E anche questo Carnevale sta per finire… Tiro un sospiro di sollievo, perché è una festa che mi è sempre piaciuta poco. Col senno di poi men che meno. Ho iniziato a nutrire seria antipatia per il Carnevale quando ho capito di avere subìto una sorta di trauma infantile. Sissignori ora vengo e mi spiego.
Essendo stata bimba negli anni ’70, ho attraversato molti carnevali, diciamo trentasei. Tali anni possono essere divisi in fasi ben distinte:
1) LA FASE DELL’INNOCENZA
Dal primo anno di età fino ai 10 anni: iniziai bene, per la verità, con un vestitino di cappuccetto rosso che era un amore. Certo, a quell’età tutti belli eravamo. Poi iniziò l’epoca della fatina: bellissimo pure questo, ho vaghi ricordi di me che batto i piedi per averlo, mi piaceva talmente tanto che non esitai ad indossarlo per tre anni di seguito. L’unico inconveniente fu che, crescendo (all’epoca ancora allungavo…bei tempi), l’abito mi stava di anno in anno più corto, con le maniche a tre quarti e i bottoni dietro che non si chiudevano, finché un giorno tira di qua e tira di là non si spardò del tutto e fu sostituto da un vestito dal nome affascinante ARCOBALENO. Era l’epoca, per noi bambine degli abiti fruscianti, dai nomi ermetici: RAGGIO DI LUNA, VENTO D’ORIENTE, BREZZA D’AUTUNNO. Una mia compagna un po’ in carne e molto alta per avere solo 9 anni (e perciò crudelmente soprannominata DAMIGIANA) venne a scuola infagottata in una specie di abito millestrati azzurro e rosa dal nome quanto mai accattivante: PRINCIPESSA DEI SOGNI. Degli incubi forse (i suoi). Era talmente convinta che quando un mio compagno l’apostrofò dicendole “Talè! Ti vististi ‘i dama?” lei rispose gongolante “No, principessa dei sogni” e lui “Sempre dama sei! Dami-giana vistuta ‘i carnevali!”, pianse per tutto il giorno e si scordò pure di mangiare, perseguitata da crudeli ulteriori battute, come solo sanno essere quelle dei ragazzini… “Picchi chianci? Bella stai vistuta ‘i MONTE CUCCIO”. Pure io mi sentivo tutta, vestita da ARCOBALENO. Tale abito, costato nel ’77 la bellezza di trentamilalire, era così composto: corpetto argentato e sotto mille volant di tulle colorati. A completare il tutto un bel cerchio rigido sull’orlo, una parrucca bionda con tuppo e boccoli. Ma la cosa più bella era il trucco, perché solo a Carnevale ci si poteva truccare e allora ecco le mamme sbizzarrirsi: ci sono delle foto che mi ritraggono all’età di 8 o 9 anni, intrusciata in quel vestito ma soprattutto truccata come una battona!!! Ombretto azzurro cielo, fard rosa, rossetto rosso e, dulcis in fundo, un vezzoso neo disegnato con la matita. Che io mi portavo appresso a scuola per disegnarmi altri nei: due, tre, quattro. C’è una foto in cui sembro Bruno Vespa. Anzi Bruno Vespa con la parrucca bionda e truccato da battona. Continua »
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