“U pizzinu” su Radio 24
Da quasi un mese sull’etere, precisamente su Radio 24, va in onda una rubrica di satira che si chiama “U pizzinu”, il sabato alle 7 e 15 e la domenica in replica alle 8 e 15. Dura 1’30″‘ circa ed è curata interamente dal sottoscritto. Un’altra occasione per continuare a rompere la minchia, per lavare i panni sporchi fuori casa e quelli degli altri in casa nostra.
Sono veramente contento che il nome “pizzino” stia portando fortuna a un bel po’ di iniziative editoriali, dopo che i giornalisti l’hanno consacrato alla storia facendolo esplodere dopo l’arresto di Provenzano. Questo succede su carta e su web (pub: www.scomunicazione.it). Speriamo di aprire la pista anche per l’etere, qualcuno che se la tira (la pista) lo si troverà.
Noi di Pizzino (periodico di satira con base a Palermo e vincitore del premio internazionale di satira di Forte dei Marmi nel 2006, lo ricordo solo per non fare confusione) invece, stavamo dalla già parte del torto nella
primavera del 2005, quando ancora non era politically correct, quando il padrino non aveva le sembianze pubbliche di un ignaro e ignorante pastore timorato di Dio. Forse non significa nulla, forse no.
L’unica preoccupazione è che stia diventando un genere letterario. E che si svuoti della capacità di comprendere certi fatti che trovano terreno fertile grazie a un particolare tipo di forma mentis pervasivo ed escludente.
Preoccupazione forse inconcludente (che fa pure rima) ma come fare a sopportare in silenzio le pance che si ingrossano all’ombra dell’esclusione sociale ed economica generata da una malata distribuzione dei rapporti di forza (politica e di produzione), da ricatti e connivenze?
Forse per questo, piuttosto che fermarsi sull’aspetto caricaturale del boss (come farebbe Forattini con le sue vignette, per intenderci), che facciamo parlare a modo suo in ogni numero sull’editroiale, ci preoccupiamo del male che si fa a dire a certe cose.
La ricerca di ciò che fa più male, della crepa nel muro di silenzio, è quello che continua ad alimentare Pizzino. Sullo stile, ammesso che ci sia dentro Pizzino, crediamo che sia bastardo per necessità, ricercatamente
casuale, figlio (e da un po’ anche padre a quanto pare) di contaminazioni fra generi.
Chiudo con un saluto e se vi va di ascoltare qualche pizzino andate su questo link.
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, credo non si finisca mai di imparare.
Senza dimenticare che non c’è bellezza senza imperfezione.
A presto.
Gianpiero merita attenzione. Tutti parlano dei tempi perduti del giornalismo glorioso che fu. Lui – per fortuna – cerca di far pensare. Ricordo in bell’intervento a un congresso dell’Assostampa (ovviamente inascoltato)
Ciao Giampiero, ho scoperto “Pizzino” quest’estate alla pizzeria Impastato di Cinisi, durante un convegno a cui hanno partecipato Piero Grasso, AddioPizzo etc…, credo che ci fossi anche tu. Ho ascoltato tramite i link la tua rubrica: è veramente interessante (quella dedicata al potere della chiesa, ai funerali dei mafiosi in particolare), la sua forma breve e concisa rimane impressa,diventa efficace, una sorta di satira in pillole, “pizzini” parlanti che si insinuano pungenti nell’etere. Davvero complimenti!! Spero che la vostra voce possa essere ascoltata da tutti a prescindere dal credo politico e dal ceto sociale…immagino sia difficile uscire dalla nicchia, ma già è un ottimo risultato poter parlare su una radio nazionale. Tu non provochi, dici semplicemente la verità, una verità a volte difficile da sopportare: sono di corleone e so cosa significa “convivere” con una realtà non-legale (che si respira cmq in tutta la sicilia) e so anche quanto spesso sia difficile rimanere “integri”…sopravvivere in questa terra “senza compromessi” è quanto più difficile ci possa essere.
un saluto a roberto, a mapi e a tony che mi ha ospitato ancora una volta su rosalìo. Ho apprezzato molto i vostri commenti. A cosa può servire tutto questo? Perchè fare satira e occuparsi dei ca** degli altri? Ognuno di noi ha una sua risposta. Io provo a dare la mia. Il potere, quello costituito e non, si occupa da sempre dei ca**i di ognuno di noi, mettendoci da parte o promuovendoci a seconda di come siamo vestiti, come scodinzoliamo, del tono di voce che ci verrebbe naturale usare ecc ecc. E poi magari scopriamo che il prezzo per “avercela fatta” è quello di non riconoscersi più nella persona che eravamo o che avremmo voluto essere oppure di trasformarci in mostri, campioni di vittimismo. Per conto mio vorrei solo essere capace di vivere a modo mio, senza tapparmi la bocca quando la necessità di comunicare si fa più forte di una cacata, e farmi i ca**i del potere e di chi lo rappresenta. Faccio un esempio: la chiesa vorrebbe imporre tutto intorno a me (un po’ come la omnitel) e quindi anche in me un’unica versione di ciò che è naturale? Dovrei quindi giustificare il perchè trovo naturali certe scelte? Piuttosto preferisco farmi gli affari della chiesa, e di solito, credetemi, chi fa la morale ha i panni più sporchi degli altri. Il tempo per ripensare alle mie scelte lo troverò in separate sede, da solo o con persone di cui rispetto non solo l’intelligenza ma anche l’onestà, la correttezza. Lo stesso discorso vale anche per certi burocrati, per certi mafiosi, imprenditori, politici e baroni universitari. Non ho mai creduto di essere una persona speciale, so che a perdere il filo della matassa che è la propria vita ci vuole poco, e quasi mai è una questione di intelligenza, ma di resistenza. Se ne pigliano tante di mazzate finchè qualcuno spera che ne hai abbastanza e te ne vai, molli. Quanto di meglio si può fare è restare con la schiena dritta, a dimostrare che le lezioni si possono pure subire, ma non piegano chi ha ancora sangue e fiato. Stiamo appena cominciando. Si tratta di vaori in corso. E se qualcuno si offenderà per le scelte controcorrente si può sempre ricordare il vecchio ritornello dell’Anas: “Scusate, stiamo lavorando per noi”. quando ci vuole ci vuole…
vaori=lavori
scusate la mia dislessia galoppante
Condivido tutto, soprattutto perché dai voce all’opinione di molti, di chi non ha il coraggio di parlare perché succube dei “potenti” e della mentalità da loro imposta: “calati juncu ca passa la china”, non è sufficiente sopportare remissivi, nè tanto meno bisogna adeguarsi al loro mondo, anche se spesso i torti subiti finiscono per far loro rispondere con la stessa moneta. Credo che la satira sia un modo per non essere retorici, come del resto lo sono tanti nostri politici… Di parole ne abbiamo abbastanza, anche di quelle che sanno di antimafia, slogan pubblicitari di una mafia che resiste. Mi chiedo anche come possa, chi ha fame, chi è con l’acqua alla gola, chi ha figli da mantenere e un affitto da pagare, resistere ad una qualsiasi proposta di qualche candidato di turno che sulla sofferenza “ci sgubba”.
Pizzino non è satira e non fa ridere…un euro perso, se questa è satira allora mi chiedo cosa ci faccia su Rosalio che è il più allineato dei blog di palermo troppi bravi ragazzi che ci scrivono su
Tutti i sabati mattina u pizzino è un’appuntamento imperdibile. Spettacolo. Riuscire a raccontare i vari problemi con quella satira è un dono. Vorrei passare in rassegna le varie “puntate” passate, ma link presente su questa pagina, mi dà errore. Sapete come posso risalire all’archivio di Radio24? Grazie e avanti così. Complimenti.
E’ da parecchio tempo che ascolto “u pizzino”,ma cercando sul motori di ricerca qualcosa su di lei non mi appariva niente, solo stamattina dopo aver ascoltato u pizzino hò capito che il cognome è Caldarella (io cercavo Cantarella).Cosa dirle che ascoltandola in quel minuto e mezzo, raccontare cose estramamente serie, non solo riesce a mettermi di buon umore ma alla fine riesce sempre a farmi ridere; questa si che è satira inteliggente.
Complimenti e continui.