La classe in punta al molo
Quest’anno per la settimana di Pasqua è venuta a trovarmi una mia amica polacca, che era nel mio stesso corso di laurea a Milano. Sono sempre contento quando ho la possibilità di far vedere la Sicilia agli stranieri, perché mi dà “la scusa” per andarmi a vedere qualche pezzetto dell’isola che magari non vedo da un po’. Peraltro, vivendo fuori da Palermo ormai da cinque anni, pezzetti che non vedo da un po’ ce ne sono parecchi.
Alcune mete sono pressochè obbligate, ma rivederle è sempre un piacere. Tra l’altro è interessante come alle diverse persone che sono venute a trovarmi piacciano lati diversi della nostra città. Ad una mia amica Iraniana la parte araba di Palazzo dei Normanni sembrava ‘normale’, mentre stravedeva per quella più recente, che per molti Europei non è nulla di particolare
Una cosa che trova tutti d’accordo è il livello altissimo della pasticceria siciliana, e dunque non si può (ma anche se si potesse, nessuno vorrebbe) evitare la visita da Rosanero.
Per presentare un’altra declinazione sullo stesso tema,il giorno in cui dovevamo andare a vedere Segesta e Selinunte, ci recammo verso le 10 all’Antico Chiosco a Mondello per fare colazione.
E qui va detto, che più ci si sposta a Nord in Europa, più abbondante diventa la colazione. In Italia, e forse ancor più in Sicilia, spesso questo pasto si riduce ad un caffè con opzionale cornetto. In tutti I paesi nordici invece spesso è molto più sostanzioso la colazione del pranzo.
Dovevate vedere quindi la faccia del cameriere quando gli riportai la comanda “Un caffè, un tè una pasta savoia ed un cornetto alla ricotta per la signorina, un caffè per me”. “Un caffè ED un tè?” “Sì…” “Benissimo”.
Peraltro è lo stesso cameriere che mi serve le brioche con gelato da quando avevo 8 anni, ma questa è un’altra storia.
Dopo aver così, ognuno secondo il costume delle sue genti, archiviato il problema della colazione, pensai di portarla alla punta del moletto a vedere un po’ il golfo, nel frattempo tirando un po’ d’acqua al mulino di Palermo su come in Italienische Reisen, Goethe rimarca che monte Pellegrino è il più bel promontorio del mondo.
Avendo ammirato il paesaggio per un tempo consono alla bellezza del luogo, ci accingevamo ad andarcene quando un anziano signore nel frattempo avvicinatosi ci chiese se volevamo concorrere per un premio.
È vero che l’abito non fa il monaco, dunque non mi arrischierò a dire che gli stivali di gomma e la foggia della giacca ne facessero un pescatore. ma certo questa era la professione più plausibilmente attribuibile al nostro interlocutore.
Chiesi, più per educazione che per curiosità, in cosa consistesse il concorso, ottenendo come risposta che trattavasi di una sfida sulla conoscenza della lingua italiana.
A questo punto entrarono in gioco cinque anni di condizionamento da Liceo Classico con il Prof. Franchina come docente di Italiano. Anni dai quali mi rimane, e credo mi rimarrà per sempre, comunque una oggettiva difficoltà a non dimostrare un minimo di cortesia nei confronti della materia. Accettai dunque la sfida.
La domanda fu: “cosa sono le proposizioni?”.
Al che io tentai di barcamenarmi con una vaga perifrasi sulle unità minime del discorso, eco di una qualche definizione udita una volta.
Ma mi fu fatto giustamente osservare che io avevo sì parlato di alcuni argomenti che certamente erano inerenti alle proposizioni, ma non avevo risposto alla domanda originale.
Seguì un quarto d’ora buono di libro di testo, perfettamente argomentato con l’utilizzo di esempi pertinenti, in cuil il pescatore mi aggiornò sull’attuale stato dell’arte nel campo dellar ricerca sulle proposizioni. Un quarto d’ora denso di chicche da intenditore della grammatica, durante il quale il pescatore si offrì peraltro di elencare a memoria le 49 congiunzioni esistenti in Italiano.
La lezione fu tenuta integralmente in quell’italiano forbito speziato con vocaboli siciliani, che solo gli isolani di vera cultura sanno utilizzare senza che l’orecchio colga alcuna stortura fonetica.
Tutto questo si è svolto sotto gli occhi via via più stupiti della mia amica, che non capiva perché prima le avessi fatto un po’ di fretta per metterci in strada, mentre poi stavo a seguirmi tutta una lezione sulle proposizioni concessive.
Effettivamente la strada per Selinunte non è poca, e fui quindi costretto a chiedere commiato, peraltro senza sapere in cosa fosse consistito il premio che mi stavo lasciando sfuggire.
Ora, se esiste un’altra città del mondo dove capita che i pescatori interrogano i giovani sulle particolarità del periodo in Italiano, v’invito a proporne il nome, perché sinceramente è un episodio che io riesco a immaginare solo a Palermo.
Manco a dirlo mentre facevamo per andarcene, un altro signore si avvicinò a noi. Mi piacerebbe potervi raccontare che questo era vestito da pastore, o da contadino, ma purtroppo vi devo confessare che indossava indumenti che non tradivano nessuno dei mestieri tradizionali.
Presumibilmente spinto anche da sentimenti competitivi nei confronti del pescatore, ci spiegò (tra le altre cose) che la torre di Mondello serviva per avvistare i pirati, e che all’Addaura c’è una grotta di dipinti rupestri. In storia ero però più preparato, quindi spero di essere arrivato alla sufficienza. Scusandomi nuovamente per la scortesia di uscire dall’aula durante la spiegazione, lasciammo il molo per tornare alla macchina, e portai la mia ospite a vedere un po di Magna Grecia.
Foto: Andrea Matranga ed Ewa Miendlarzewska.
Carino il tuo racconto. Anche a me è capitato di portare in giro x la sicilia amici nazionali e internazionali…
So cosa vuol dire!!!
Ciao! Sto disperatamente cercando un contatto del professore Franchina!!! Se hai un indirizzo e-mail, un numero di telefono… puoi inviarmi una mail a fmascellino@hotmail.com GRAZIE!