sono già stati desiderati, scartati, visionati e cambiati, anche se tutto questo è già passato le feste natalizie si concludono praticamente con la masculiata finale di capodanno, quindi dobbiamo resistere ancora un po’. Durante le mangiate e lo “spacchettamento” e soprattutto dentro i negozi presi d’assalto come se regalassero biglietti vincenti della lotteria ho stilato una piccola classifica delle sette frasi più pronunciate e più divertenti che ho ascoltato durante le vacanze natalizie. Al settimo posto della mia personale classifica troviamo, per simpatia, quella del portiere del mio stabile. Franco, signorino sulla quarantina, non si spiega come mai due ragazze “di bona famigghia” come me e la mia coinquilina vivano sole. Mistero a cui lui non riesce a dare una spiegazione logica e così fantasticando sul fatto che potremmo essere due miliardarie in incognito pensa sempre che trascorriamo il nostro tempo scialando nel lusso e così, l’antivigilia di Natale, vedendomi con un borsone che senza ombra di dubbio conteneva semplicemente il mio necessaire per la piscina, dove tra l’altro stavo davvero andando, mi dice: “Che signorina, bellu pàrtire siempre…e dove va ‘stu Natale?”. Lo guardo sorrido e dico “a nuotare.” L’ho confuso ancora di più.
Al sesto posto troviamo una frase pronunciata dentro un negozio di abbigliamento di intimo. In centro ho origliato una conversazione tra commessa e acquirente la quale, sfoggiando un peso corporeo non inferiore agli 87 chili distribuiti in un metro e 53 di altezza diceva, tenendo una micro-guepiere in mano, “lei che dice signoriiiina, mia cugnata è cchiù sicculidda ri mia, chista cci stà?” Sguardo impietoso della commessa che rimedia con un “casomai si può cambiare” altro impareggiabile tormentone che scivola al quinto posto. Al quarto posto si colloca la frase più pronunciata durante i cenoni, e alzi la mano chi non l’ha detta o non l’ha sentita: “Mancio uora che ddoppo le feste diuno!”, accompagnata da una impetuosa cuppinata di sugo salsiccia e cotenna schiaffata nel piattone bianco del servizio buono che, almeno a Natale, si sfoggia. Altra chicca che merita il posto nel gradino più basso del podio l’ha pronunciata mia nonna che, perennemente “sotto fioretto” che implica l’astensione totale dal mangiare dolci (“i biscotti però ‘i pozzu manciari ca ‘un sunnu ruci”), a Natale era finalmente libera da vincoli religiosi. Così mettendo nel piatto una fetta di profitterol e una di cassata dava un morso a uno e un morso all’altra. “Nonna” dico io “ma che fai?”, e lei con sguardo colpevole “Eeeh…’un sacciu comu finire!”
Le frasi capodannesche invece si dividono in due perle da sfilare in qualsiasi momento, quindi approfittate perché oggi scadono. La prima, che merita il secondo posto è “Che fai per capodanno?”, frase che si ramifica in due sottocategorie: quella che si pronuncia perché non avendo idea di come trascorrere il capodanno si spera fino all’ultimo di ottenere un invito per ovunque e quella detta con una punta di sadismo perché, avendo organizzato il proprio capodanno con cura e meticolosità da più di un mese e mezzo, si aspetta che l’altro risponda “Mha…ancora non sapp…” per potersi finalmente sfogare e annunciare al mondo intero che noi, a capodanno, sicuro ci divertiremo da matti:“Ma coooomeeee! Io me ne vado al vegliooone con un saaaccco di amici miei”.
E infine, al primo posto, la mia preferita: “Tanti auguri di buon Natale e se non ci dovessimo vedere…buon anno!” detta possibilmente alla vecchia zia che se non la vai a trovare tu, è molto improbabile poterla incontrare in party mondani, detta al panettiere dove compri il pane ogni giorno che, da sotto il bancone “per sì e per no” si tocca, oppure detta ai lettori del blog che se poi non ci dovessimo vedere passa per augurio fatto.
Mia nonna in questo periodo augura: “Signora mia le auguro una buona fine” pausa drammatica di 5 secondi durante i quali si immaginano nefande disgrazie e poi continua: “e soprattutto buon principio d’anno”
zei zempre troppo zimpatica..
buon anno e tante angurie!
grazie a Dio le feste sono finite..forza e coraggio che fino a S.Valentino non dobbiamo dare conto e ragione a nessuno
🙂