Riflessioni prima di andare a dormire
Sono le 23:30 in una Milano dove il silenzio della notte sta prendendo il posto dei rumori del traffico. I lavoratori stanno andando a dormire, la notte per gli studenti è appena iniziata.
Io sono una della prima categoria, ma se non sono andata ancora a dormire è perché vorrei scrivere un pensiero. Non voglio che domani mattina mi sia sfuggito.
Stasera ho rivisto per la seconda volta un film che racconta una delle realtà di Palermo di 14 anni fa dal titolo “Alla luce del sole”. La prima volta l’ho visto al cinema, circa un anno e mezzo fa. Mi ricordo perché era il periodo precedente al mio arrivo a Palermo. Nonostante amassi la città, il film mi aveva trasmesso un malessere interiore, credo che voi possiate capirlo di più. Mi era anche venuto un po’ di timore; comprensibile per chi arriva in una città nuova, diversa per codici, stili di vita, modi di fare.
Ricordo ancora come se fosse ieri, quando al cinema, alla fine del film mi alzai per uscire e notai che tutti erano ancora seduti. Erano sconvolti, qualcuno piangeva; mi risedetti per 5 minuti, mi voltai e inizia con discrezione a guardare i volti delle persone. Con mio stupore notai una cosa che solo chi sa vive in una grande città industrializzata nota. I milanesi erano stati colpiti, si erano sensibilizzati di fronte ai problemi che si possono trovare ovunque, questa storia in particolare parlava di Palermo.
I milanesi per una volta non avevano fretta di fare la coda per uscire dal cinema, per non trovare traffico, per vari appuntamenti del dopo serata. No, quella sera hanno dedicato 5 minuti di silenzio di fronte a situazioni gravi e reali.
Stasera ho rivisto il film per la seconda volta. Mi ha suscitato pensieri diversi. Prima di tutto traducevo per chi mi era accanto le parole in dialetto, poi cercavo di riconoscere qualche luogo familiare ma non sono riuscita. La storia che tratta questo film è una realtà che si può trovare ovunque, al nord e al sud in modo indifferente. Soprattutto dove c’è poco lavoro e dove si cercano altre vie per fare soldi. Quello che ha suscitato in me questo film è stata anche un po’ di rabbia. Si perché sono stata, per tutta la durata del film, a spiegare ai miei amici che Palermo ora non è cosi. Palermo è molto più tranquilla di altre città, è una città dove c’è una qualità della vita superiore alla nostra, dove la gente ti sorride e ti ospita come se fossi della famiglia, dove i bambini vanno scuola e non sono in strada a girarsi i pollici.
Mi dispiace che i gravi episodi del vostro passato siano quelli che alla fine ispirano i film, dando un’immagine sbagliata a chi al di sotto di Roma non si è mai spostato.
Buona notte
infatti io, che non avevo mai visto il film, dopo una 15ina di minuti ho spento la tv perchè stavo per tirargli contro il piatto con tutto il carciofo al forno che c’era dentro.
ora, va bene la memoria ecc., ma siamo sicuri che operazioni del genere (e soprattutto, sceneggiature orribili – dialoghi da telenovela sudamericana) facciano bene alla nostra città?
1 – non educhi le nuove generazioni perchè se davanti a una cosa così mi spacco i maroni io che ho 27 anni, fugurati un 12 o 13enne
2 – convinci intimamente i forestieri che palermo sia una specie di bronx depresso e di serie c
::: a quando un film sulla taverna di ballarò e a’ movida paleirmitana??? :::
cu sti firm sulla mafia vi siete portati il cervello, un’ne vuliemo cchiù! miiii
Cara Beatrice,
ho letto con molto interesse le tue “riflessioni” e le ho trovate molto aderenti alla realtà palermitana.Quel malessere che ha trasmesso il film che hai visto mi hanno ricordato le emozioni ed il dolore lancinante che provocarono, non solo in me, la visione di un film, stupendamente recitato da tutti gli attori, che ritengo dipinge più di ogni altro la realtà di chi vive realtà difficili e con poca voglia di un reale cambiamento quale quella siciliana. Quel film è “I cento passi”. Dopo quel film non ho più visto altri film che toccassero questi temi perchè basta leggere i quotidiani locali, parlare ed ascoltare i tuoi concittadini, vivere senza pregiudizi in questa città per capire che magari devi fare qualche passo in più, o in meno, dei 100 che fece Peppino Impastato, ma tutti sanno cos’è che non va in questa città. Quello che molti non sanno o fanno finta di non sapere è come cambiare la tristissima realtà in cui siamo immersi.(Il caso ha voluto che mentre scrivo la Radio Capital trasmette “the times they are changin'”). Che importa se poi Palermo è ultima in tutte le stime e le classifiche di vivibilità d’Italia : il segreto è vivere alla giornata.
A dire la verità ho avuto pure questo senso di rabbia, discutendone con mia moglie e dicendo a me stesso, Palermo adesso è migliorata. Ma il fatto che descrive il film non è successo 30 anni fa, ma pochi anni fa, e purtroppo in certe borgate le sensazioni e le sistuazioni sono simili. Anche io da Palermitano a Roma vivo la situazione comune di dover spiegare agli altri che c’è un’altra Palermo, ma quella è anche Palermo, quindi solo in questo aspetto non condivido la tua frase “Palermo ora non è cosi” perchè purtroppo ciò non è del tutto vero, anche se noi desideriamo ardentemtente il contrario. Ci illudiamo, ma se hai attraversato quelle strade e quelle zone, o come nel mio caso, ci hai vissuto vicino, sai che purtroppo molte cose sono ancora così…
Con tanta tristezza
(…)Palermo è molto più tranquilla di altre città, è una città dove c’è una qualità della vita superiore alla nostra, dove la gente ti sorride e ti ospita come se fossi della famiglia, dove i bambini vanno scuola e non sono in strada a girarsi i pollici.(…). Mi dispiace dirlo, ma forse la tua visione di Palermo non è ancora completa.Sulla qualità della vita si è già detto in abbondanza, la dispersione scolastica è una delle piaghe che affligge la nostra città da sempre; fidati!
si è sicuramente incompleta. in questo post ho evidenziato alcuni lati positivi, dati dalla mia visione ad un anno e mezzo di vissuto Palermitano.Credo, ma non voglio peccare di presunzione, che solo chi ha vissuto in quelle città dove si “vive per lavorare” può fare un bilancio su differenze e modi di vivere di città opposte.
volevo solo fare una precisazione
io difendo Palermo da chi non la conosce personalmente o da chi la conosce solo attraverso i film di mafia.
ha i suoi lati negativi, ma ne ha anche positivi
…E a proposito di film di mafia ne ricordo uno, molto bello e veritiero, di tanti anni fa : Un uomo in ginocchio con Giuliano Gemma e Michele Placido. PS. Palermo è veramente bella, anzi bellissima….. Grazie Beatrice che ce la difendi….:)
Secondo me non è una questione di difendere o meno Palermo. Credo che questo genere di film siano realizzati per descrivere una determinata situazione in un particolare momento. Purtroppo, la condizione di diversi nostri quartieri è, tutto’ora, quella rappresentata da Faenza e non è possibile negarlo. Certo, Palermo è cultura, sole, mare.. ma anche criminalità, dispersione scolastica, disoccupazione. Solo perchè i giudici, per il momento, non vengono fatti saltare per aria, non vuol dire che Palermo sia cambiata.. purtroppo!!
BEATRICE
continua a difendere questa nostra città e grazie.
Ma putroppo non possimao illuderci che quella città non ci sia ,esiste eccome ! Così come esiste una popolazione che è intrisa di cultura mafiosa .
Spero soltanto che possa cambiare.
…………………
Occorre provare a fare qualcosa per cambiarla…….. senza MAI illudersi che questa cultura non esista,sarebbe un GRAVE errore.
ciao
pequod
p.s. il mio non è pessimismo ma triste ma combattiva consapevolezza .
qualcuno mi sa spegare perchè DA 15 ANNI a questa parte continuano a fare film su palermo e sulla sicilia seguendo soltanto il filone trito e ritrito delle carneficine (è tra un po’ ci sarà anche la fincion sui corleonesi… :X]? bieche finalità di botteghino che francamente hanno parecchio stancato e che continuano a soffocare la sicilia di clichè pre confezionati a tavolino, a distanza di parecchi lustri. PUNTO SECONDO: CHE MOTIVO C’ERA DI INSERIRE LA RACCAPRICCIANTE SCENA DEI POVERI GATTI DATI IN PASTO [MALEDETTI!!] AI CANI, non pensano minimamente lorsignori della produzione che potrebbero innescarsi pericolosi fenomeni di emulazione da parte della gentaglia (alla stregua un po’ di quel che è succcesso con le scritte contro la polizia apparse in ogni dove, dopo che se ne è data notizia in tv). SAREBBE PIU GIUSTO ONORORARE LA FIGURA DI PADRE PUGLISI IN ALTRO MODO, TROPPO FACILE FINANZIARE PRODUZIONI TELEVISIVE E DISIMPEGNARSI PER TUTTO IL RESTO. il campetto a brancaccio, giusto per fare un esempio, l’ha dovuto fare l’adidas!!
e ora veniamo al bello di palermo :). alicudi e filicudi che si stagliano all’orizzonte dal balcone di casa mia all’addaura (foto di questa mattina; digicam: una semi penosa fuji 4.1 megapixels). http://img375.imageshack.us/img375/4299/alicudifilicudidacasazd7.jpg
(piu a ovest ci sarebbe anche ustica ma non sono riuscito a prenedrele tutte e 3 insieme)
oupsss, spelling mistake: “è tra un po’ ci sarà anche la fincion sui corleonesi” i meant to say: “fincTion”
Sto scrivendo mentre in tv trasmettono “L’ultimo dei corleonesi”.Mettiamola così: si salva solo la musica xchè è di Morricone. La lingua che gli attori utilizzano è un triste parodia del nostro palermitano/siciliano, tristi personaggi da operetta di infimo ordine. Invece il film di Faenza l’ho trovato stupendo, commovente. Zingaretti è riuscito, con misura, a rilasciarci una idea di Padre Puglisi non mitica, come in genere si fa con i nostri “eroi” caduti per mafia, ma vera: un uomo che non voleva fare l’eroe, ma mettere in atto il suo vangelo: dare speranza, svegliare le coscienze, alzare la testa per pretendere i più elementari diritti.
Anche se sono passati anni dal suo assassinio, Palermo è cambiata veramente poco. Io sono stata costretta dalla fame ad andare via pr un’anonima città del Nord, dove ho trovato un modesto lavoro. Che città è mai questa questa quando caccia via i suoi figli, quando non c’è possibilità di lavoro, quando non c’è possibilità di crescere e di fare, se non raccogliendo briciole qua e là?
Intervengo sull’onda delle ottimistiche riflessioni di Beatrice.
Ogni mattina mi reco al lavoro, caparbiamente, tenacemente e irreversibilmente, in bici, indosso le cuffiette Mp3 e attraverso il cuore nero di Brancaccio. Primo passaggio a livello chiuso. Sosta di pochi minuti. Scendo dalla bici. L’mp3 riproduce una colonna sonora random. Lo sguardo si muove lentamente, apparentemente indifferente. Osservo chi in macchina irrequieto e sguardo truce, chi col ciclomotore “truccato” smanioso di passare prepotentemente anche con la barra chiusa, chi ha aperto un’attività commerciale che durerà solo qualche giorno.
La fila si allunga, la mia colonna sonora sovrastata dal rombo dei numerosissimi ciclomotori, alcuni smarmittati, altri con targhe manomesse. La mia espressione è certamente più cupa. Madri accompagnano figli, dal destino preformattato, a scuola, quella che lasceranno forse domani. Ecco il treno. Si alzano le sbarre. E’ un zigzagare incrociato di mezzi che sobbalzano, i più giovani sfrecciano.
I caschi sono a casa poggiati. Riesco a stare inizialmente coi primi. Vantaggi della bici. Mi passano tutti. Gli auricolari sono soltanto una inutile extension e procedo in leggera salita verso Via San Ciro. L’attraversamento che più mi turba. Le case non nascondono. Per i bassi si intravede. Cani pisciano sulla soglia del vicino, cataste di legname in attesa del falò di S.Giuseppe, bici di picciuttieddi sbucano pericolosamente davanti a me. Mi ritengo fortunato. Procedo mi avvicino ai luoghi di Padre Puglisi. Una traversa ancora mi preoccupa prima di arrivare. E’ quella che spunta da Vi Azzolino Hazon. Il palazzone grigio che si è visto in televisione su Anno zero. Noto alla cronaca cittadina perchè la metà o più dei suoi inquilini ha visto la fama crescergli per via dei fotoritratti sul Giornale di Sicilia. Passo accanto al Centro Padre Puglisi. Capisco che è un altro mondo forse più vicino al nostro. Ricordo poi spesso le parole di Rita Borsellino che ricorda le pietre scagliate dalle saracinesche contro il corteo che sfilava in ricordo di Padre Pino. E’ fatta. Poche pedalate e giungo. Mi rendo conto che non c’è mai serenità in questo attraversamento. La musica ritorna gradualmente a suonare nelle orecchie. Non ho più voglia di pensare. Vado a lavorare.
Segnalo un’ interessantissima graphic novel palermitana il cui titolo è Brancaccio, in questi giorni nelle librerie, degli ottimi Stassi e Di Gregorio. Lo consiglio sopratutto a te Beatrice, che stai lontana dal cuore nero e che hai un cuore bianco troppo bianco.
ottima segnalazione (Brancaccio-Stassi Digregorio)),credo che spesso il fumetto sappia rendere meglio di tanti libri.
quanto alla fiction di ieri sera sui corleonesi ,”da vomito”.
mah!!!
ciao Pequod
A me il film non è piaciuto. Mi aveva impressionato a prima botta, la seconda volta mi è sembrato furbetto e stantio. E poi don Pino Puglisi non aveva la muscolatura di Zingaretti. E’ inevitabile che i film di denuncia siano parziali (una pellicola che racconti, per esempio, i massacri degli americani un po’ dovunque dovrò trascurare i tanti americani buoni e ignari). Ma a Palermo esiste una gelosia deteriore. Come se solo gli autoctoni possedessero il codice per tradurre e narrare i fatti nostri. E’ un errore.
Ciao Bea,
è difficile guardare alle diversità senza avere pregiudizzi,e la sicilia è per tutti terra di mafia e di inlegalità.A chi vuoi che interessi un film sulla Palermo reale con i suoi difetti, che sono tanti ma anche con i suoi preggi, che non sono pochi…..è più comodo stereotipare il siculo basso con i baffi coppola e lupara….anche se in realtà è alto biondo, normanno direi.
E’ però anche vero che il siciliano si sente il sale della terra è va sempre orgoglioso anche quando non può. Allora facciamo così, porta i tuoi amici in sicilia se puoi durante il festival di Mondello…..;-) e alla domanda se la mafia esiste puoi sempre rispondere, certo, se esiste l’antimafia! .Baci Edo
Vivo a Roma da qualche anno per inseguire un sogno di carriera che probabilmente non arriverà mai visto che tutto il mondo è paese (a Palermo come a Roma se non qualcuno che ti spinge non arrivi da nessuna parte). Spesso mi chiedo: c’è voluto più coraggio a mollare affetti, amici e parenti per una città sconoscita o ce ne sarebbe voluto ancor di più per rimanere visto che le classifiche di vivibilità riportano da sempre Palermo fra le ultime 10 posizioni? Poi invece sono il primo a sponsorizzare la Sicilia come luogo di vacanze, ho convinto chissa quanta gente a visitare la nostra amata terra e l’ho fatto perchè sono convinto che Palermo e la Sicilia tutta sia il posto migliore per trascorrer il tempo libero. Mare, sole, gente accogliente, ottimo cibo, prezzi ancora abordabili, criminalità da strada praticamente assente rispetto a metropoli come Roma e Milano (e più facile che ti scippino alla stazione di Roma che a quella di Palermo). La soddisfazione è ascoltare i commenti positivi delle persone che tornano dalle vacanze. Il problema in città come Palermo, e questo vale per tutte grandi le città del sud (Catania, Napoli, Bari, Reggio Calabria)è vivere la quotidianità . Città in cui bisogna arrangiarsi perchè anche i servizi più ovvi (lavoro, acqua, sanità, servizi pubblici, ecc.) vengono negati sistematicamente alla popolazione da una classe dirigente mafioso/politica che opprime volontariamente il popolo per mantenere il controllo. Mi viene in mente una frase del film in questione in cui uno dei capi mafia rivolgendosi a Don Pino dice che le famiglie di brancaccio vengono mantenute dalla mafia e non lo stato. Grazie, dopo che gli hai tolto tutto appena gli dai una sbriciola vieni visto come il benefattore.
Quanto per anni vivi fuori e poi torni a casa anche per pochi giorni ti accorgi quante cose ti sono state negate nel passato e quanto ne vengono ancora negate alle persone che continuano a vivere a Palermo.
Un saluto.
Giuseppe.
AVEVO FATTO CENNO ALLA FICTION VERAMENTE, ma VERAMENTE BRUTTA SUGLI ASSASSINI DI CORLEONE E NAVIGANDO TROVO QUESTO ARTICOLO( pubblicità: dal sito http://www.isolapossibile.it) A PROPOSITO:
Operazione culturale di scellerata mistificazione.
– 15 febbraio 2007
Bene, ora siamo arrivati all’operazione “umanizzazione della mafia”. Ho appena visto il “capolavoro” di certo Alberto Negrin, trasmesso su Rai 1: “gli ultimi corleonesi”, e sono ancora sotto choc. Anche se fin dalle prime sequenze si poteva prevedere il taglio dato al film, ho voluto stoicamente arrivare fino alla fine per vedere, come diceva Totò, “fin dove volevano arrivare”. Purtroppo non c’è niente da ridere, il fatto è piuttosto grave. Già, l’utilizzo di un linguaggio filmico romanzato per fatti reali tuttora impressi nell’immaginario collettivo con la sola giusta valenza di criminale efferatezza, costituisce un azzardo rischiosissimo nonché presuntuoso; se poi il risultato è quello di una volgare mistificazione da fotoromanzo, l’operazione mostra tutta la sua cattiva fede. E tutto questo viene avallato dalla tv pubblica, in prima serata, sullo stesso canale dove i films tratti dai libri di Andrea Camilleri mostrano invece, quando presenti, i personaggi di mafia in tutta la loro pochezza. Nel prodotto di Negrin si parte addirittura con la chicca dei giovanissimi Totò Rina e Bernardo Provenzano impegnati nei gloriosi eventi della “occupazione delle terre” a fianco dei contadini socialisti guidati dai segretari delle Camere del Lavoro, come Placido Rizzotto, poi trucidati dalla mafia. Con un salto di 360° ritroviamo poi gli stessi, che firmano un patto di sangue con il Luciano Liggio impegnato in una cruenta ascesa irrefrenabile con l’eliminazione sistematica di tutti, avversari e comprimari, a base di agguati spettacolari e sparatorie da gangsters americani. Ma quello che più colpisce è il punto di vista con cui vengono narrate le gesta dei mafiosi: più da eroi incompresi, con la loro umanità nei rapporti affettivi e con le difficoltà che la caccia delle forze dell’ordine procura loro, che da volgari criminali e spietati assassini. Anche lo spessore culturale dei mafiosi è del tutto irreale e millantato rispetto a ciò che si conosce e che si è appreso dalle cronache. Rina e Provenzano rischiano di diventare quasi simpatici nella caricatura di violenti sì, ma con problematiche e ragionamenti da “uomini d’affari”, costretti a difendersi dagli altri mafiosi che insidiano il loro potere. Anche le “eliminazioni” dei magistrati come Falcone e Borsellino, sono viste come necessarie per la salvaguardia degli interessi dei protagonisti, che in alcune scene giustificano il loro operato per “un pezzo di pane e per campare la famiglia”. Nessun accenno ai movimenti di lotta alla mafia, popolari e politici, presenti e contemporanei alle vicende narrate, così come l’accenno alla contiguità politica, impersonata da Vito Ciancimino, il sindaco del “sacco edilizio di Palermo” è del tutto irrisoria e fumettistica. Questo film è un vero oltraggio a tutti coloro che sono caduti nel corso della dura lotta alla mafia e a tutti coloro che tuttora si battono, in prima fila i giovani che smascherando tutti i tentativi più o meno legittimi di dipingere con indulgenza ammaliante i vari Padrini, hanno preso coscienza della squallida figura del criminale mafioso, qualsiasi sia il livello d’importanza. Chi ha visto questo film ed è cosciente del fine mistificatorio non può restare in silenzio, mi chiedo dove sono i vari intellettuali sempre pronti ad aprire dibattiti sul sesso degli angeli, ma difficilmente in prima fila quando si tratta d’impegnare la propria faccia in pericolosi distinguo. Possibile che non si capisca che queste operazioni, rivolte ad un pubblico già incantato da reality, fiction e quiz vari, finiscono per essere funzionali ad abbassare il livello di coscienza delle nuove generazioni, confondendo loro le idee e spingendole ad un disinteresse per i problemi gravissimi della nostra società, malgrado che sempre di più raffigurino uno scenario del mondo futuro denso di drammi ambientali e sociali, di cui la Mafia è una componente onnipresente? Mi piacerebbe che qualcuno mi risponda, sia per confermare la mia indignazione o per darmi del paranoico visionario.
gianluigi redaelli 15-02.-07
pequod
Assolutamente d’accordo con te sulla mistificazione narrativa appena prodotta da questa assolutamente pietosa quanto inutile fiction della RAI.
La qualità artistica è gia stata commentata abbondantemente aggiungo solo che con power point si sarebbe fatto di meglio.
Storia di due covi, nessuna fiction è stata fatta sul covo di Riina. LA STORIA del covo di Totò Riina è uno di quei misteri italiani dove i confini sbiadiscono, si confondono. La racconta: “Seppi da mio fratello che lì dentro c’erano documenti che, se trovati, avrebbero fatto saltare in aria lo Stato”.
Per saperne di più c’è il link di Marco Travaglio: http://www.media.rai.it/mpmedia/0,,RaiDue-Annozero^11352,00.html
vita…
Alla luce delle tue riflessioni,molto profonde e sentite,vorreisolo aggiungere una cosa, e cioè difar sensibilizare un po tutti gli autori di queste fiction e film vari di produrre e far vedere almeno una volta l’altra Palermo e quindi Sicilia, che tu hai già in parte vissuto,quella Sicilia piena di vita,di posti meravigliosi ,a volte poco sfruttati dalle miriadi di leggi,a mio parere anti turismo,di giovani che si fanno in quattro per lavorare,anche se di quest’ultimo aimè c’è nè proprio pochino,…insomma una Sicilia e Palermo che fa voglia di svilupparsi e crescere……………………………………….BACI
P.S. Continua ala prossima