Roma. Lettino dell’estetista.
“Sciao, cosa devi da fa’?”.
“Salve…gambe e…inguine…”.
“Ahò, com’a facciamo, a farfalla, a cuore o a fiorellino? Le facciamo co’ lle formine de’ bbiscotti, pensa ‘n po’! Forte, eh? Oppure alla mohicana (che poi sarebbe a pista di atterraggio) o “anni ’80”?…dimme te…”.
“A chiave di violino no?!” penso io, con aria di sfida, visto che andiamo sul difficile… Ma mi limito ad un: “Ehm, no, grazie, mi butterei sul classico…una cosa discreta… NORMALE insomma! È tanto difficile?!”.
Palermo. Estetista.
Un mese dopo. Tengo a sottolinearlo.
Entro e faccio un cenno con la testa alle signore in sala d’aspetto. Discretamente saluto le ragazze che lavorano lì: camminano indaffarate per il locale, staccheggiando con passo sicuro nei loro stivali a punta neri, rigorosamente sopra i jeans. Sopra, il camice bianco. E lunghe, lunghissime chiome di capelli – finti, le famose estescion -. Continua »
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