Cronache di liberty #3
Mi chiedo se leggere episodi del passato possa servire per capire meglio cosa succede adesso.
Questo è quello che si dice e in effetti, spulciare alcuni vecchi episodi, consente quantomeno di farsi qualche domanda.
Cronache di liberty forse è un titolo sofisticato, ma neanche tanto.
Il liberty è stato un periodo in cui a Palermo si produceva. Non solo arte e cultura ma anche economia, impresa, opere pubbliche (Teatro Massimo per esempio) certo ha avuto le sue pecche, è crollato fin troppo presto (colpito da fattori interni ed esterni), ma qualcosa ha lasciato.
Ha lasciato l’immagine di una città che si dava da fare: una città in cui un gruppo di persone credeva fortemente che si potesse cambiare e faceva delle cose, apriva delle industrie, trasferiva capitali, si riuniva in circoli per la promozione delle arti e dell’economia.
Ho partecipato a un documentario che andrà in onda sul programma di Minoli, “La grande storia”, questo mi ha dato modo di riflettere su un paio di cose. Tipo il fatto che esisteva un sistema nella Palermo di fine Ottocento per cui l’arte entrava in dialogo con le istituzioni e l’economia e produceva, non solo a livello economico ma anche di novità (i prodotti dei Florio ma anche dei Ducrot) di uomini (Basile) di idee (la Targa Florio) di situazioni (l’Esposizione).
(La frase successiva potrebbe essere: “Oggi è così?” La risposta potrebbe essere: “No”.)
L’Italia di fine Ottocento, quella delle grandi città si dava da fare per innestare dei meccanismi espositivi e di promozione del proprio territorio con l’organizzazione di Esposizioni Internazionali, alcune, come quella di Milano e Torino, sono rimaste nella storia, altre come quella di Venezia (la Biennale, la cui prima edizione risale al 1895) sono attive tutt’oggi e la storia l’hanno fatta.
Grazie anche al lavoro di queste Esposizioni internazionali si creava una circuitazione che non era solo promozionale o turistica ma anche economica, le arti esposte, venivano acquistate magari da una – appena fondata – Galleria Civica (a Roma si fece l’Esposizione Nazionale nel 1883, due anni prima avevano fondato la Galleria Comunale) e piano piano si creavano le condizioni affinchè ogni città avesse la sua promozione artistica, la sua galleria civica, mettendo in moto anche il mercato dell’arte.
Il punto fondamentale è che le Esposizioni erano conseguenze di un’economia e di uno scambio fra arte, istituzioni e industria che esisteva e produceva, anche a Palermo pur con le sue crepe e con le sue particolarità.
Non si facevano le esposizioni e basta, non si facevano nemmeno le Grandi Esposizioni dicendo che in questo modo si faceva ripartire l’economia e chiamando a dirigerle un grosso esperto da fuori. Si facevano le Esposizioni con le forze produttive locali investendo su di esse perché potessero produrre meglio e trovare una loro collocazione all’interno del mercato nazionale (e internazionale).
(Non si era nemmeno pensato di fare un’Esposizione di promozione del territorio palermitano solo per i palermitani).
A Palermo sorse nel 1863 la Promotrice delle belle arti per il dialogo fra arte e istituzioni e nel 1864 il Casino delle Arti per il dialogo fra industria e arte. Furono i genitori del Circolo Artistico che, sorto nel 1882, riuniva il fior fiore dell’intelligenza panormita (e per intelligenza si vuole intendere artisti, industriali, uomini di potere illuminati che cercavano di darsi da fare) tra cui i Florio, Ernesto Basile ecc.
Il Circolo propose di fare anche a Palermo un’Esposizione Nazionale, istituzioni, artisti e industrie alla fine si misero d’accordo e anche se non proprio in un momento florido per la nazione tutta, la macchina partì (1891-92):
“La terra del sole è diventata la terra del lavoro. Dopo la Toscana ch’ebbe il vanto di riunire per la prima volta gli italiani dell’arte e dell’industria, dopo la Lombardia che seguì colla splendida Esposizione del 1881, dopo il meraviglioso trionfo di Torino che seppe aggiungervi la nota simpatica o patriottica nel 1884 – è venuta la volta della bella isola cullata dal mare azzurro, che a buon diritto volle mostrare la propria importanza nella vita economica della patria”.
Così si apre la prima dispensa dell’Esposizione editata da Sonzogno (costo 15 cent.).
Mi piacerebbe raccontarvi del fatto che c’erano industrie siciliane come la Fonderia Oretea dei Florio che al tempo dell’esposizione impiegava circa 900 addetti, che gli inglesi e i francesi investivano qui, che l’appena sorta NGI (Navigazione Generale Italiana dei Florio e Rubattino) faceva gli sconti per chi voleva venire a vedere l’Esposizione a Palermo, che a Ernesto Basile (anche se era giovane!!!) venne commissionato il progetto per la realizzazione dei padiglioni dell’Esposizione.
L’Esposizione non fu un successo, espresse le contraddizioni socio-culturali dell’Isola e la sua fragile macchina economica. Ma fu qualcosa, e di questi tempi quel “qualcosa” potrebbe bastare forse a farci diventare per un attimo malinconici narratori di liberty passate.
Cara Cristina, non penso che la nostalgia di quello che non è più ci consenta di ottenere quello che non abbiamo. Certo il librty ha significato un periodo più che uno stile, ma è anche il periodo in cui politicamente l’Italia navigava in perigliose acque, a ridosso di disagi sociali notevoli e a stretto contatto con diatribe “territoriali” di certa importanza. Insomma, così accade spesso e di più nel campo delle arti: o l’arte racconta quel che accade o se ne fa scudo e propone un loisir tutto di facciata. Spesso, e tu lo sai, non è apprezzato chi mette in mostra, trasfigurandone i tratti, il “contemporaneo”. Ernesto Basile, certo, è stato un maestro, figlio del suo tempo ed erede del padre, anch’esso architetto stranoto. Ma Basile era anche, in un certo senso, un architetto “eletto” che già apparteneva ad una certa borghesia intellettuale. Tu stai lavorando da tempo con il tuo tempo, e sai quanto costa fatica raccontarlo e dipanarlo. Produci e proponi una certa maniera di fare contemporaneo. Come te, anche altri. Quanto altri, lo si vede dalla lettura di Rosalio, una miriade di microeventi che costellano la vita di quella città. In questo senso (e ora, che scrivo da Reggio Calabria, te lo posso dire) va sottolineato che Palermo “è” una esposizione universale. Anzi, checché ne dicano i suoi abitanti (che solgono lamentarsi anche fuori luogo), ho la percezione che talvolta sia sovraesposta. Troppo lì e poco altrove. Insomma…
…insomma domenico (grazie per le tue parole) non c’è sistema, non c’è coordinamento. ed è questo l’elemento più importante che viene fuori leggendo il liberty (lasciando per un attimo da parte gli esisti artistici). il fatto che un gruppo di persone, piccolo è vero ma è così sempre, avesse deciso di cooperare e di produrre, di investire in produzioni è straordinario ed è quello che, oggi, manca. non parlo di piccole produzioni naturalmente, quelle grazie al cielo ci sono qui più che altrove, ma di altro. teatri, stagioni liriche, linee di design (i mobili e le ceramiche) che impiegavano artisti, artigiani, forza lavoro. queste cose tu le vedi?
siete complici anche voi!
parlando in scala globale, dopo il liberty il NULLA. fatta eccezione per il GRANDISSIMO Cesar Manrique, il resto una masnada d’incapaci impegnati in una gara ideale a chi fa + scempio della natura
con opere di pessimo impatto ambientale e nessun pregio estetico. se solo madre Terra potesse parlare…
PS. non mi riferisco a Domenico Cagliostro di cui ho scoperto solo adesso essere architetto 🙂
finalmente ho trovato qualcosa di questo fuoriclasse canariano: scorci della sua casa (costruita all’interno della roccia basaltica di un’antica colata)
http://www.flickr.com/photos/dr_pete/268726432/
http://www.flickr.com/photos/hisgett/223198059/
http://www.flickr.com/photos/rich_ford/147727878/
http://www.flickr.com/photos/dr_pete/268725862/
http://www.flickr.com/photos/victoriahelenward/388444703/
CHI è CAUSA DEL SUO MALE PIANGA SE STESSO
il passato, belle epoque, circoli artistici.. MA ADESSO IN DO SI VOLE ANDARE?? ma l’avete vista la città?? GIà è TANTO SE SI RIESCE A RESPIRARE E A NON essere TIRATI SOTTO DALLE AUTO. turarsi il naso e tirare a campare, ORAMAI LE FERITE INFERTE ALLA CITTà (un tempo davvero SPLENDIDA, da come mi viene racconta dalla mia ottuagenaria nonna) sono inguaribili
ah dimenticavo, l’economia si mette in moto DOVE NON ESITE IL DEGRADO estetico e morale.
rosalio, rettifica “ESITE” IN “ESISTE”. thank you in advance, bye
Credo che il liberty, Cristina, in Sicilia, possa essere letto, come un momento di sostanziale esigenza di modernità, di progressismo. In questo senso, sono d’accordo con te.
E’ coinciso con un momento forte della storia siciliana, sotto molti aspetti, non solo artistici, ma culturali, economici, organizzativi.
Ci manca a tutti. Credo sia la nostra storia dell’epoca felice, dopo i Normanni.
Ho visto e rivisto un documentario sui Florio su raitre, che mi ha stretto il cuore. Lo spostamento economico forzato da Sud a Nord, per la realizzazione dell’Unità italiana, il mettere in difficoltà grossi gruppi del Sud, solo per un discorso di potere, avere ucciso una crescita viva, mi ha fatto sempre molta rabbia.
E’ possibile ricominciare a pensarsi in questo senso? Questa é casomai la domanda. Con mutate condizioni economiche e politiche?
Me lo chiedo anche io.
perchè censurate le persone che civilmente scrivono nel blog?
Bimbobello qui non c’è una censura. Ci sono delle regole (policy dei commenti) e delle persone che le violano, incorrendo nella sanzione prevista: la rimozione del commento.
cosa ho violato ? dimmi cosa ho violato, prego
ripubblica il mio post e censura le parole che non vanno e vedrai che hai censurato le idee
🙁
Bimbobello non ho rimosso tuoi commenti e comunque i chiarimenti facciamoli per e-mail perché potrebbero non essere interessanti per chi legge e si aspetta commenti a tema col post. 😉
Bimbobello il problema è che hai a che fare con un piccolo uovo,l’uovo delle 22:31 che censura tutto ciò che a lui non piace, anzi addirittura cambia i suoi commenti già scritti ma che poi,dipende da ciò che scrivono gli altri,trasforma a suo piacimento.
è un baro! Costanza
Costanza come ti ho già detto qui ci sono delle regole e se non le condividi puoi benissimo evitare di commentare. Nessun commento mio è stato modificato nella sua sostanza.
Ho letto da qualche parte che la costruzione del Teatro Massimo mise in ginocchio per oltre un ventennio le finanze comunali. In sostanza fu costruito un manufatto a scopi privati o comunque a beneficio di una ristretta ologarchia ma con denaro pubblico, forse ricordo male? Che poi sia bellissimo è innegabile. Riguardo alla distruzione dell’economia meridionale post-unità, è innegabile: il regno di Piemonte incamerò la cassa del regno di Napoli, la cui consistenza era tre volte superiore (i Savoia avevano speso il loro denaroin guerre). Che si possa fare qualcosa io ne dubito fortemente, il vento della storia tira altrove … forse … si potrebbe .. se … ma conosco i polli siciliani quanto basta per poter presumere che non sanno volare.
come richiesto da rosalio ho chiesto chiarimenti x e mail
vediamo un pò che farà
rosalio perchè taci? chiarisci il perchè della mia censura, grazie
Ti ho risposto per e-mail…sempre che l’e-mail sia vera. 🙂
Giovanni d’Aquisto, la cosa é triste. Noi scontiamo una questione meridionale, nata solo dopo l’Unità d’Italia. Prima non c’era.
Questa é per me la storia triste. E tu mi dici pensi sia irreversibile.
Ne prendo atto.
Rosalio, ho raggiunto un computer. Ti scrivo. Spero anche di non andare fuori tema, ma “temo” che qui la questione sia proprio questa. Innanzitutto c’è differenza tra un commento e una chat (perché vedo che qualcuno, non avendo risposte, si parla addosso), e c’è una sostanziale distanza tra i contenuti di un commento e l’articolo a cui ci si riferisce. Cristina aveva proposto delle idee interessanti su Palermo e sulla questione dell’arte, sul liberty e quant’altro. Alcuni commenti sono arrivati in maniera pertinente a dipanare la tela, a favore o contro l’impostazione ma sempre dentro l’impianto generale indicato da Cristina. Penso che se qualcuno in un articolo parla di, chessò, trasformazioni urbane a Mondello non trovo pertinente (ed anzi, addirittura di cattivo gusto) commentare, a ridosso dell’articolo, il prezzo delle patate a Ballarò. Per questo, forse, bisognerebbe creare uno spazio apposito nel blog, tipo Central Park a New York, in cui qualcuno che abbia voglia di salire su una scala e urlare ad alta voce le proprie ragioni su una questione, magari anche a vanvera, lo possa fare; senza però sviare i post e i commenti da una direzione che gli è propria. Oppure dovrebbe essere l’amministratore del sito a orientare i contenuti, anche quelli più “censurabili”, in virtù di una pertinenza o di una assoluta divergenza. Detto questo, penso che sarebbe utile, con diversi interlocutori, insistere con la loro email (qualora, come dici tu, non sia falsa – da cui la cattiva coscienza) perché, a mio parere, non trovo corretto, nei confronti di chi ha scritto un testo, tempestare i commenti al suo articolo di insulse idiozie.
cara uma, il discorso sull’Unità è complesso. hai centrato però la domanda, oggi abbiamo la possibilità di “produrre”? mutato il contesto, la classe dirigente, l’economia e il rapporto con il continente (???). giovanni, il teatro massimo mise in ginocchio le casse pubbliche, intervenne sostanzialmente florio (che divenne poi soprintendente per alcuni anni) ma il teatro si fece e una grande opera (qualcosa che rimane alla città e che funziona) non è mai solo per pochi. dal massimo in là quali grandi opere per palermo sono state fatte? hanno fatto un baccano immenso perchè hanno dato la destinazione permanente alla collezione della civica galleria che aspettava nei corridoi del politeama da 100 anni!!!(era stata appunto fondata dalla stessa cerchia del circolo artistico e aveva anche acquisisto opere dall’esposizione nazionale del 1891). sono entusiasta che la città abbia un museo d’arte moderna ma non mi accontento, anzi. pretendo che si faccia molto di più, è un mio diritto. (che sia questa semplice frasetta la differenza fra un palermitano e un milanese?) cogliandro, dici delle cose giuste e sacrosante.
io non parlo a vanvera, parlo di cose di cui ho piena conoscenza. voi parlate di mostre etc SENZA PENSARE che il primo biglietto da visita
per un turista è IL DECORO URBANO cosa che a palermo manca del tutto o quasi. vi ricordo che pochi mesi fa una turista polacca è morta battendo
la testa dopo essere scivolata su di un coperchione abbandonato in piena centro città, che i turisti vengono scippati regolarmente, che nella zona Bagni Virzì esitono carcasse di auto a pochissimi metri dal mare, che tante zone sono
lacerate dal degrado, chiese e palazzi devastati da continui furti di maioliche, che non
esistono + Caffè in centro che diano una parvenza di città aperta alla gente, che il GdS l’estate scorsa raccolse pareri di turisti imbufaliti per il traffico caotico. voi invece continuate invece a scrivere di mostre come se fosse l’unica pecca di una città altrimenti perfetta.. facendo
una trasposione metaforica delle vostre prorità : è come se ad un clochard come
primo soccorso ci si preoccupasse di fargli avere lo zaino louis vuitton ANZICHè DI UN SANA SGRASCIATA.
vai vai fagli vedere la mostra alle frotte di turisti.. previo, però, esborso del suddetti di centinai di euro per bodyguards al seguito. ah già L’IMPORTANTE CHE SIA LA MOSTRA, il resto è secondario e fuori tema…
“cose di cui”= cose DELLE quali.
del suddetti = dei* suddetti.
scusate per il refuso, scrivo di getto (la prossima volta mi preparo il compitino come fanno altri)
Fabrizio dice cose spiacevoli ma vere e chi vuole bene a Palermo dovrebbe smettere di proporre di dare brioche a chi non ha pane.
Si ma Fabrizio,dimentica che ci sono città d’arte che fanno più schifo di Palermo se andiamo a pensare cheloro si credono di aver inventato la civiltà
Vai vai…prendi la metrò a Roma,vai prendi un tram a torino o rimani 5 minuti in più alla stazione porta nuova,vai a Napoli…dove ogni turista ha la scorta,vai a farti un giro a villa broghese,dove trovi maniaci che si masturbano dietro gli albeir e cespugli,oppure vai a correre dentro villa borghese,che magari ti fai violentare da qualche rumeno
certo Palermo ha un bordello di problemi,ma non è l’unica…
Poi sinceramente io tutti questi scippi ai turisti non li sento e li vedo,inoltre provassero a fare uno scippo o tirarti fuori il borsellino dalla borsa dentro uno dei mercati rionali,tipo Capo,ballaro vucciria….che se lo beccano gli amputano le mani…
a roma in metro ti levano pure le mutande,e la cosa ancor apiù triste è che neanche sono italiani,ma rumeni zingari polacchi bulgari….
Cristina hai ragione ma è un discorso complesso, avrei bisogno di più tempo ed è ciò che mi manca. Concordo con te sul fatto che una grande opera appartiene a tutti e resta e che dopo non è venuto niente, i padiglioni Liberty dell’esposizione internazionale sono coevi al Teatro bellissimi ma se non sbaglio sono abbandonati. Che dire sul resto? Palermo ha tanti problemi e a trati ne sono nauseato ma come dice Nat c’è ben di peggio.
vai a Napoli Fabtrizio. L’unica città in cui mi hanno rubato qualcosa, e mio padre mi disse ‘vergognati’, tu palermitana farti derubare. Nel senso, tu che sai che come funziona al Sud e sei vigile farti derubare di un cellulare a Napoli!
Per rispondere a Fabrizio, mia sorella fa la guida turistica da anni a Palermo. Si sgola a raccomadare a tutti i turisti, di lasciare i documenti in albergo nella cassetta di sicurezza, di non portarseli dietro. Di viaggiare leggeri. Di lasciare carte di credito o altro nelle cassette di sicurezza. Spesso fanno il contrario. E quindi, soprattutto chi sta al jolly, che é a ridosso della Kalsa, ha questi problemi, denuncie alla polizia, etc..richieste ai consolati, per i documenti, etc..
Non credete che succeda solo qui.
Comunque. Negli ex-paesi dell’Est uguale. Se camminate sulla rambla a Barcellona, e non state attenti, uguale.
Ogni posto é paese, in questo senso.
Cristina quando vuoi, io sono sensibile a questi temi, la mia mail la hai.
🙂 questo è il liberty http://www.scootercrazy.com/images/liberty.jpg
quello siciliano invece c’ha il numero di telaio abraso
:]
Per favore,da Roma verrò a Palermo il 29 nov. per due giorni per un premio letterario.Sono emozionatissima-mai stata in Sicilia-(il giro del mondo,si)Non so come farò,non so da dove comincerò(sto al”Grand hotel et des Palmes”) ma camminerò continuamente per assorbire il più possibile di tutta tutta la Città in poco tempo.
Dovrei chiederVi un favore:e Ve ne sono già grata:dovrò scrivere un pezzo sul Liberty siciliano.Sapete dirmi in due parole,in cosa si diversifica dallo stile Liberty(che ben conosciamo)il Liberty siciliano?Scusatemi.Antonella