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lunedì 23 dic
  • Tra i settanta e gli ottanta a Palermo

    La proposta di Veltroni di fare a Roma un muro dei ricordi di tutte le vittime del terrorismo ideologico negli anni settanta e ottanta mi trova pienamente d’accordo.
    Ho vissuto a Palermo quegli anni e con me alcuni di quelli che ho letto in questo blog, sia di destra che di sinistra.
    Erano anni, mi riferisco in particolare dal 1972 al 1980, dove chi girava con eskimo e maglioni lunghi, barba incolta e capelli lunghi, era classificato di sinistra, chi vestiva un certo jeans di firma o aveva un certo tipo di motorino, era di destra.
    Passare davanti al cinema Fiamma “vestiti” di sinistra voleva dire rischiare una sonora pestata a prescindere, attaccare un manifesto di destra all’Umberto o al “Terzo” scientifico, era rischiosissimo per il motivo ideologico inverso.
    Esistevano nutriti gruppi ideologicamente contrapposti che nutriti da cattivi maestri andavano spesso in giro per i licei e in parte per le università a seminare violenza, cercare occasioni anche futili per aggaddarsi, mentre esistevano folti gruppi di cattolici e aderenti alle organizzazioni giovanili di sinistra che si impegnavano, spesso in modo serio e convinto, a portare avanti politiche di dialogo costruttive.
    C’erano anche ragazzi e ragazze che si dichiaravano di destra moderata, con coraggio e ragionamenti coerenti, ma l’andazzo era catalogarli come “fasci” , dato che non erano di sinistra.
    Questo modo semplicistico e scorretto favorì la completa spaccatura di questi due schieramenti mentre occorre dire, per completezza di informazione, che la massa direi del cinquanta per cento e più dei nostri coetanei, preferiva chiamarsi fuori da quello che odorava appena di politica e divenne assiduo frequentatore delle prime discoteche, ignorando collettivi politici e cellule d’istituto.
    Di quel periodo non sono rimaste solo macerie, si è formata la classe politica dei cinquantenni, o giù di lì, che governa Palermo e si appresta a misurarsi con il voto delle amministrative comunali.
    Il mio auspicio è che superato e seppellito il periodo delle contrapposizioni ideologiche, delle definitive cadute e morte di comunismo e fascismo, nasca una forma mentis che anteponga il bene della nostra amata Palermo ai litigi e alle incomprensioni.
    La buona politica esiste, in tanti posti d’Italia si realizza quella che definiscono democrazia partecipata, che non è necessariamente una “cosa” di sinistra.
    Occorre liberare la nostra mente di cittadini una volta per tutte dall’ etichette antiche , destra sinistra centro, che servono solo a creare interessi di parte, di tutte le parti.
    Concludo invitando i cittadini di Palermo a votare le persone che conoscono e ritengono valide, a prescindere dallo schieramento e il candidato Sindaco che reputano all’altezza del compito.

    Ospiti
  • 6 commenti a “Tra i settanta e gli ottanta a Palermo”

    1. Non credo che il solo conoscere il candidato possa essere un motivo sufficiente per votarlo.
      Bisogna sempre sapere chi c’è dietro e che tipo di politica persegue , sia a livello nazionale che regionale .
      Per quanto riguarda gli anni settanta dico che io , allora , ero appena un ragazzino e non posso avere un giudizio maturo su quel periodo.
      Di certo però le macerie di quel passato rimangono perchè avevano un contenuto ( soprattutto a sinistra ).
      Giuste o sbagliate che fossero , alcune delle istanze portate avanti da quei movimenti erano e sono ancora oggi cariche di contenuti sempre attuali .
      Del dibattito politico di oggi invece non rimarrano neanche le macerie perchè il nulla non produce neanche quelle .

    2. Credo opportuna una precisazione che ha una valenza non irrilevante.
      Siamo di fronte ad elezioni amministrative, il rinnovo di un consiglio comunale ha queste caratteristiche.
      Caricarle eccessivamente di un significativo politico può diventare fuorviante.Spiego meglio.
      Un Sindaco di una Città, la giunta che la amministra, non sono gli organismi istituzionali deputati a creare lavoro, a creare prospettive di sviluppo, in una parola non danno indirizzi squisitamente politici. Il prossimo Sindaco, chiunque sia,deve fare il Sindaco, non sostituirsi a Regione e Governo centrale. Noto una certa confusione nel mettere dentro la pentola riso, pasta e legumi tutti a cucinare insieme.
      Non è così.Una buona cultura di governo e di legalità deve essere rispettosa delle diverse competenze e deve seguire una prassi di interventi senza sovraesposizioni e senza ingerenze nelle rispettive funzioni.
      Non stiamo eleggendo il Vicerè a Palermo.Ripeto non è il Sindaco a creare i posti di lavoro, come si dice a Palermo, il Sindaco può favorire, nel senso più lineare e trasparente del termine, e contribuire a creare i presupposti per farlo.
      Morto lo statalismo e moribonde le municipalizzate, un buon Sindaco amministra il territorio e si occupa della sua efficienza a livello dei servizi, nonchè delle istanze che i cittadini tutti, senza colore politico, presentano alla Casa comune.
      Se la macchina comunale comincia a funzionare non solo al centro ma parte dalle periferie, credo che il futuro Sindaco, la sua Giunta e il Consiglio tutto, abbiano fatto il loro dovere di amministratori.
      Ecco perchè insisto sul votare le persone per le loro capacità e competenze, non per scavalcare i partiti, necessari puntelli per la nostra democrazia, ma perchè in un’elezione amministrativa contano molto le specializzazioni delle persone elette.
      Come i nostri palazzi, i nostri condomini necessitano dell’Amministratore , che ne capisca e non sia come una volta quello del secondo piano che magari si intendeva di calzature e pellami, così immagino un Comune di Palermo ricco di persone giuste messe ai posti giusti.
      W.P.E.S.R.
      Giuànni

    3. ho visto al cinema il film “Mio fratello è figlio unico” che narra in maniera romantica e romanzata di questi scontri ‘ideologici’, in cui spesso dalle idee si passava alle mani…non deve essere stato un periodo facile il decennio 1968-78 in Italia…

      oggi credo non si possa più parlare parlare di fascisti o comunisti tout-court..anche se non troppo tempo fa presso la Facoltà di Lettere c’è stato uno scontro fisico tra fazioni politiche opposte…ridicoli..

    4. forse,attraverso i fantasmi del passato,si puo’ ricostruire il percorso
      di questa Citta’.
      Anni 40 fame e disperazione
      Anni 50 ricostruzione
      Anni 60 boom e molti morti ammazzati
      Anni 70 id
      Anni 80 id
      Anni 90 risveglio di giustizialisti
      Anni 2000 desiderio di convivenza civile
      di programmazione
      di fattivita’
      di solidarieta’

    5. […]mentre esistevano folti gruppi di cattolici[…] di cattolici in politica io non ne ho mai visti.

    6. @Hidalgo, la conosci Comunione e Liberazione?

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