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lunedì 23 dic
  • “Il Gattopardo” è il libro più amato dai palermitani

    È Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa il libro più amato dai palermitani. Il contest lanciato da Libraria nell’ambito della manifestazione Aria di libri culminerà oggi con la lettura del testo vincitore a partire dalle 11:00 alla Biblioteca comunale (piazza Casa Professa, 1).

    Fra i lettori ci saranno gli scrittori Santo Piazzese e Vanessa Ambrosecchio, gli attori Gianfranco Perriera, Gigi Borruso, Maria Cucinotti e Maria Teresa De Sanctis, l’artista Anne Clemence de Grolèe, insieme ai curatori della manifestazione Beatrice Monroy, Salvatore Savoia e Luigi Fabozzi dell’associazione culturale Libr’aria. Darà il via Tommaso Romano, assessore alla cultura del Comune di Palermo.

    Si sono piazzati al secondo e al terzo posto rispettivamente Cent’anni di solitudine di Gabriel Garcia Màrquez e Tre metri sopra il cielo di Federico Moccia.

    Al voto andava incluso un commento, il più arguto dei quali verrà riconosciuto durante la lettura di oggi e riceverà in premio una notte al Grand Hotel et des Palmes.

    Rosalio ha dato il suo contributo attivando un’email per il voto dei palermitani fuorisede.

    Palermo
  • 10 commenti a ““Il Gattopardo” è il libro più amato dai palermitani”

    1. Dei tre libri sul podio io avrei scelto Garcia Marquez.
      Ho riletto il Gattopardo in questo periodo, dopo tanto tempo. Va bene amare la propria letteratura, un pò meno sarebbe l’adesione, dovremmo scrollarci di dosso una buona volta l’irredimibilità e il perenne disincanto.

    2. pensavo fosse ‘I Beati Paoli’ il libro più amato dai palermitani

    3. Io pensavo “Palermo è una carota”.

    4. “Gattopardesca sicilianità”, sorseggiando acqua e anice con la rassegnazione nel volto,continuando ad inebriarsi del profumo dei gelsomini d’Arabia.
      Pathos atavico difficile da estirpare, in un intreccio di sangue che si perde alle origini del tempo.

    5. Il Gattopardo é attuale ancora adesso. I grandi Libri di letteratura non hanno tempo, e forse luogo preciso. Come i testi di Pirandello sono sì contestauliazzati, ma estensibili a chiunque, così credo il Gattopardo.
      Garcia Marquez sarà una preferenza di Giancarlo, personale, ma di tutta la letteratura sudamericana che abbia letto é l’autore che meno ho trovato ‘interiormente perdurante’ (a parte che ho finbito di leggere 100 anni di solitudine, stringendo i denti e facendo grandi sforzi di volontà, vista la noia che mi procurava).Borges, ma anche Amado, li ho trovati, per motivi diversi molto più efficaci.
      Tutti dle Gattopardo si ricordano le cose più note, spesso memoria del Film di Visconti.
      Non si ricordano il cane Bendicò impagliato, alla fine del romanzo, le sorelle rimaste zitelle, ossia la fine di un ciclo, pur nella figura di Tancredi, che era la continuazione di un ciclio nel’adattamento alle nuove esigenze. C’era chi non sapeva adattarsi, e soccombeva, e chi entrava nella storia per guidarla, o cmq farne parte.
      Ci son tante letture, nel Gattopardo, che davvero non sento in Marquez, per dire.

    6. Ovvio che è personale.
      E al Gattopardo non tolgo nulla in quanto a valore letterario, figurarsi.
      Sarà pure la fine di un ciclo (ricordo bene il finale…) ma il mio è un approccio critico all’atteggiamento di adesione al disincanto cosmico.
      Tutto qua.
      Si, Marquez annoia molti, lo so.
      A me piace anche “Amore ai tempi del colera” in specie tratti del finale.
      La trama è spesso incidentale, nelle opere di Marquez: quando termini di leggerlo, io comincio a fare un ragionamento distante e d’insieme di quanto ho letto.

    7. Gusti, Giancarlo. Io non sono riuscita a superare il tedio, onestamente.
      Allora molto più efficace Llosa con Bodas de sangre, come descrizione di un fenomeno umano e locale insieme.
      Quando lo lessi, mi coinvolse moltissimo, per i temi, molto diretti e forti; per il modo, in cui erano scritti ed esposti; per l’esito potenzialmente tragico finale, che si intuiva fin dall’inizio della trama teatrale.
      Hai ragione, abbiamo gusti diversi. Ma il mondo é bello perché é vario, si diceva una volta.

    8. Incidentalmente ogni scrittore incontra la propria categoria di lettori, Giancarlo.
      Ogni scrittore tocca corde di alcuni e non di altri. In questo senso é impossibile stabilire predominanze di qualità o senso, ma forse solo preferenze di stile, verso l’uno o l’altro. A te tocca di più Marquez, a me Borges, per dire.
      a me piace la scrittura sintetica in cui le parole sono limate e ricontrollate fino a fargli assumere il maggior senso possibile nell’economia di un paragrafo. A te probabilmente piace dilungarti e ripetere le cose perché nella ripetizione, secondo te si ribadisce il senso.
      Ognuno emotivamente, credo, in letteratura, trova, istintavamente una sua controparte ideale.

    9. Scusa se non ho risposto prima (è passato un pò di tempo…).
      Si, mi piace pensare che nella letteratura possa esserci una controparte ideale, può darsi sia così.
      Capisco che ci sono gusti diversi, e in quanto a questo, per esempio, mi sono reso conto (parlo di una mia impressione personale…) che è una visione d’insieme di un romanzo che ne da valore e dimensione.
      Per esempio, ho letto recentemente l’immortalità di Kundera, che credimi non è semplicissimo ed è spesso sfuggente. Ebbene è alla fine che comincia a prenderti, e solo all’ultimo puoi avere un quadro di quest’opera. Ho compreso che è un bel libro solo così, effettivamente pazientando un bel pò.
      🙂

    10. il gattopaedo è l’unico romanzo italiano,che può essere paragonato ad i grandi romanzi russi.

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