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giovedì 21 nov
  • Ricordo del Musichiere

    Nei giorni scorsi m’è capitato di passare dalla via Marchese Ugo. Vedendo degli operai al lavoro, noto un locale in ristrutturazione. Un tuffo al cuore: non c’è più il Musichiere. Aprirà un altro Blockbuster. La globalizzazione avanza. In un attimo capisco tutto: hanno gettato la spugna, in tempi di MP3 e download lo storico negozio chiude i battenti. Come in un film rivedo me stesso che, nei cinque anni di tragitto quotidiano verso il Cannizzaro, m’incanto come un bimbo davanti una vetrina di balocchi, e poi il signor Taormina con i suoi maglioni slabbrati e il volto bonario, ma intelligentemente sornione, che disquisisce con eguale competenza di Beethoven e dei Genesis, di Debussy e dei Pink Floyd. Con questo piccolo tempio palermitano della musica, lui è stato quello che, come diremmo oggi, ha sdoganato il rock, assegnandogli per “par condicio” una delle sue due esposizioni. Si era ai tempi in cui imperversavano “Finché la barca va” e “Quanto è bella lei”. Noi la nostra musica ce la dovevamo cercare in posti come quello e sintonizzarci ogni giorno su “Per voi giovani” alle 16:20 e fu così che misi in fila i primi tre acquisti: “Atom heart mother” dei Pink Floyd, “Aqualung” dei Jethro Tull e “Tarkus” di Emerson, Lake & Palmer. Poi accadde che il riff indimenticabile di “Paranoid” squarciò una notte palermitana, in un set di polvere e fango sotto la mole del Monte Pellegrino, secoli prima che il povero Ozzie Osbourne si riducesse a fare la macchietta in un reality, ed era il “Palermo Pop ‘70”. Ma fu una luce effimera. In compenso per mesi, da quella vetrina di Via Marchese Ugo, Carole King mi ammaliò con l’intensa espressione che aveva sulla copertina di “Tapestry” mentre Rod Stewart mi schiacciava l’occhio dal suo”Every Pictures tells a story”. Ciao Musichiere e grazie!

    Ospiti
  • 8 commenti a “Ricordo del Musichiere”

    1. Alla fine degli anni ’70 il signor Taormina si era specializzato in musica classica, e cacciava in malo modo i clienti che cercavano musica di altro genere.
      Una volta entrò un ragazzo che domandò un disco di Joe Tex, “I gotcha”.
      Risposta del signor Taormina:
      “U ghiaccio? ‘Nnu friggider”

    2. Si è trasferito in via Damiano Almeyda, di fronte al Gaudium…vicino alla “Boutique della Musica”, dove ho lasciato molte mie paghette settimanali…

    3. E’ stato un luogo di formazione con Money for Nothing dei Dire Straits (certo allungato nelle mie mani quasi con sdegno…) e tanti altri dischi…

    4. Umby, mio fratello, tuo coetaneo, a quei tempi mi faceva impazzire coi Gentle Giant, Suzi Quatro e i Deep Purple. che tempi ! Io ero piccolino e cmq lo ricordo anch’io questo negozio ed il mio primo LP è stato “The Best of Earth Wind & Fire. Bei tiempi ! ! !

    5. Da uno che va in giro a correggere i commenti degli altri utenti è lecito aspettarsi di meglio.
      Tra l’altro ho contato almeno 6 errori di quelli che tu correggi ad altri.
      Per non parlare di certe espressioni, scorrette, molto distanti dalla lingua italiana.
      Il contenuto di questo articolo denota una evidente carenza in fatto di talento e di fantasia.

    6. Ironia della sorte, si chiama Taormina anche il titolare della Boutique della Musica, ANCORA ESISTENTE

    7. l’ho visitato l’ultima volta a dicembre 2008, mentre constatavo la contemporanea “scomparsa” di ELLEPI e TRACK DISCHI……..

    8. Più che ironia della sorte, semplicemente il Taormina (Paolo) della Boutique della musica è il fratello di Taormina (Benvenuto) del Musichiere.
      Dal ’78 all’82, ho dato lezioni di matematica ai “figli del Musichiere”. Ogni fine mese ero io però a dovere saldare la differenza per la mia nota spese, sempre superiore al compenso per le lezioni.
      Ricordo decine di episodi da commedia dell’arte avvenuti dentro quel negozio; una volta un cliente venne cacciato fuori in malo modo perchè cercando qualcosa di Tchaikovsky si diresse verso la C; o quella volta che a una suora che chiedeva l’ultimo Zecchino d’Oro fu risposto “Sorella, non le teniamo queste minchiate”.

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