Febbraio
Accussì i tue mani riprendono a lavorare il legno. Odore di acquaragia. Punge come spina. Mentre tu pialli, scartavetri, levighi e vernici. In silenzio e senza tradire emozione alcuna. Una pietra sei.
Mentre l’eco delle tue parole, signor Febbraio, mi vibra ancora dentro.
Hai detto due minuti fa: “si muore una volta sola”.
Minchia verità.
Eri in piedi, le mani chiuse, gli indici liberi e puntati su verso il cielo.
Una preghiera.
Poi, senza guardarmi, le tue mani riprendono il lavoro interrotto.
Da due minuti quindi c’è solo silenzio, ammirato e stupefatto.
È vero, si muore una volta sola.
Il flusso dei miei pensieri, rincorsa confusa di cavalli scossi, è interrotto da una provvidenziale visione.
Una cornicetta nera sul muro dietro le tue spalle, con dentro una immagine tridimensionale di gesùcristo che, se la guardi di sbieco, ti regala uno stupefacente occhiolino. È assurdo, ma gesùcristo che strizzulìa l’occhio pare essere l’unica forma di vita ccà rìntra ‘a tua putìa: ci sono io, ed io sono immobile; poi ci sei tu, signor Febbraio, e tu mi ricordi in tutto e per tutto un sasso.
Poi però riprendi a parlare, senza guardarmi mai, e confermi in maniera inattesa ma precisa la mia sensazione. E chìsto mi fa sorridere. È un balsamo per l’orgoglio insertàrci sulle persone. Continua »
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