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lunedì 23 dic
  • E come educazione

    Le giornate cominciano ad allungarsi e a farsi ancora più tiepide, la colonnina del termometro qui a Milano già da giorni oscilla di poco fra gli 15 e i 20 gradi; un clima davvero eccezionale per essere a Milano e a metà marzo. Fino a qui nulla di nuovo, in tutta Italia quest’inverno abbiamo sentito parlare con toni più o meno allarmistici di temperature impazzite. Qualcosa di nuovo però mi è accaduto, ascoltando le parole di una donna rivolte all’amica che come me stava aspettando l’ennesimo autobus in una mattina assolata che faceva fatica a “decollare”. La donna, avrà avuto più o meno la mia età, carina, abbigliamento casual, capelli raccolti e due sacchetti della spesa in mano raccontava di trovarsi in un momento di difficoltà. Era una mamma single e diceva esattamente che era uno dei suoi tanti momenti di difficoltà economica, e con due figli a carico i suoi lavori precari non bastavano a pagare la bolletta. A quel punto ho sperato di cuore che l’arrivo del 56 fosse ancora lontano, oltre i 3 minuti rimanenti come segnava il display. Il suo compagno ormai si faceva sentire sempre più di rado, ma glielo perdonava, in fondo anche lui non aveva mai navigato in buone acque. Una situazione sempre più “normale” qui a Milano, con buona pace di quanti continuano a parlare di famiglie classiche in barba alle statistiche che ne indicano una presenza minoritaria. Ma la parte più interessante del discorso doveva ancora arrivare. La donna era nonostante tutto serena; a darle quella serenità, diceva, erano i suoi figli che sempre più spesso si ritrovava ad avere come maestri da cui imparare. Erano stati educati a cavarsela da soli sin da piccoli, educati a sbrigare faccende di casa e compiti senza aiuti esterni, educati a chiedere il giusto, educati al rispetto della famiglia e delle sue dinamiche, educati al dialogo e all’ascolto, educati, in casi estremi, a guadagnarsi qualche lira. Questa educazione ora le tornava indietro sotto forma di serenità, tanto da potersi dire comunque contenti. Il 56 è arrivato, come annunciato dal display, e con lui una raffica di domande, che si ricollegavano tutte a una: “quanti anni di diseducazione o di educazione al nulla, alla violenza, al superfluo ci sono voluti perché fatti come quelli di Catania, e non solo, avvenissero?”

    Deborah

    Un termine italiano per lo più mantiene un significato principale condiviso da tutti.
    La parola Educazione a Palermo no. A Palermo educazione ha un significato quando è riferita a se stessi ed un altro quando si parla del prossimo. Non è educato parcheggiare in seconda fila, ma io lo faccio solo per un attimo, non è educato suonare il clacson, ma se quelli sono addormentati in macchina che devo fare?, è maleducazione entrare negli autobus dalle porte centrali, ma è l’unica dove c’è un po’ di spazio; e che dire di quelli che rallentano per guardare gli incidenti?, beh, però se dio non voglia fosse uno che conosco? Non è giusto gettare l’immondizia fuori dall’orario consentito, ma io ho solo un sacchetto, cosa vuoi che sia? Si, la coda va rispettata, ma mica posso essere l’unico scemo in fila?
    Il palermitano è sempre pronto ad autoassolversi, senza per questo che la sua furia moralizzatrice ne venga attenuata. La città, fosse per lui, sarebbe perfetta: una specie di piccola svizzera. Peccato che ci sia sempre qualcun altro pronto a distruggere il suo sapiente e paziente lavoro di educazione civica.
    Discorso che vale anche per tutte le tornate elettorali. Palermo non cambia perché gli altri votano sempre per gli stessi latri e manciatari. Non come me che c’ho una persona di fiducia indicatami da mio cognato.
    Ah, se tutti fossero come me, questa città si che rivivrebbe una stagione di splendore!

    Marco

    Lessico sicigliano
  • 25 commenti a “E come educazione”

    1. ambedue la analisi mi sembrano troppo superficiali. Parlare dell’educazione dei palermitani senza parleare della storia dei palermitani è semplicemnte un assurdo. non è una giustificazione, ma credo che queste forme di diseducazione siano il frutto dell’educazione del sistema Palermo. ad esempio è vero che noi buttiamo la spazzatura a qualsiasi ora, ma è pur vero che i netturbini che la raccolgono sistematicamnte nei quartieri periferici della città bloccano le aperture dei cassonetti con dei legni di fortuna per avere facilitato il compito di carico sul compatattore la mattina seguente. Si può fare tutto è solo un fatto di fantasia. L’importante è che ognuiuno si facia i ….. suoi.
      Oppure tutti i vigili di palermo sono al corrente delle vie dove si posteggia in doppoppia fila, ma nessuno dice niente. se ne nessuno mi dice ninete posso parcheggiare come voglio. Ho visto da vanti al bar Massaro vicino L’universita un tizio che ha posteggiato in zona dove era vietato farlo davanti a due vigilesse. Sceso dalla macchina ha detto a quest’ultime non vi preoccupate, il tempo di un caffè. e potrei continuere all’infinito
      comunque l’esmpio più emblemantico per capire Palermo ed i palermitani è il suo festino. Una parte si svolge nel massimo del fasto e della solennità l’altra è solo frutto dell’anarchia più totale che però è condivisa ed accettata da tutti.

    2. A rigor di logica il prossimo dovrebbe essere “F come fine” … attendo impaziente

    3. bulgakov può stare sereno, verrà accontentato al più presto…salvo p. ci dà un altro eccellente esempio in primo luogo di grammatica… magari rileggere il post prima di inviarlo ne aiuterebbe la comprensione, di questa accorta e puntigliosa analisi intendo, senza dover ricorrere all’interprete. Bravi, ragazzi… continuate sempre così e la parola FINE alla superficialità e all’arroganza state certi che non arriverà mai. Avanti con le prossime critiche articolate

    4. Oh che peccato! Posso prendere il testimone allora?
      Pensavo a:
      “G come goliardìa”
      “H come humour”
      “I come ironia”
      ……
      resta inteso che sono pronto a cederlo a:
      “P come permalosità”
      🙂

    5. Eh già, da secoli ribadisco il concetto di guardare la trave che abbiamo nell’occhio, prima di criticare la pagliuzza che affligge il nostro prossimo. Ma pare che sia impopolare. Nessuno è disposto a fare autocritica. Perchè poi, se (effettivamente) i controlli non esistono?
      Ufficio Postale di Villa Sperlinga:
      un signore palesemente anziano e altrettanto palesemente furbo attira l’attenzione delle persone in coda per le spedizioni accampando scuse “devo andare dal medico… tra 1/4 d’ora chiude… se non spedisco entro stasera scadono i termini.. mi fate passare?” E senza attendere il permesso si piazza allo sportello, fa la sua operazione e, soddisfattissimo della bravata “ringrazia platealmente” e se ne va. Tra un po’ di lamentele di noi in coda EDUCATA. Una coppia di signore a fianco: “..e vabbè, è anziano, che ci vuole fare, diventeremo tutti anziani…siamo tutti uguali…” Faccio notare che “anziano” non deve per forza significare maleducato, profittatore, furbastro, e che di solito chi lo è lo è anche stato. E che no, tutti uguali non siamo, visto che c’è che aspetta e chi scavalca.
      E qui arriva l’indignazione della suddetta coppia di signore: “E’ tutto uno SCHIFO!” parlando del genere umano presente. Quando le faccio notare che “se tutti siamo uguali, e se è tutto uno schifo (come ha appena asserito) anche lei (la signora) fa parte dello schifo, o no?” Arriva ogni sorta di improperi…
      Eh no, non ci siamo…

    6. … finalmente angela mi pare abbia centrato il nodo del discorso che non voleva essere “quanto siamo educati al nord” ( del quale continuo a mettere a nudo fatti reali e non necessariamente positivi)e quanto “diseducati al sud” (del quale si continua a parlare in termini reali e non necessariamente negativi)ma semplicemente un invito a difenderci dalla diseducazione ad ogni latitudine e longitudine e l’ivito ancora a non trincerarsi sempre dietro il solito provincialismo gretto e inutile per non dire cieco. Permalosa , forse, verso chi critica e basta… lo preferisco all’indifferenza

    7. Siete stati coraggiosi ma rischiate il linciaggio, spero voi ne siate consapevoli!Quoto tutto quello che avete scritto, in parte perchè ho sempre pensato che il fattore Educazione fosse uno di quelli carenti a Palermo, in parte perchè da quando vivo a Milano (soltanto da un paio d’anni) mi sono accorta di quanto questa carenza, che ero sicura esistesse, sia grave. E’ un circolo vizioso che non potrà mai avere fine, infatti il primo che vi ha lasciato un commento ha scritto esattamente secondo la mentalità del “quello futte a me ed io futto a lui”..che tristezza! Io sono pessimista, penso che mai nulla a Palermo cambierà. Anche io tempo fa ho scritto un paio di post su rosalio; sono stata linciata perchè ho cercato di raccontare con ironia la differenza tra Milano e Palermo e giù tutti a dire di come la storia della due città fosse imparagonabile….ma io mi chiedo “Chi è che fa la storia di una città?”.

    8. Grazie stanton

    9. Criticare i palermitani? Ma no, sono perfetti così, percé migliorarli? Cara Stanton, mi piace anche “futtifutti ca ddiu pirduna a tutti”. Del mio periodo milanese ricordo i rimpianti dei lümbard più anziani riguardo alla maleducazione delle nuove generazioni. Facevo osservare che poteva trattarsi di una generale involuzione sociale ma lestamente mi facevano notare che Milano si era sempre più “terunizata” a partire dagli anni settanta. Eppure c’era e penso ci sia ancora una grande distanza tra il senso civico delle genti che abitano da Firenze in sù e da Napoli in giù. Può sembrare strano che la relativa freddezza del padano nei confronti dei suoi simili comporti anche un maggior rispetto delle regole sociali, al contrario del meridionale, ma credo che invece sia spiegabile: non fare agli altri ciò che non vuoi fatto ti sia fatto.

    10. se potessi cambierei cittadinanza. quando mi registro nei fora, ad esempio, non scrivo mai che sono di palermo perchè me ne vergogno

    11. Ringrazio Stanton per la preoccupazione, però ritengo che non si rischi il linciaggio scrivendo su un blog.
      Mi spiego meglio: anche se si rischiano fischi e pernacchie, per i contenuti impopolari, è giusto dire ciò che si pensa, tantopiù in un blog “multipensiero”, come questo.
      Io credo che alla fine la linea la detta proprio chi legge col suo gradimento.
      L’importante è che ci sia spazio per le minoranze e per i linciabili, altrimenti parleremmo di pensiero unico.
      Ma qui, escluso qualche eccesso di critica, non mi sembra che succeda.
      E casomai c’è il grande fratello Tony pronto a cancellare i maleducati.
      Aloha

    12. Ma è ovvio che non si rischia il linciaggio!E per quanto mi riguarda sia nelle vesti di commentatrice che in quella di ospite non mi sono certo limitata o posta il problema dell’essere impopolare, anzi. Ci mancherebbe! Ma è anche vero che nei confronti di certi argomenti,ad esempio il confronto con altre città, c’è una maggiore sensibilità. O no?

    13. Potrei essere d’accordo. Ma vedo che Deborah ha la certezza di salvare il mondo e di essere l’unica depositaria di talento, soluzioni e verità. Per cui non mi rimane che l’inchino di fronte a tanta illuminata modestia.

    14. … Deborah ha solo la speranza di suggerire tematiche che vanno oltre le frontiere regionali ( precarietà, educazione, famiglie allargate….) e di suscitare riflessioni che vanno oltre i regionalismi. Le capita al momento di farlo dal nord Italia (Milano) ma sarebbe lo stesso se fosse in altro luogo. Cerca di farlo attraverso la realtà che al momento vive qui e ora e con gli spunti che questa realtà nel quotidiano le offre. NOn mi pare di avere mai preteso di dare soluzioni o avere la chiave della felicità, il mio irrigidimento é verso chi critica e basta, come mi pare avere già ribadito, chi critica e basta con arroganza lontana a mio avviso da un atteggiamento di apertura che favorirebbe la riflessione. Non mi ritrovo fra quanto lei ha scritto, si inchini dunque pure dinanzi a ciò che vuole, ma non mi imputi cose che non mi sognerei mai di dire o fare, che se così fosse dovrei essere io a fermarmi a riflettere; lo farò comunque. Saluti

    15. Se lei rilegge il tono che ha usato nella sua prima replica, forse si ricrederà. E utilizzare le malefatte sintattiche degli altri per tacciarli sottilmente di analfabetismo non mi pare atteggiamento corretto. Saluti anche a lei.

    16. … quello che a me non pare corretto é parlare di superficialità senza avere poi la profondità di rileggere il proprio contenuto. Il signore non é certo un analfabeta, e se lo fosse poco male, perché in altre parti del suo pezzo ha dato ampia prova di non esserlo… di certo é stato superficiale; non di analfabetismo si tacciava ma di superficialità di contenuti e forma. O si deve sempre far finta di niente?.

    17. Si può non fare finta di niente meglio

    18. e vai!!!
      grandi ragazzuoli!!!
      come sempre si creano screzi se non si parla “du gielato ca brioscia” o “ru sinnacu che bieddu”
      o “ra stigghiuola”
      insomma
      tutto quello che hanno scritto gli autori del pezzo è Trito ma Vero ma per molti non è così Trito
      quindi rimane solo VERO!!!
      scusate per la sintassi ho la febbre!!!

    19. Fabozzi, quello che lei chiama screzio altri lo chiamano confronto. Si curi la febbre che straparla.

    20. Peum peum – peum peum
      Come dice mio cugino Sebastiano, nativo del messinese, noi Palermitani quando parliamo intercaliamo colpi di : “Peum peum – peum peum”. E quindi anch’io ogni tanto sparo qualcosa.
      Mi spiace che Deborah si sia offesa, ma non era mia intenzione offenderLa. Semplicemente ho detto ciò che pensavo, come mi è solito fare, e poi, se mi criticate: vi amo; se ho suscitato una discussione: sono felice perché vi ho destato.
      Saluto tutti con affetto, l’affetto di una Palermitano: qualcosa di così grande che potrebbe sommergervi.
      p.s
      scusate la mia ingnoranza.

    21. Ringrazio Roberto Puglisi per i suoi chiarimenti… adesso so come fare la prossima volta, prenderò semplicemente spunto dal come lui stesso ha dato sottilmente dello stupido o del folle a Luigi Fabozzi. Trovo invece che l’intervento di Luigi sia stato chiaro a dispetto della febbre. Salvo p.: nessuna offesa, trovo che dare del superficiale o dell’assurdo a quanto gli altri dicono sia plausibile se motivato. Sottolineo, e purtroppo mi trovo costretta a farlo, che nessuno gli ha dato dell’ignorante ma del superficiale; anche questo lo trovo plausibile ma non in un intervento in cui si parla della superficialità altrui. Tra criticare e confrontarsi ci passa un mondo, la differenza la fanno come sempre i toni, il modo e mi pare che qui si continui ad adoperare quello sbagliato! spero abbiate trascorso tutti una pasqua più serena

    22. Mai detto che Fabozzi sia stupido o folle. Gli ho consigliato un’aspirina. Si rassereni, Deborah: il mondo è bello perchè è vario. Saluti

    23. niente aspirina per me!!!
      ma sembra che si segua uno schema prestabilito.
      uno dice una cosa (critica verso la città) e altri a buttarsi addosso.
      lei Puglisi mi dirà: è il normale “discutere”, si calmi, siamo tutti amici, pigghiamunni u cafè.
      io dico di no…questo è il normale discutere in cui ci ha abituato la televisione e il nostro mondo.
      gente che in punta di lingua offende gli altri.
      certo che siete permalosi, direte voi, no…è che ne abbiamo le scatoline piene.
      scrivesse un articolo che dice altro…
      dov’è l’aspirina???

    24. Io non ce l’ho. Sono allergico all’acido acetilsalicilico.

    25. Leggo questo blog per la prima volta e rimango un po’ perplessa, sembrano le scaramucce di bambini stizzosi. “Trapiantati” contro “residenti”!
      Gli ormai nordici-civili che provano ad affrancarsi dall’onta della sicilianità e riescono a vedere con lucidità il degrado, la sporcizia e la maleducazione; gli autoctoni che vedono, non approvano ed a volte subiscono.
      Molti di noi che siamo rimasti vediamo, tocchiamo con mano ed inciampiamo quotidianamente in questa realtà senza rassegnazione nè giustificazione; si prova a piccoli passi a migliorare un po’… insegnando la legalità, trasmettendo ai propri figli amore e rispetto per il pubblico e non solo per il privato, facendo raccolta differenziata ad onta delle discariche “miste”…sicuramente, però, talune volte anche sbagliando!

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