Piazza Croci, trenta senza lode
Le palme sono ancora qua, davanti ai miei occhi; trent’anni e hanno la stessa altezza di allora; no, non possono essere loro il mio metro del tempo, deve esserci un’altra unità di misura, deve essere in qualche modo misurabile questo tempo che oggi ripassa per piazza Croci.
Piazza strana questa, mai stata lenta, solo veloce, difficilmente attraversabile a piedi, ma un tempo non era così.
Il mio liceo, il Meli, era ancora là, all’angolo opposto, più o meno come le mille vite che dentro vi pulsavano, in cerca della direzione giusta in quel quadrivio di alberi, semafori e fermate di autobus da raggiungere con calma, che di fermarsi ancora non c’era nessuna voglia, ma nemmeno di andare: era un tempo fermo, tutto sommato rituale come le sigarette non godute. Piazza Croci era ancora solo uno spazio da attraversare, là di fianco.
Inizio 1977, 24 Gennaio, viene occupata Lettere a Palermo, la prima in Italia: un ministro aveva da poco emanato un decreto secondo il quale non si poteva ripetere più di una volta l’esame in una stessa materia e noi ancora al Ginnasio preoccupati ed arrabbiati come matricole avvelenate, compimmo il primo pellegrinaggio a viale delle Scienze, una mattina che pioveva come poche volte succedeva a Palermo. Un segno anche quello? Ma sì, tutto da quel preciso istante diventava sfida, fosse anche infradicirsi oltre ogni limite.
Piazza Croci, febbraio, prime manifestazioni, concentramento di tutte le scuole.
Ci si sentiva un po’ i padroni di casa noi del Meli, tempo di un caffè al chiosco di Benito ed eccoci tra la folla rumorosa del corteo; ancora era una festa in quel tardo inverno, fluire tra le vie del centro contro un’ingiustizia sentita tale, lama silenziosa tra pieghe di pensieri semplicemente spontanei, come le assenze di chi aveva deciso di non esserci.
Assemblee, occupazione della scuola, verso la fine di marzo. Il dibattito sì, eccome! Guai a saltarne uno, gruppi di studio, e la più carina che pure da noi era la più cretina, a farci dannare il cuore. Umberto Cantone ad affabulare le ore già allora, le Camel, American stracci, l’Antorcha, e le sorelle del Tribunale, accanto l’uccelleria: si entrava dalla cucina, i tavoli come quelli di nonna in campagna e compagni di pranzo sempre nuovi per sviluppare la Lotta tra uno spezzatino ed il sugo sublime e le inarrivabili, bellissime ragazze delle Ancelle.
Nel mentre nascevano fossati tra vecchi amici, compagni di sempre in tutto, partite al Ficodindia, nel cuore delle Favorita, comprese. Baldo era bravo a parare, si vide di nascosto sette volte La febbre del sabato sera che non voleva saperne di politica e affini, Giampiero e le ragazze come unica fede, Enrico e i Doors e basta, Patrizia Naj Oleari vivente, e tutti gli altri che decidemmo quindi,sarebbero stati soltanto il nostro pubblico, là dall’altro lato della scena.
Bennato al Biondo, troppo care 5000 lire, manifestazione in via Roma di sera tardi. Carica della Polizia, fumogeni e manganelli, corse tra i vicoli della Vucciria e chissà se quel commerciante ancora si ricorda di quando ci nascose tra la frutta e le cassette fasulle.
L’indomani Bennato avrebbe suonato per 500 lire a Giurisprudenza, erano soddisfazioni.
Faceva ancora freddo l’inverno a quei tempi, oggi le palme di piazza Croci mi offrono un’ombra gradevole, mentre aspetto che l’autolavaggio finisca di pulirmi la macchina, e mi convinco che il metro del tempo possono essere forse gli sguardi di chi è stato dentro e fuori da questa piazza che ci ha unito e separato come un parto che non vuole saperne di finire, come gli autobus che lasciavamo andare, come la fine di quei giorni che non ci aspettarono. Quello che posso fare è solo cercare di ricordare anche per loro: Daniela e Piano bar di De Gregori , Fabrizio e le sue piccole disperazioni nascoste nel sivo perenne, Ruggero dai pensieri lunghi e dagli occhiali spessi, Claudia troppo bella per potersene capacitare, Benedetto prima le botte, poi si parla se è il caso, Roberto Dustin Hoffman già più grande di tutti, Gioacchino alla manifestazione con il vespino nuovo a tre marce, acceso, Gianni un fratello, Alfredo che se andò troppo presto, Laura.
L’uomo dell’autolavaggio mi fa un cenno, l’auto è quasi pronta, ho giusto il tempo per un caffè, da Benito.
Tu saresti in grado di riconoscere i tuoi vecchi compagni di scuola?
Chi vivrà vedrà … giusto?
Piccoli particolari, dei gesti familiari e sembra che il tempo non sia passato. Il cartoccio fritto con la ricotta al Bar Marocco, che ti pigliava l’acito già un’ora prima della ricreazione, il sedere di Livia che non ti faceva capire un cavolo di Manzoni, Innuendo dei Queen e le partite a poker durante le ore di autogestione. Basta veramente poco per farci illudere che in fondo non è passato poi tanto tempo.
Le cose piacevoli del passato restano sempre scolpite in un odore, in un colore, in un gesto.
Ti può persino capitare di riconoscere qualcuno semplicemente dall’espressione del suo pensiero, piuttosto che da una frase “rubata”.
Complimenti!
Molto molto molto bello. Veramente. E – hai ragione – anche per chi, come me, la ricorda soprattutto come simbolo di un tragico incidente, piazza Croci resta indimenticabile.
Cambiano gli anni, i luoghi, i nomi,ma…per fortuna/purtroppo…è sempre così!
Quanta nostalgia caro zio Jack!!! Se potesse ti ringrazierebbe anche la facoltà di Lettere per aver ricordato la dignità che non ha più. E mi chiedo: ma quanto vuote vi dobbiamo sembrare noi nuove generazioni estreme solo nelle passioni individuali.. sport, informatica, moda.. Ma non tutto è perduto e la nostalgia è colmata. Noi nati a inizio anni 80 (anno più, anno meno)…quelli che vedono la casa acquistata allora dai nostri genitori valere oggi 20 o 30 volte tanto e che pagheranno la propria fino a 50 anni. Noi non abbiamo fatto la guerra, non abbiamo visto lo sbarco sulla luna, non abbiamo vissuto gli anni del piombo, né abbiamo votato il referendum per l’ aborto e la nostra memoria storica comincia coi mondiali dei 90’. Per non aver vissuto direttamente il ‘68 ci dicono che non abbiamo ideali, mentre ne sappiamo di politica più di quanto credono e più di quanto sapranno mai i nostri fratelli minori e discendenti. Siamo l’ ultima generazione che ha imparato a giocare con le biglie, a saltare la corda, a giocare a lupo, a un-due-tre stella, e allo stesso modo i primi ad aver giocato con i video giochi o ad aver avuto i cartoni animati a colori. Abbiamo indossato i pantaloni a campana, a sigaretta, a zampa di elefante, e con la cucitura storta. Siamo andati a scuola quando il primo novembre era il giorno dei Santi e non halloween, quando ancora si veniva bocciati, siamo stati gli ultimi a fare la Maturità e i pionieri del 3+2. Siamo stati etichettati come Generazione X e abbiamo dovuto sorbirci Visitors e Non è la rai, Twin Peaks e Beverly Hills. Abbiamo pianto per Candy Candy, ci siamo innamorate dei fratelli di Giogie, abbiamo riso con Spank, ballato con Heather Parisi, cantato con Cristina D’Avena e imparato la mitologia greca con Pollon. Siamo la generazione che ha visto Maradona fare campagne contro la droga. Siamo i primi ad essere entrati nel mondo del lavoro come Co.Co.Co e quelli per cui non gli costa niente licenziarci. Abbiamo imparato che cos’è il terrorismo e visto Clinton avere relazioni improprie con la segretaria nella stanza ovale. Quelli della nostra generazione l’ hanno fatta la guerra (Kosovo, Afganistan, Iraq). Abbiamo imparato a programmare un video registratore prima di qualunque altro, abbiamo giocato a Pac Man. Odiamo Bill Gates e credevamo che internet sarebbe stato un mondo libero. Siamo stati l’ ultima generazione ad usare i gettoni del telefono. Ci siamo emozionati con Super man, ET e Alla ricerca dell’ Arca perduta. Siamo la generazione di Crystal Ball (con Crystal Ball ci puoi giocare!!) delle sorprese del Mulino Bianco, dei mattoncini Lego a forma di mattoncini, delle Big Bubbole, dei Puffi ,Holly e Benji, Mimì Ayuara, i Mini-pony, Big Jim e la casa di Barbie di cartone ma con l’ ascensore, la generazione che ancora si chiede se Mila e Schiro alla fine vanno insieme. La generazione che non ricorda l’ Italia campione del mondo nell’ 82 . L’ ultima generazione a vedere il padre caricare il porta pacchi all’ inverosimile per andare in vacanza 15 giorni. L’ ultima generazione degli spinelli. Guardandoci indietro è difficile credere che siamo ancora vivi: viaggiavamo in macchina senza cinture, senza seggiolini speciali e senza air-bag. Facevamo viaggi di 10-12 ore e non soffrivamo di sindrome da classe turista. Le altalene erano di ferro con spigoli vivi e non c’erano i cellulari. Andavamo a scuola carichi di libri e quaderni, tutti in fila con una cartella che raramente aveva la zona per le spalle imbottitita e tanto meno le rotelle. Mangiavamo dolci e bevevamo bibite ma non eravamo obesi. Al limite uno era grasso e fine. Ci attaccavamo alla stessa bottiglia per bere e nessuno ci ha mai infettato, ci trasmettevamo solo i pidocchi a scuola. Non avevamo playstation, nintendo 64, videogiochi, 99 canali televisivi, dolby-surround, cellulari computer e internet però ce la spassavamo tirandoci gavettoni e rotolandoci per terra. Si giocava al gioco della bottiglia e al quello della verità, non in una chat dicendo 😀 😛 .Abbiamo avuto libertà fallimenti successi e responsabilità e abbiamo imparato a crescere con tutto ciò…
Zio ti voglio troppo bene!!!
Rossana,hai dipinto la mia infanzia e quella di tutta la nostra generazione in maniera fedele. Mi hai emozionato e non è facile. Brava.
Salvo e Laura ricordano tutto e ti salutano
Non so, forse potrebbe sfuggirmi il nome,il cognome, ma credo che gran parte del loro modo di essere verrebbe comunque naturalmente in superfice: sì,li riconoscerei i miei vecchi compagni. Bulgakov lo ha detto, ci si riconosce per strade poco frequentate a volte: ci vuol sensibilità ed un pò di c..o; Puglisi , fosse solo per la prima, potrebbe riconoscerne una decina al giorno, riguardo il secondo,ebbene,mi auguro che ne abbia altrettanto.
Per questo è buono ogni tanto vedere l’effetto che fa misurarli questi anni, giusto Maria Luisa?
Rossana,ne abbiamo parlato, e hai avuto ragione.
E quà viene il bello:Salvo e Laura..vi riconoscerei? Grazie dei saluti.
AAA cercasi Chiara Chiaromonte, Chiara ci sei? Batti un colpo e fatti viva. Premesso che l’autore è d’accordo, e che non si viola alcun diritto di privacy, sei stata nominata come concorrente ufficiale del primo gioco a premi “PICCOLI COMMENTATORI CRESCONO. CHI SI NASCONDE DIETRO GIOACCHINO DRAGO? SCOPRI IL NICKNAME COLLEGATO E VINCI UNA BOTTIGLIA DI VINO”
Regole del gioco.
Vietato chiedere a Rosalio, a me, a Bulgakov, a Barbara, che ha avuto la soffiata da Bulgakov, a parenti ed amici del sig. Drago.
Tempo a disposizione una settimana.
Tentativi illimitati ma non da fare a cavolo, insomma vietato sparare nel mucchio, ciascuno ha una sua identità di scrittura, parti da qui.
Magari qualche indizio possiamo anche dartelo. Questa, lo ammetto, è più difficile rispetto all’identità Bulgakov = Mimmo, ma li non si vinceva nulla, qui sì!!!
In bocca al lupo!
Mi autonomino giudice del gioco introducendo un’ulteriore regola in cambio di un aiuto.
Ogni concorrente non potrà scrivere più di un nome … per scoprire il nome?
Beh delle cronache di viaggio riportano che il nostro ospite, prima di avventurarsi per monti, volle sfidare il settimo comandamento
Che ragazzacci!!
Va bene,la bottiglia di vino la metto io, anzi una cena.
Parola di ladro.
………ma come……..organizzate un gioco a premi e io non posso partecipare??!!!!
Comunque, caro *., sono felice di leggerLa anche qua! 😛
Non preoccuparti, Barbara, tu puoi partecipare al secondo gioco a premi di Rosalio SPOSARE BULGAKOV, in premio c’è un viaggio di nozze!!!
Albi stiamo andando off topic…. però ahahahahahaahahahahah che ridere! 😀
Tu e Gioacchino farete da testimoni, ok? 😉
Ecco questo si che che arricchirebbe il mio curriculum di blogger.
Rossana…non è tutta “farina del tuo sacco”. Ciò che hai scritto gira su internet da anni ormai, anche se è esattamente tutto così! 🙂 Non volermene, please!
Perchè dovrebbe volertene? Rossana ha pubblicato un pezzo non arrogandosene certamente il copyright. Io non lo conoscevo, e così altri, e quindi la ringraziano per,in ogni caso, averlo fatto emergere dai fondali di internet, dove a volte le cose sembra che siano di chi conosce il posto: neanche i cacciatori di frodo sono così restii a condividerli.
Wow.. noto con piacere che si è aperto un dibattito sul mio commento.. innanzi tutto grazie a Bookends e un Ciao a tutti quanti!!! Ciò che ho scritto è una rielaborazione fatta da me e una mia carissima amica (Laura che vi saluta) ..con il semplice scopo di lanciare una innocua missiva a difesa della nostra generazione.. mi sono divertita tanto nel farlo e spero voi nel leggerla ..e poi.. “cosa sono le parole se non qualcosa che noi rendiamo vergine?” Maria Luisa, a te l’ onore di trovare il famoso poeta che scrisse questa frase 😉
Tony, ho postato un commento senza il nome obbligatorio, si è perso o puoi recuperarlo ???
Ciao Giuanni
Scrivere un commento a 4 anni di distanza dalla stesura del testo è indice di quanto io sia assolutamente poco omologata alla tecnologia e sigillata in una bolla di ricordi e emozioni che mi sembra debba esplodere.. Non hai perso la magia delle parole, Amcio mio, nemmeno adesso, quando i sogni lasciano ampi spazi al cinismo e all’amarezza. Ma tu non ti arrendi. Noi non ci arrendiamo. Però, devo farti un appunto : io non mi sarò anche capacitata della mia bellezza ( posso morire) ma voi ragazzi allora eravate messi veramente male! Potrei dirti che mi manca quel senso di follia e leggerezza che ha caratterizzato quel periodo della nostra vita, ma non è così perchè io l’ho protetto, custodito e ricercato tra le persone che ho incontrato più avanti negli anni e ho avuto un culo pazzesco nel riconoscerle simili a me. Il tempo mi ha regalato insieme alle prime rughe un senso di libertà che ha definitivamente slatentizzato quella sana follia che mi è rimasta dentro d’allora e di cui vado fiera, e ho compreso, crescendo, che fortuna ho avuto nell’ includere anche te nel mio serraglio d’amore , carissimo Amico mio, a cui voglio, se è possibile, ancora più bene di prima.
Arrivi come un’Olimpiade o un Campionato del Mondo, e non è troppo tardi.
Ti abbraccio, Amica mia.
Ogni volta che rileggo questo pezzo non posso fare a meno di ringraziarti. 🙂
A Claudia Mazzola voglio invece dire che lei è sicuramente uno dei primi visi che ricordo dell’amato liceo. Bella, dolce e misteriosa. Sicuramente non si ricorderà di me, ma poco importa. Un abbraccio glielo mando ugualmente; a lei e a tutti i melini che passeranno di qua.
Bravo Gioacchino, leggo per la 1^ volta questo tuo ritratto topografico (la piazza) e tutto ciò che si porta dietro, attorno e soprattutto dentro. Nel 77 mi affacciavo appena nella nuova dimensione di foetentissima matricula, dopo 5 anni “melini”, 5 anni indelebili, sistematicamente rispolverati in miliardi di occasioni e magicamente riaffiorati nei recenti incontri che saggiamente abbiamo cominciato ad organizzare. Condivido ogni virgola e abbraccio tutti i melini!
Vero è che oggi compio 48 anni e divento ahimè sempre più stolita ma ricordo tutti i visi , tutti i nomi di quegli anni intensi e meravigliosi.
Grazie Gioacchino, grazie Daniela, mi è appena arrivato un raggio di sole, dritto dritto nell’anima, un bacio.
Bravo Gioacchino! melino D.O.C. !
Posso dire con orgoglio …io c’ero ! Bennato,i cortei, il caffè da Benito …
Grazie di questo tuo ricordo.