Analisi dei manifesti dei candidati a sindaco
Mi sono chiesto se fosse opportuno fare un post di analisi dei manifesti elettorali appena presentati dai candidati sindaci dei due schieramenti. Ci sarebbero state mille ragioni per evitare (credetemi, non ho proprio voglia di essere “tirato per la giacchetta” dai fan dei rispettivi schieramenti). Per sciogliere l’indecisione, alla fine, mi sono ricordato dell’invito del maestro Greimas, quello di provare sempre a spiegare ciò che si vuole meglio comprendere.
Ecco, nel mio piccolo, io proverò a spiegare le due campagne, sperando che dalla spiegazione possa nascere una migliore comprensione del senso dei due candidati utile per tutti noi.
Prima di tutto diciamo che le due campagne funzionano, fanno bene il loro mestiere di tradurre visivamente la disputa fra i due candidati, si propongono in maniera alternativa l’una nei confronti dell’altra e sono riconoscibili dai cittadini.
Per rendere conto di come si arriva all’effetto globale che tutti riconoscono nelle due campagne e che dovrebbe mobilitare gli elettori, seguiremo la regola di concentrarci sui dettagli, perché è proprio attraverso i dettagli (l’uso dei colori, le posizioni degli elementi visivi, il taglio delle fotografie) che si costruisce lo scarto di senso fra i due annunci. Per esempio, si costruisce attraverso lo sfondo. La campitura omogenea dei due sfondi (che nei manifesti sei per tre di Cammarata riconosciamo essere una figurazione del cielo) è lo strumento che ci permette di mettere a paragone le due fotografie, funziona un po’ come una livella, ci permette di osservare, per esempio, come l’una fotografia sia più ravvicinata rispetto all’altra e ci segnala che proprio questo è significativo, che è proprio questa la differenza che dobbiamo guardare. Date un’occhiata alla foto per rendervene subito conto.
Un altro dettaglio che appare significativo è, ancora per esempio, la posizione delle fotografie rispetto al supporto, Cammarata a destra, Orlando a sinistra.
Fino ad adesso, sappiamo che i due sindaci vengono rappresentati diversamente per le rispettive posizioni occupate rispetto al centro dell’annuncio e perché le due fotografie presentano un grado di zoom diverso rispetto ad uno sfondo invece omogeneo.
Proviamo a fare un piccolo passo avanti e a indagare quale scarto di contenuto questa diversa presa in carico dei nostri due eroi produca in effetti. Se è intuitivo osservare che il posizionamento delle foto è direttamente in relazione con quello politico dei due candidati, più complesso è rendere conto della diversa inquadratura delle due fotografie.
Per capirlo dobbiamo rifarci ad una riflessione del compianto Baudrillard: avvicinare lo sguardo, zoomare ha qualcosa a che fare con l’allucinazione dello sguardo che porta necessariamente non a vedere meglio ma a vedere altro: qualcosa di diverso. L’ingrandimento della foto di Orlando rispetto alla posizione standard di Cammarata, non porta, in effetti, a “vedere meglio” il candidato ma al contrario, ci fa vedere altro, per esempio, le occhiaie, le borse sotto gli occhi, le rughe e soprattutto, espone il corpo, in maniera, per dirla per l’appunto con Baudrillard, allucinata. Leoluca Orlando in questo annuncio viene trattato come una fetta biscottata del Mulino Bianco: ingrandendola a dismisura emerge come elemento sensibile, cerca una complicità nel corpo, un’intesa fisica, estetica. È la prima volta che mi capita di vedere questo “stile pubblicitario”, che i tecnici chiamerebbero sostanziale, utilizzato per la comunicazione di un uomo politico e in questo senso rappresenta un esempio aberrante, un caso di studio di rilievo a prescindere dalla contesa elettorale per la quale è stato ideato.
Questa complicità epidermica è alla base del contratto senza slogan ovvero senza proposta politica di Orlando. Piuttosto che vuote enunciazioni di principio, sembra affermare l’annuncio, il candidato sfidante offre il proprio corpo nella sua sensualità e carnalità.
Il tema del corpo tira naturalmente in ballo poi quello religioso. Incarnare il messaggio attraverso il proprio fisico, offrire il proprio corpo segnato come testimonianza, offrirsi nudo al sacrificio sono tutte virtualità di senso tirate in ballo dall’annuncio che naturalmente spostano il fulcro del messaggio dal politico al sacro, con tutti i rischi e le opportunità che da ciò possono derivare. L’assenza di proposta politica è perfettamente in linea con una ben più impegnativa proposta, l’offerta di sé in senso religioso, cristiano.
Orlando si presenta all’elettorato come un salvatore, soggetto con una missione molto più radicale di quella politica, agnello sacrificale che si offre alla città.
Un ulteriore registro su cui si muove la campagna di Orlando è quello che prova a costruire una sorta di contrapposizione in base allo stile di messa in scena: Orlando si presenta, proprio in quanto portatore di un messaggio presunto “oltre la politica”, in un allestimento anti-pubblicitario che si spiega in relazione all’allestimento del suo diretto concorrente. Mentre Cammarata è costretto a sfoggiare il suo sorriso migliore e l’abito scuro, a lanciare una batteria di slogan ad effetto, a costruire il proprio discorso pubblicitario, Orlando offre la sua bruttezza, la sua medietà, volutamente sostituisce allo slogan d’agenzia l’appellativo con cui è stato per anni identificato durante gli anni della sua sindacatura, sindacorlando. Non c’è bisogno di sottolineare che l’antipubblicità è un effetto di senso costruito a partire da una strategia, ovviamente promozionale, ovviamente pianificata quanto quella pubblicitaria del suo avversario.
Passando alla campagna di Cammarata, è sicuramente più “istituzionale” e meno provocatoria di quella dello sfidante. La campagna si fonda su una fitta rete di rimandi intertestuali che ne rappresenta l’elemento di novità. Lo slogan si riferisce al cosiddetto rinascimento della città ed è direttamente collegato alla immediatamente precedente campagna istituzionale del comune di Palermo sul tema.
Tutto avrebbe così inizio dal settimanale “In viaggio” che conia l’espressione “nuova Palermo”, la quale viene fatta propria dall’amministrazione comunale che in quella che chiameremo per comodità “campagna rossa”, riconosce al settimanale l’autorevolezza per considerare il messaggio rispondente al vero, giungendo, quindi, fino alla campagna di Cammarata, che raccoglie lo slogan e lo fa proprio, rilanciandolo nella contesa elettorale.
La catena è così facile da ricostruire: “in viaggio” —> slogan della campagna rossa del comune di Palermo —> slogan elettorale del sindaco in carica.
È lecito chiedersi cosa succeda in questo duplice passaggio di consegne. Anche qui la risposta è semplice. Con la campagna rossa si costruisce un “effetto di reale” a partire dall’enunciazione del settimanale (palermo è nuova perché lo dice “in viaggio”), una volta costruito l’effetto, il messaggio può essere riproposto come dato di fatto frutto dell’azione positiva del sindaco che oltre che attribuirsi la paternità dell’avvenuto cambiamento può anche spendere il tema come arma elettorale.
Il messaggio viene reso nell’allestimento tipico della comunicazione di forza italia e di schieramento, chiamando così in causa anche l’identità del partito (cosa che invece non avviene con la campagna di Orlando). Questo tipo di allestimento diversamente da quello di Orlando è “mitico”, ovvero lavora su una messa in scena euforica che costruisce una tensione ideale e una fiducia fondata sull’accordo intorno ad una serie di valori di schieramento e cerca una legittimazione intorno ad una “verità”, quella della “nuova Palermo”, costruita come abbiamo appena descritto.
Tirando le somme, abbiamo delle informazioni che possiamo utilizzare per posizionare i nostri due concorrenti. La dimensione visiva dei due manifesti permette una comparabilità fra le due figure rappresentate. Tale comparazione fonda una valorizzazione profonda che nel caso di Orlando attribuisce un connotato quasi religioso alla sua figura mentre in quello di Cammarata punta sul potere di innovazione, trasformativo della sua leadership. Dal punto di vista della messa in scena, i due sono ancora in posizione dialettica, nel caso di Orlando, l’obiettivo è costruire un effetto di reale ostendando la cancellazione del filtro pubblicitario dalla sua comunicazione, nel caso di Cammarata, il medesimo effetto di reale viene costruito attraverso la complessa catena di enunciazioni sopra descritta, mentre la messa in scena rimane ancorata ai canoni del genere pubblicitario.
Terminata l’analisi viene spontaneo chiedersi quale delle due comunicazioni sia la migliore: a questa domanda non si può far altro che rispondere che tale rispondenza va valutata in relazione ai pubblici ai quali le campagne si rivolgono e che si pone un problema di relazione fra queste campagne e le rispettive storie politiche dei candidati.
Ognuno potrà dare la propria risposta, facendosi carico di considerare questi messaggi come testi fondamentali in cui i candidati, rappresentandosi e specchiandosi nella società, si costruiscono.
Sindacolafettabiscottata! Ihih 😀
Oh Ciccio, non sentivo un’analisi così ben fatta dai tempi della Selema 😉
Bravo e compliments… eeeee… preferisco la campagna del terzo candidato. Ah, non c’è un terzo candidato?
Ecco.
Bellissima analisi.
Vorrei farti alcune domande di approfondimento.
E’ possibile ipotizzare un’unica strategia comunicativa e un solo progetto tra campagna “cool” e campagna elettorale, o è stato solo un caso?
La campagna pubblicitaria rossa, quella trattata dalla trasmissione le iene, chi l’ha pagata?
Domande da semplice cittadino, tanto per non essere presi per il “cool” o per i più “cool” e farsi un’idea di come vengono spesi i soldi della collettività!
Volevo aggiungere alcune osservazioni a questa interessante analisi sui manifesti. E’ vero che gli sfondi di entrambe le campagne sono monocromatiche, ma, mentre quelli di Cammarata sono riconducibili ad un elemento figurativo (rappresenta un elemento “reale”: da notare il rimando intertestuale al “cielo” di Forza Italia), quelli di Orlando non lo sono
e ciò orienta maggiormente lo sguardo dello spettatore al viso e alla carnalità del candidato, astraendolo totalmente da un contesto reale e “mitizzando” la sua figura. Ciò viene rafforzato ulteriormente dalla scelta di variare i manifesti soltanto
mediante il cambiamento del colore dello sfondo e non ad esempio come fa Cammarata mediante la diversità degli
slogan: l’immutabilità del payoff,
l’assenza di qualsiasi elemento “reale” tranne che la sottolineatura del suo volto, la vicinanza e il taglio
dell’immagine, l’assenza di qualsiasi prospettiva dello sfondo e l’impossibilità di andare altrove il suo sguardo, evidenziano “lo sguardo in macchina” di Orlando (che guarda l’obiettivo come quasi a oltrepassare il limite fisico del manifesto) e il conseguente coinvolgimento visivo dello spettatore come elementi strategici della sua campagna comunicativa.
dal punto di vista meramente estetico trovo la fotogrfia del sindacollando “abberrante”, sproporzionata e brutta!
quel suo faccione sbiancato sembra non riuscure a contenersi entro i limiti della cornice, cosa vorrà dirci?
forse il suo ego incontenibile ha preso il soppravvento ancora una volta?
AIUTO…
wow anche io avevo tratto le mie considerazioni sulle foto della campagna elettorale e, pur non sapendo nulla riguardo regole d semeiotica o di fotografia, ritengo che le foto di orlando risultino più dirette, giungano prima rispetto alla formalità di cammarata che ormai si è fatto conoscere….
A me questa analisi ricorda certe presentazioni di artisti e molti contenuti letterari dei libri d’arte dedicati a singoli artisti moderni,dove si costruiscono belle frasi con dosi piu’ o meno elevate di enfasi,piu’ o meno parallele,piu’ o meno pertinenti, che spesso hanno poco a che vedere con gli oggetti e soggetti descritti.E’ lodevole l’impegno dell’autore di questo post,pero’ dei messaggi espliciti o subliminali(eventuali)contenuti nei manifesti elettorali i palermitani se ne fregano,i palermitani che votano per reali convinzioni politiche,o per influenza pubblicitaria, sono una minoranza bassissima,i criteri sono altri e sono conosciuti da tutti.
Anche le dichiarazioni dei contendenti sono disconnesse dalla realtà,sono un teatrino a parte fine a se stesso,la recita ipocrita del ” non ci crede nessuno ma facciamo finta di crederci”.Ci prendiamo in giro da soli.
Vivo altrove ma vengo spesso a casa mia a Mondello,
torno da dieci giorni di soggiorno,stavolta sono andato spesso in giro per la città come un visitatore qualsiasi,non commento perché l’amore per la mia terra non mi impedisce di essere obiettivo quindi di soffrire.
E’ vero che vivendoci sempre dentro si notano certi cambiamenti ma se si va in giro per le altre capitali Europee si nota in maniera evidente che noi camminiamo lentamente mentre gli altri corrono.
Tutto questo per dire che dai manifesti e dai discorsi dei contendenti c’é poco da analizzare e da capire perché hanno poco o nulla a che vedere con la realtà.
invece, caro gigi, secondo me da capire c’è tanto. c’è da capire che il meridione è indietro solo quando le esigenze si fanno ‘democratiche’ e reali. quando invece si tratta di darla a bere meglio non si lesina né sui professionisti né sui messaggi, a qualsiasi livello i manifesti possano aprire la comunicazione con il passante/cittadino.
da capire c’è che, se vogliamo, siamo molto bravi a fare le cose e a cercare le persone adeguate, in caso contrario no. credo che, al di là dell’acutezza dell’analisi, questo post, così come i libri di analisi della letteratura, abbia reso intelligibili degli elementi che aprono alla riflessione. per il resto, concordo con te. la mia è un’aggiunta, non una contraddizione.
🙂
caro Gigi, ma che vuol dire che le nostre dichiarazioni sono disconnesse dalla realtà?
..stiamo sono parlando, discutendo, analizzando…rilassati!
Mi unisco al coro, meravigliosa analisi…mi senbra di avere assisitito ad una lezione di semiotica applicata al markeing politico! 😀
Ho preso anche appunti, giuro! ;o)
Io pure voglio saperlo fare!! 😀
Saluti a tutti…
Divertentissimo!
Ottima analisi, bravo Cicciù.
ROSCI,
io ogni volta che riparto da Palermo sono carico di energie,buoni propositi, totalmente rilassato.Se tu lo fossi pure ti saresti accorto che quando scrivo “le dichiarazioni dei contendenti etc.” é chiaro che mi riferisco agli pseudo-politici palermitani e non agli utenti di questo blog.
CAMENA,
capisco il tuo ragionamento cosi come capisco i miei paradossi che sono tali solo relativamente.
Io resto convinto che i messaggi(ammesso che siano tali) contenuti dai manifesti sono recepiti da una minoranza esigua e del tutto irrilevante.I criteri di scelta di tutte le elezioni palermitane,da sempre, sono altri,purtroppo,volenti o nolenti.
Io in 10 giorni di soggiorno sono stato accostato 6 volte da noti galoppini, alcuni divenuti novizi pseudo-politici,
amici di infanzia,sanno da dove vengo politicamente,alcuni di loro sanno che mi astengo disgustato da 10 anni,sanno che non ho bisogno di barattare il mio voto,quindi conoscono la mia risposta….
pero’ io ho i miei familiari a Palermo che potrebbero profittare di qualche favore burocratico………..ma stiamo scherzando?Altro che politica.Altro che messaggi subliminali.
Aneddoto,
forse non c’entra niente con il post,o forse é sintomatico della concezione della politica,della democrazia,della società palermitana da parte di chi cerca e detiene il potere.
Ieri a Punta Raisi c’era accanto a me nella lunghissima fila una familiare di una nota famiglia siciliana al di sopra di ogni sospetto in tutti i sensi.Pero’le cose andavano per le lunghe perché ai raggi x dovevano passare tutto,comprese le scarpe,normale di questi tempi.Dopo 20 minuti la notissima zia o mamma,oggi in politica, ha pensato bene di presentarsi dagli addetti alla sicurezza per far passare la gentile ragazza da un ingresso secondario.Fatto da chi predica bene ma………………..se dicessi di chi si tratta non mi crederebbe nessuno,quindi avete capito che si tratta di persone al di sopra di ogni sospetto per la loro storia familiare.
I miei complimenti a Francesco, un’analisi essenziale ma acuta! Secondo me hai davvero ricostruito le intenzioni (anche inconsapevoli) di chi ha curato la “promozione” dei due candidati.
grande ciccio! mi hai fatto pupiddiare u cirivieddu… mi sembrava di leggere una lezione del prof. di semiotica…
mi totò, un mi salutasti! 😀
VIVA PALERMO e
SANTA ROSALIA CI GUARDA
IN SILENZIO
VUOLE VEDERE COME FINISCE O VINCE
FORZA ‘DIEGO e LEOLUCA’
ho letto con interesse l’intervento di mangiapane e con altrettanto interesse i commenti al post…
proprio per i commenti e per l’entusiasmo che gli utenti hanno profuso in essi mi permetto di fare qualche osservazione. Sono un addetto ai lavori (per così dire) che nulla, però ha a che fare con le campagne in questione (altrimenti non mi sarei permesso). Ho lavorato come esperto in comunicazione per le regionali e sono in pieno fermento per le prossime comunali. Non replicherò con un’altra analisi per evitare troppi tecnicismi che intaserebbero il blog, ma farò solo qualche obiezione a quella del Mangiapane.
Per prima cosa non sono d’accordo sul fatto che le due campagne funzionino, solo quella di Orlando funziona nel senso proposto dal Mangiapane visto che è successiva e quindi non sussiste nessun margine di ri-allineamento in corsa o di variazione di strategia. per il Cammarata. quello che contesto è che sia dato per naturale e per scontato che i due candidati si propongono come alternativi l’uno all’altro…non è così semplice c’è ben altro. è il loro background e target che li differenzia (non approfondisco).
Non sono assolutamente d’accordo sul passaggio in cui si dice che il posizionamento della figura del candidato sul campo dell’immagine sia in relazione con la parte politica a cui appartengono. è UNA PURA ILLAZIONE!!! sulla quale non posso tacere; le motivazioni sul posizionamento nel campo dell’immagine è sempre dovuta a motivi pratici di impaginazione e alle esigenze di creare un effetto pienamente armonico nel risultato finale. Sono anche assolutamente in disaccordo con il definire aberrante “lo stile pubblicitario” che viene fuori dall’utilizzo dello zoom. Cosa c’è di aberrante nelle occhiaie?!! è solo un carattere di distinzione come gli altri che alla lunga può essere più incisivo di un sorriso bianchissimo e fasullo o delle braccia conserte. Non basta conoscere Baudrillard per fare analisi pubblicitarie, bisogna essere non-moralisti. e poi cosa è la politica se non un vedere altro…?!!
Contesto ancora la definizione dell’allestimento di Cammarata come mitico. Prima di arrivare al mitico ci sono dei passasggi che non possono essere ignorati soprattutto se si fa riferimento, giustamente, all’attività pubblicistica pre campagna elettorale (cartellonistica rossa) nella quale si faceva spesso riferimento ai titoli di famose testate giornalistiche. Tutti quelli che masticano comunicazione sa che in questo c’è ben poco di “mitico” tutt’altro. Solo in seguito, con dei margini di approssimazione che qui possiamo omettere e sempre con qualche dubbio, rientra la dimensione mitica: Cammarata è l’eroe, il solo eroe, che torna dal campo di battaglia vittorioso e chiede di tornare sul campo.
Non sono particolarmente documentato, ma credo di poter affermare che la strategia comunicativa del Cammarata sia imperniata quasi esclusivamente su quello che ha fatto e non su quello che farà. gli slogan (forse meglio Bodycopy) sono imperniati sul lavoro che ha fatto sino ad adesso e non su quello che intende fare.
salto a piè pari il punto sull’identità di partito.
Un’ultima cosa, rispondendo al commento di GIGI, sono d’accordo con quello che dici, ma nessun messaggio riuscirà a far cambiare idea a chi ha già deciso per ideologia , simpatia o clientelismo: la pubblicità si rivolge a chi non ha ancora deciso e a volte comprendere bene quello che un candidato NON ha da dire , ma che lo dice bene può essere cruciale.
GIACOMO CAMPANELLA
Caro Giacomo e cari tutti grazie per i commenti e le critiche. Rispondo a Giacomo per chiarezza. Volevo dirti che penso che le divergenze che hai riscontrato siano dovute ad una questione di punto di vista, io non faccio il pubblicitario, faccio l’analista e per far ciò mi devo necessariamente mettere dal punto di vista del destinatario. Per quanto riguarda la prima obiezione volevo dirti che hai ragione, non ho precisato che sia stata la campagna di Orlando a gettare il guanto della sfida, a fondare la dialettica, detto questo, la sostanza del mio discorso, mi sembra, non cambi. Per quanto riguarda il posizionamento delle foto, dal punto di vista del destinatario, riconosco una curiosa coincidenza che “fa senso”, non mi interessa sapere se il grafico di turno lo abbia fatto di proposito. Ancora, per l’utilizzo della parola “aberrante”, lungi da me ogni giudizio morale, la parola l’ho usata nel senso del vocabolario italiano come “fuori dalla norma”. Per quanto riguarda l’utilizzo della parola “mitico” è un riferimento al “quadrato degli stili pubblicitari” di Jean Marie Floch, l’ho usata in quel senso lì (scusatemi se alcune volte non sono riuscito a rendere sinteticamente e chiaramente il lessico tecnico dell’analisi).
ciao giacomo;-) quello che dici è interessante, ma la semiotica utilizza altri linguaggi, analizza a partire dal testo (pubblicitario, cinematografico, letterario etc…) e finisce nel testo stesso, punto e basta. Inutile interrogarsi sulla verità e sull’esattezza delle conclusioni a cui arriva: non si può dire “non sono d’accordo” se non ci si esprime con lo stesso “linguaggio”, tu puoi confutare queste tesi soltanto da “semiotico” e non da “pubblicitario” (o viceversa). Come diceva F. de Saussure: “è il punto di vista che fa la cosa”.
Io noterei come Orlando abbia legato il suo nome alla funzione di sindaco, nei manifesti.
SINDACORLANDO, come fosse una cosa naturale.
Anche questo fa parte della campagna.
Buona l’analisi anche se non vedo nulla di “obbligatoriamente religioso” nella scelta di Orlando.
Possibilmente è si un offrirsi… come uomo e come “vecchio” (o saggio, decidetelo voi) con tutti i suoi pro e i suoi contro, vizi e virtù senza falsi veli e statici sorrisi.
E’ assolutamente in linea con la tendenza all'”umanizzazione” che ormai si affermano nel mondo della comunicazione aziendale. A me non dispiace per nulla l’effetto “fetta biscottata” (carina questa!!! complimenti).
Quello che mi auguro è che con l’avvicinarsi alle urne la pubblicità elettorale non diventi come al solito una giungla di manifesti, 6×3, volantini, brochure, adesivi per cui a pagarne un caro prezzo è sempre la nostra amata Palermo. Quindi un invito ad entrambe le forze politiche: RISPETTATE GLI SPAZI ALL’UOPO DESTINATI
Carissimi,
EVIDENTEMENTE il mio intervento si rifà ad un punto di vista diverso…
Ho fatto seriamente male a non esplicitarlo; scusate la mia veemenza, ma ad ognuno il suo.
Chi affigge abusivamente affligge la città.
Dato che tutti i candidati parlano di una Palermo migliore, di una Palermo più bella, di una Palermo più onesta sarebbe interessante se cominciassero ad attuare il proprio programma politico prima della loro elezione a palazzo delle aquile.
(comunque pare che ci siano pochissimi manifesti elettorali abusivi in città – fonte TGS di oggi)
[…] Su Rosalio Francesco Mangiapane analizza, con gli strumenti della semiotica, i manifesti elettorali dei due candidati a sindaco di Palermo. […]
Non capisco il motivo perché i miei commenti in questo blog sono stati eliminati. Debbo pensare che parlare fuori dal coro non è ben accetto alla direzione.
Ovviamente i commenti di Genoveffa rimossi violavano la policy dei commenti. Altri commenti, sempre di Genoveffa, che non la violano, pur esprimendo le stesse idee, sono rimasti.
Nel premettere che ho apprezzato molto l’analisi di Francesco Mangiapane e il dibattito che ne è seguito, devo dire, per l’esperienza che ho, che i manifesti funzionano poco in campagna elettorale, soprattutto in quella comunale, la più difficile in assoluto, anche in termini organizzativi.
Spesso la ritualità dei volti dei candidati e degli slogan irritano i cittadini elettori. Da questo punto di vista, la campagna di Orlando è la più intelligente proprio perchè sfugge a tale ritualità:la foto del suo volto è, appunto, “aberrante” e gli slogan mancano del tutto, lasciando il posto ad una affermazione, quasi, d’identità:sindacorlando.
Ciò non implica necessariamente un’impostazione leaderistica o religiosa del messaggio complessivo, quanto piuttosto sottolineare l’elemento qualificante della corsa alla carica di sindaco di una città, e cioè il rapporto diretto, personale, fisico con il cittadino ed i suoi problemi.
Caro Francesco, ho apprezzato ma mi aspettavo di più (con buona pace della policy). Anch’io sto osservando con interesse le affissioni elettorali per almeno un paio di motivi: non sono di Palermo (non voto qui) per cui le mie analisi, seppur poco disciplinari, sono fuori dalle parti; insegno Comunicazione Visiva a ragazzi di 16anni, con i quali sto giocando a guardare, appunto, quel tipo di pubblicità. Sono interessanti i giudizi formulati dai sedicenni che sono, altresì, parziali e sedicenti, ma questo è un altro discorso. Innanzitutto un appunto sulle due campagne, dal punto di vista della stampa: ho il sospetto, guardando da vicino i pixels, che la campagna di Cammarata sia stata impostata in raster (su un programma di ritocco fotografico) mentre quella di Orlando in vettoriale (su un programma di grafica). Non è un mio vezzo fare quest’appunto. Chi lavora nel campo della grafica sa che un file vettoriale è molto più “leggero” di un file raster e che, dal punto di vista della resa di stampa, risulta maggiormente contrastato il primo rispetto al secondo. Poi, ma è sempre una mia lettura, i manifesti di Cammarata hanno una moiré accentuata (tipica della stampa offset con passaggio su pellicola) mentre quelli di Orlando no (tipico di una stampa “to plate”). Che voglio dire? Che la campaggna del sindaco uscente sembra organizzata da un service mentre quella di Orlando da uno studio grafico che, per dirla con gli strumenti della mia disciplina, è la differenza che passa tra un progetto fatto dall’ufficio tecnico di un’impresa di costruzioni e quello realizzato da un ingegnere o da un architetto. Non che ce l’abbia con le imprese di costruzioni, ma la qualità di un prodotto non può essere calcolata solo metro cubo su metro quadro. Vado avanti. Oltre la campagna dei leader, ho cercato di capirci qualcosa in quella dei fidi scudieri. Mi pare che quelli a sinistra si siano posizionati, in prevalenza, alla sinistra di chi osserva e quelli di destra a destra. Molti di quelli di centro, pensate un po’, stanno proprio al centro dell’immagine. Mi lasciano perplessi quelli di destra che si mettono a sinistra e quelli di sinistra che si pongono a destra, ma credo che la cosa derivi dalla cattiva “immaginazione” di chi ha prodotto i loro manifesti. Poi, e qui vorrei che Mangiapane osservasse i dettagli, bisognerà stare attenti ai colori o, per meglio dire, alla gamma cromatica (sfondo, indumenti, lettering) proposta. Non capisco quelli, e ce ne sono alcuni soprattutto a destra, che si sono appena tolti la giacca o che mostrano con nonchalance le loro bretelle. E ancora, ma ce ne sarebbe da aggiungere, quelli che credono ancora nel mezzobusto a trequarti. Mi piacerebbe vedere chi allestisce i teatri di posa (il fotografo della tipografia? quello sotto casa? il proprio figlio con una digitale? o sono autoscatti?) e chi consiglia cosa indossare o come sorridere. Aggiungo, e chiudo, a proposito di quel che diceva “gigi”: probabilmente un manifesto sposta poco, ma una campagna elettorale così in grande stile costa molto e, soprattutto, ha un impatto notevole sul, diciamo, restyling cromatico della città. Qui la questione non riguarda il manifesto murale che ha un certo costo che ormai deve fare il paio, e chi si candida lo sa, col bilancio privato e con quello del partito; Palermo verrà riempita in ogni ordine e grado di spazi disponibili, oltre i manifesti incollati: spartitraffico, dissuasori stradali, banner verticali, display a cristalli, monitor, banner orizzontali, impalcature, vetrine, cassette postali, tergicristalli e quant’altro si riesca a fare, per non parlare degli strati geologici di volantini e bigliettini che si sovrapporranno su strade, marciapiedi, giardinetti e portinerie. Ora, chi si proporrebbe di spendere un patrimonio, a fondo perduto, per spostare venti voti? Non sarebbe meglio, come ha scritto Kurt Vonnegut, ristabilire “la semplice arte del dialogo”?
Chissà perché non hanno pensato ad un’immagine coordinata in campagna elettorale.
Chiddi coordinati cu chiddu e chidd’avutri coordinati cu chidd’avutru.
Ognuno fa quello che ci pare e piace:
Foto aberranti e aberrate, bretelle, cammise, pullover, giacche,
sorrisi seriosi, menzi busti, tri quarti, ambient, still life, con risultati deludenti ed esilaranti. Certuni sembrano usciti fuori dalle foto segnaletiche dei carrabbineri…
Ma forse che forse…
Caro Domenico, grazie per il tuo commento. Posso condividere in tutto o quasi le tue considerazioni che sono dal punto di vista del progettista, quale tu sei. Io, non me ne volere, faccio un altro mestiere.
Una sola cosa rifiuto con fermezza: “ristabilire la semplice arte del dialogo” è una nostalgia passatista, si dovrebbe prendere una volta e per tutte atto che aujourd’hui si dialoga anche così e che l’utopia di un linguaggio “vero”, nobile, immacolato, contro quello del nostro tempo, decaduto e corrotto è una ingenuità anche se a rimpiangerlo è Vonnegut. Basta riprendere il Gorgia di Platone, un testo scritto nel V secolo avanti Cristo, per rendersi conto che la semplice arte del dialogo poi tanto semplice non lo è mai stata.
Ah, per quanto riguarda le bretelle, effettivamente è molto divertente guardare anche i manifesti degli scudieri. Io qualche tempo fa, proprio su Rosalio avevo postato una pagina di Barthes, che mi sembra perfetta al proposito. Eccola.
Per chi invece vuole essere rassicurato, ebbene si, c’è chi sta peggio di noi!
Rientro, mattutino, e dissento tramite ticchettio (ma perché non ci prendiamo un caffé assieme, e facciamo meglio?). Passatista io??? A Woz da anni si produce “dialogo” senza freni, tra i partecipanti, con le amministrazioni locali, con la gente, e non mi pare che vada poi così male. Io apprezzo ogni forma di pubblicità, soprattutto se fatta bene, e apprezzo la maniera in cui ci si approssima alla bellezza, anche se non la si raggiunge. Ma mi pare che ormai ci si aff(l)igge in maniera monologante, presupponendo che quel tipo di messaggio sia quello che l’altro, chiunque (nella logica generalista dei nostri tempi), si aspetta. Purtroppo è soltanto una mimica che, è vero, continua (come affermava “gigi”) con le pacche e le promesse, che però non dichiara altro che se stessa. Mezzobusto o primopiano? Non lo so, mi sembrano tutti mortalmente appesi. Mi piacerebbe invece sapere che il Cammarata o l’Orlando, magari in una logica populista, si siano avvicendati, litigando come bimbi, dinanzi ad un citofono di una casa all’Albergheria, chessò, per riuscire a parlare con l’anonimo signor Salvatore Cascio (magari esiste pure!) per proporgli cose e attendersi critiche. Ma questo non avviene, altro che passatismo, perché siamo (siamo?) protesi tele/visive e tutto, per essere colto, deve passare attraverso questo filtro. In quest’ottica Cammarata è “portapporta”, Orlando è “nonsolomoda”, ma la questione non si sposta di un millimetro. Rimane dentro una logica da manuale di advertising e la città, intanto, attende il miracolo. Forse ha proprio ragione Totò quando chiede un’immagine coordinata: riuscirebbe a determinare un’armonia condivisa nella nuova carta da parati urbana.
Non l’ho detto a caso sig Cogliandro. (il mio babbìo è spesso serioso)
Un’immagine coordinata risulterebbe più visibile e più efficace del pastrocchio generico che si vede appeso ai pali.
Si guadagnerebbe in termini di visibilità e di pubblicittà.
Questi non hanno il buon senso di farsi una fotografia decente e voi chiedete l’immagine coordinata…!
Credo in tutta verità, e faccio questa osservazione per amore della verità, che i nostri amministratori o futuri amministratori non abbiano nemmeno l’idea di cosa stiamo parlando. di questo ne sono sicuro visto il lavoro che ho fatto e che continuo a fare. Nota: a trenta giorni dalle elezioni è imposto ai candidati di rimuovere tutti i manifesti elettorali che campeggiano ad ogni angolo della città con estremo malincuore dell’amministrazione comunale e delle concessionarie pubblicitarie. Dopo questo termine si scatena la guerra degli attacchini al soldo delle segreterie politiche. Lì si che ne vedrò di indignazioni…! Ho visto cose che voi neanche immaginate: interi magazzini già pieni di 70*100 maleodoranti e tipografie in frenetico lavoro.
I Post di Cogliandro,Toto e Giam dicono solo la Verità.
Ribadisco quanto detto in un post sopra,sono andato in giro per la città dieci giorni come un visitatore qualsiasi e ne ho sentiti commenti dei cittadini alla vista di tutte le facce ritratte nei manifesti elettorali.
Immaginate tutti il sarcasmo ,il disgusto,l’indifferenza,la rassegnazione che esprimono i cittadini che hanno la mente ingombra dei cavoli loro,altro che messaggi subliminali!Quella é roba per Happy Few.
Purtroppo nell’atto del voto o di fronte agli stessi pseudo-politici molti cittadini si sentono costretti ad esprimersi diversamente.
Io nei manifesti ci vedo solo una corsa al presenzialismo,chi ha piu’ mezzi si fa vedere di piu’ dei “rivali”,investe come un giocatore qualsiasi,la cultura e le tecniche d’immagine sapientemente descritte da alcuni Utenti di questo Blog
secondo me non fanno parte degli obiettivi dei candidati né rappresentano il loro bagaglio culturale.Il loro dilettantismo usa altri mezzi.
Forse quello che spera Cogliandro,il contatto diretto tra gli pseudo-politici palermitani con i comuni cittadini,non si puo’ verificare perché i suddetti pseudo-politici sanno bene che non possono promettere nulla di nuovo di cio’ che già succede da decenni.Meglio non impegnarsi in cose serie e limitarsi alla politica spettacolo soggetta a interpretazioni individuali e quindi piu’ facilmente gestibile durante e dopo i puntuali fallimenti.
Nel Post sopra dedicato al cambiamento del nome di Piazza De Gasperi espongo un’idea di un mio amico palermitano che in passato si é occupato anche di politica ma oggi fa altre cose(quindi non c’é nessun tipo di conflitto),chi vuole puo’ leggerla ,io non la ripeto qui altrimenti mi prendo le bacchettate di Rosalio.
Fra…sempre tu sei! Non ti è bastato il casino quando fu di Cuffaro…e siamo qua…un saluto e complimenti, come sempre!