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sabato 16 nov
  • Ninuzzu

    Aveva riccioli fitti fitti da fimminedda e occhi neri neri. Bello come il sole, guance paffute e un sorriso che allargava il cuore e che da quando era nato gli faceva ricevere sempre lo stesso complimento Ma chi bedda picciridda! So’ matri lo stringeva a sé precisava Masculu è. Si chiama Nino. E, puntualmente diceva a suo marito C’ama a tagghiari i capiddi a Ninuzzu.
    Stavano in una casa a piano terra con un cortile in cui Nino trascorse la sua infanzia, guardato e protetto dalla MUNTAGNA che ogni tanto s’incazzava e sputava fuoco. E allora prendevano le poche trusce tutti e tre: madre, padre e Ninuzzu e andavano da una zia lontana, verso il mare, con la litturina, pregando che la lava risparmiasse la loro casa.
    Nino crebbe taciturno, so’ matri, che per poco non era morta portandolo al mondo, lo trovava nello stesso punto in cui lo aveva lasciato, anche dopo due ore: era capace di giocare cu un lazzu di scarpe o cu na strummula senza lamentarsi mai. Non chiedeva mai niente, non piangeva mai. So’ matri pensava e diceva Troppu solitariu sta criscennu stu figghiu mio. Crebbe Ninuzzu e andò a scuola. Bravo in tutte le materie era la luce degli occhi di so’ mamma. I prufissura le dicevano Signora lo faccia studiare. Le darà soddisfazioni. Lei si era levata il pane di bocca per mandarlo a scuola. E soddisfazioni gliene aveva date Ninuzzo suo. Tante. Tutte quelle che una madre si può aspettare. Sempre silenzioso, aveva imparato a cucinare benissimo: quello che usciva dalle sue mani pareva un dono dal cielo. Quando era nico nico stava ore e ore assittato nella balata di marmo davanti la porta a taliare le fimmine che facevano le conserve per l’inverno…sua madre lo prendeva in braccio e gli stampava un bacio in fronte Beddu stu figghiu mio. E lui si perdeva nel ciauro di basilicò. Era contenta di stu figghiu bello, educato e studioso so’ matri. Aveva un solo pensiero. Una sola preoccupazione che aumentava più passava il tempo. Mai Ninuzzu aveva fatto intendere di avere una zita, una qualsiasi fimmina insomma. Col marito però non poteva parlarne. Perciò si raccomandava alla Madonna. Addumava un cero alla settimana chiedendo a Lei di trovare una picciotta bona per il suo Ninuzzo.
    Ma il tempo passava e tra una stagione e l’altra arrivò l’estate dei miricani. Ospiti di certi vicini di casa, avevano fatto fortuna in America e ora erano tornati a passare la stasciuni nella terra in cui erano nati e che i loro figli non avevano visto mai. Il più piccolo di loro si chiamava Salvatore ma lo chiamavano Sam. Strinsero amicizia Sam e Ninuzzu durante i pomeriggi d’estate, all’ombra del vulcano arraggiato a guardarlo fumare, assicutando lucertole, nell’aria pregna di gelsomini.
    Li trovò il padre di Sam, un pomeriggio caldo e lento di fine agosto vicino al fiume. Nino era sdraiato a pancia in su e Sam gli carezzava i capelli, dandogli piccoli baci con gli occhi chiusi.
    Si scatenò l’inferno. Sam fu rispedito da dove era venuto. Le famiglie si accusarono a vicenda ma, pi ‘un fari parrari ‘i genti, continuarono a salutarsi in pubblico, ma covando l’odio più nero.
    Sam si portò via pure a staciuni, tornò la neve, seccarono i gelsomini e Ninuzzu cadde malato. Di poche parole lo era sempre stato, ma da allora in avanti si limitò solo a cenni della testa. I suoi occhi smisero di allargare il cuore di sua madre che, con le mani giunte in preghiera, i piedi appoggiati al piede di conca, si dondolava avanti indietro murmuriando i Miricani mi l’appizzarono stu figghiu mio, i Miricani. Era diventato un ritornello, una lastima più che altro.
    Forse fu questo a farlo smuovere o forse ‘u ciauru di gelsomino che era tornato a riempirgli la testa. Si susì e, nottetempo, partì e non se ne seppe più nulla. Lasciò un solo un biglietto sul letto. Madre mia amata. Lascio tutto e vado in America.
    Si consumò dal dolore, la povera donna. Il padre fu richiamato alle armi. Non fece mai più ritorno e idda si convinse che pure il figlio suo era morto in guerra. Ripetè la litania, con il fiato che le era rimasto, fino alla fine dei suoi giorni Eppi un sulu figghiu. Masculu, beddu comu ‘u suli. Murì. Mi l’ammazzaru i miricani.

    Sicilia
  • 19 commenti a “Ninuzzu”

    1. nessuna fa un post su Tony Siino? Dopo un anno di attenta cura del blog meriterebbe un post!

    2. A conferma, se ci fosse bisogno, del talento….BRAVA !

    3. Semplicemente bravissima,
      a quando un libro?

    4. Complimenti!
      Ma queste storie meravigliose dove le trovi? Nella memoria di qualcuno o nella tua splendida fantasia?
      Comunque splendida!

    5. come sempre…brava maria…. :°)

    6. Bellissima !
      Complimenti .

    7. Grazie 😉 bontà vostra! Per Sofix: questa storia ha avuto una “gestazione”di un pomeriggio…ricordi lontani messi a fuoco piano piano…per andrea_u_picciottu: un libro?..forse dopo la pensione!Baci a tutti

    8. Scusa la poca originalità ma non posso che associarmi ai complimenti che già ti sono stati fatti.
      Davvero tenere e delicata la storia che hai raccontato…

    9. Mi piace.Stamane ho avuto poco tempo,avevo letto solo la parte inziale e mi son detta:”Si è bello,Comu l’avutri ma mai,bello quanto Lettera A Nessuno.
      Mi ricredo va!
      Un Bacio tutto per lei Marì 😀

    10. Brava….come fai a scrivere così bene????Cmq salve a tutti…

    11. Pare essere lì, tra la nera lava e pale di fichidindia. Il silenzio di Ninuzzo è pieno di sentimenti inespressi, di impetuosi pensieri racchiusi tra cuore e mente.
      La madre…il padre…la guerra, quella guerra che stravolge tutto, coscienze e razionalità…
      Un’ eccezionale dipinto, sintesi di rara efficacia, che rapisce, ti porta via e come bel sogno finisce troppo presto…..
      Complimenti, Maria.
      Giuànni

    12. CHE DIRE…. COME SEMPRE MI FAI PERDERE NEI TUOI RACCONTI…SEMBRA DI LEGGERE VERGA…. SEI SEMPRE LA MIGLIORE NESSUN ALTRO COMPLIMENTO SEI SPECIALE BIDDAZZA
      TIZY

    13. Clap clap, Maria. Chapeau.

    14. Bravissima lo sapevamo che lo eri… ma questo è veramente un corto di tutto rispetto…PROFESSORA!!! vista l’età… la pensione è ormai vicinissima… quindi potresti pubblicare anke ora!!!!
      Voto 9

    15. che meraviglie, può partorire la mente umana!!

    16. Non aggiungo il settantatreesimo “brava” alla lista, va da sé che è un “croquis” carino e suggestivo ma, seriamente, perché non lo fai diventare una storia più articolata? Invece di perdere tempo a farela professoressa … te prego!
      Con stima e affetto Giuseppe

    17. …eh eh eh caro Giuseppe…professori forse si nasce e io, lo nacqui, modestamente!

    18. In genere non leggo mai i post della Cubito perchè mi sembrano troppo lunghi, stavolta l’ho letto ed anch’io aggiungo i complimenti. Effettivamente c’è il talento di una scrittrice, leggendo sembrava di vedere Sam e Ninuzzu.

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