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giovedì 21 nov
  • D come Denaro

    Possedere i mezzi per possedere. Questo è, ormai, l’essere ricco.
    In questa epoca le merci, come i denari, si sono smaterializzati. E così anche il possedere diviene immateriale e il possidente non sa più neanche cosa possiede.
    E anche a Palermo il denaro sembra tanto importante e “fumoso” che anche chi non ne ha (virtualità del bene) finge di averlo: tanto in tasca, pensa il malcapitato, io e il ricco abbiamo lo stesso Niente al massimo una piccola cartina di plastica.
    Il denaro non ha più peso e così si vedono paffuti posteggiatori chiedere 2 euro per un favore non dato (anch’esso virtuale) e i locali più chic pieni di poveri ma belli che capitalizzano i loro guadagni da call center in drink alla moda sperando che un piccolo impresario teatrale o di partito possa prenderli sotto la loro (virtuale) ala. E i ricchi e i poveri si mescolano non in virtù ma in promiscua vacuità.
    Ma al ritorno a casa ognuno gratta la sua “rogna”: i ricchi, in ghetti luminosi e pieni di sistemi di sicurezza, i poveri nei quartieri meno brillanti con al massimo un cane che abbaia ininterrottamente tutta la notte, come allarme antifurto. Tutti parcheggiano la stessa macchina, tutti e due si spogliano degli stessi abiti, ma la differenza tra ricchi e poveri è nel sistema di allarme.
    La conclusione è infondo anche qui una specie di gioco di parole:
    nell’epoca della virtualizzazione crescente del possesso soltanto i mezzi di sicurezza adoperati per proteggere il denaro lo rendono ancora materiale.

    Luigi

    Come convincere i lettori che il dio Denaro non impera nella società del 2007?
    A Palermo come a Milano, a Tokio o Berlino? Decido di non provarci affatto, di non raccontare che a Milano c’è chi rinuncia a lavori come insegnante o giornalista o cronista o redattore televisivo o quant’altro per andare a lavorare a tempo pieno in un panificio, lo dico con assoluto rispetto verso questo mestiere ma senza tacere la difficoltà che gli orari di un panificio comportano, per 200 euro in più? Allora vi invito solo a fare qualche riflessione. Dal fondo di una metropoli, quella milanese appunto, e di una società spesso malamente dominata dal dio Denaro, emergono spesso e comunque delle voci fuori dal coro che suonano come vere e proprie sirene d’allarme che costringono alla riflessione. Corsi di clownerie, di manipolazione dell’argilla, di volo degli aquiloni, di musicoterapica, di pet therapy; e ancora tecniche di rilassamento, tecniche di respirazione, tecniche di autocontrollo e, per condire, un Proliferare di animali domestici che affollano striminziti appartamenti, spesso costretti a rimanere a lungo da soli purché, al rientro a casa distrutti, ci riservino parte delle loro effusioni consolatorie. Corsi di scrittura, recitazione, pittura e disegno, ricamo e tombolo; massaggi, shiatsu, terapeuti e terapisti, psicomaghi e pranoterapeuti. La società si è ammalata, la corsa al denaro necessario o accessorio ne é in parte colpevole e si cerca in ogni modo, soprattutto spendendone dell’altro, di guarire. Ma a mio avviso, mi si perdoni il termine poco felice; i “peggiori” sono i buddisti. Sciami, anzi orde, di buddisti qui a Milano in sette circoli o chiusi in casa. Ognuno con il suo sacro tempio domestico a recitare preghiere e a ricavarne, ne son certa, grande beneficio ma tutti o quasi tutti infinitamente insistenti nel convincerti a fare altrettanto. “vieni a pregare da me domani, ci conosciamo appena ma vorrei farti incontrare… “. No grazie, domani non posso e temo neanche dopodomani, per il buddismo non sono ancora pronta, scusa è il mio limite… mi sono ritrovata più volte a sostenere una discussione del genere, non me ne vogliano i buddisti sorridano, se possono, davanti all’ironia. Ma invito tutti a riflettere sull’equazione: meno denaro più tempo.

    Deborah

    Lessico sicigliano
  • 2 commenti a “D come Denaro”

    1. Meno denaro più tempo, decisamente. E la Milano che racconti, tecnologia, business, corsi massaggi meditazioni l’ho lasciata proprio per adattarmi al tempo. Qui a Palermo non avrei comunque avuto modo di guadagnare come a Milano, allora mi sono adattato a guadagnare ancora meno pur di gestire con più serenità il mio tempo. Il buddhismo può attendere, ma c’è qualcosa da fare ed il buddhismo non è una terapia. Mmhaah ‘sti milanes 🙂

    2. ti hanno semplicemente proposto di recitare insieme…tu liberamente hai deciso di nn farlo e la tua scelta è stata rispettata, questo è molto importante.
      poi, se la gente si riunisce in casa con l’unico scopo di sostenersi e crescere insieme, per il bene di tutti e tutto…penso sia solo da apprezzare ke tu creda in quello ke fanno o no
      spero ke queste poke righe ti possano far capire ke, alla fine, nn importa la religione o altre differenze culturali l’importante è vivere creando valore
      ciao

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