C come corpo
Il corpo dei palermitani è il corpo delle contraddizioni.
Nei palermitani DOC scorgi due tipologie di vis corporale:
il segaligno e il corpulento.
Il primo è così secco da far vedere i muscoli e i nervi, con una faccia scavata dal fumo tirato su dall’immancabile cicca di sigaretta penzolante.
Sono sempre abbronzati, i segaligni, non si sa come, né perché, e si capisce che anche se stessero sottoterra loro sarebbero sempre abbronzati (altra contraddizione).
Il corpulento, il gordo, lo chiamerebbero in Spagna, lo vedi sempre vicino ad un fruttivendolo, o almeno è così che me li immagino io. Nella mia testa il gordo è sempre legato all’odore delle patate bollite, quelle che stanno ammollo da sempre.
I corpulenti però battono in numero i segaligni.
E qui non si capisce.
I corpulenti sembrano essere i più poveri tra le due fazioni e la domanda che mi sono sempre posto è come fanno.
I segaligni me li spiego, non mangiando.
Ma loro i gordi, che dividono con i segaligni la fame antica, sono sempre ben pasciuti, non più allegri, ma sicuramente pasciuti, tanto da non potersi guardare i piedi.
Da piccolo domandavo a mia mamma: “mamma ma i grassi si mangiano i magri?” spiegandomi così di un colpo la minoranza etnica dei sicchi e lei mi rispondeva sempre: “con quelle ossa incatenate tra loro avrebbero poco da mangiare”.
La domanda che pongo a tutti voi allora è: che c’è dentro la pancia dei gordi?
Luigi
Ci capitano certe cose che ci colpiscono… so che questa non è proprio una frase d’effetto per cominciare, ma l’idea di mettere di seguito ben sette parole che cominciavano con la lettera “C” mi divertiva!
Il corpo metafora del tempo.
Dai corpi morbidi della classicità ad oggi la storia è lunga, ma è sull’oggi che mi piace soffermarmi. Corpi che si affollano, che rispettano la fila, che si ammassano sui mezzi, che si sfiorano, che si desiderano; ancora corpi che passano accanto ignorandosi, corpi che si toccano e “chiedono scusa”, corpi intirizziti dal freddo, corpi elegantemente avvolti. Corpi che si agitano in discoteca, corpi che sudano in palestra, corpi che si abbrustoliscono al sole o sotto una lampada abbronzante… dipende. La parola d’ordine è esserci comunque con il corpo, non necessariamente con anima e mente, e dal momento che ci si affanna per esserci tanto vale essere notati. E allora corpi snelli, scattanti, pronti all’uso. Lucidati, tirati, strizzati; corpi parlanti, a volte, ma sempre meno pensanti.
Tratta il tuo corpo come un tempio.
Non ricordo chi l’abbia detto, ma rende l’idea. E il nostro tempio è rimpinzato di cibi chimici, gonfiato nei punti giusti, stressato, ma oleato, profumato, shampato e MAGRO. Sì… il corpo oggi lo si pretende magro,snello, sodo. Chi rientra in questi parametri, e in queste taglie, può trovare posto in società altrimenti… si storce il naso, si fa fatica, non si è del tutto accettati. Ci capitano certe cose che ci colpiscono, come trovarsi nella condizione di inviare una serie di curriculum per la necessità di trovare un posto di lavoro part time che ci permetta di pagare affitto e bolletta e di sentirsi rispondere, anche per andare a fare le pulizie o la commessa in un negozio di generi alimentari, “invii anche una sua foto”. Non c’è scampo, e i bagordi natalizi non aiutano.
Dalla città della moda, Milano, è partita una campagna promossa dai maggiori stilisti e da quanti hanno voluto aderirvi: è un invito a lottare contro l’estetica del magro e bello ad ogni costo. Cacciate le quindicenni, apertura alle taglie 42 e 44 da tempo bandite. È un segnale importante e allarmante allo stesso tempo, che ci deve far riflettere e riprendere ad amare una vita… più morbida.
Deborah
guardo dalla finestra della mia cucina…
ragazzi in strada…e mi chiedo
cosa vedono?
loro vedono la mia immagine
di donna
la mia femminea sagoma
dietro questo vetro
io vedo i loro corpi ma vedo anche me stessa
il vetro di quella finestra è anche uno specchio…
vedo la mia ombra
il riflesso del mio essere
io vedo uno specchio
loro vedono solo la mia immagine danzante
la loro prospettiva è connessa ad una reale visione e percezione corporea
lo specchio vede e riflette me
e ciò che c’è in quella strada.
io vedo i ragazzi
in strada
se io vedessi solo i ragazzi in strada…
ma io vedo anche me stessa
la relazione tra quel mio riflesso
e i ragazzi in strada:
una donna alla finestra
con i capelli raccolti
la bretella del reggiseno
abbracciata alla pelle
del suo braccio sinistro
un matita tra i capelli raccolti
è ciò che vedono.
ma se loro vedessero
le lacrime che rigano
il mio corpo
il bagnato sapore di quella matita
prima sulle mie labbra
il mio flebile corpo
abbandonato
a quello specchio
umido come la nebbia
che hanno negli occhi
se io non vedessi
l’asfalto bagnato
e la pioggia
cornice di quello specchio:
sarei nuda.
e che il corpo costringe a chiedere
cosa siamo
ma non sapremo mai chi siamo
questo mio corpo
mi fa essere donna
mi fa vedere altri
che sono pure
altri
ma sono sempre
riflessi
ombre
sagome
dentro lo specchio
umido
e circolare
come la gravida condizione
come il dolore degli occhi.
é innegabile il fatto che un corpo in forma sia assolutamente piacevole alla vista e non solo, da qui a farne un’ ossessione nella vita, e recentemente anche causa di morte, ce ne passa. Perché non impariamo tutti a rispettarci e accettarci l’un l’altro?