Innanzitutto scaglio la prima pietra, confesso di averlo anche io sulla mia moto, ma consentitemi di aggiungere che è stato mio padre ad insistere e considerando che il maggior “sponsor” di questo acquisto tanto desiderato è stato lui non ho avuto il coraggio di insistere troppo. Ma con altrettanto candore confesso di non usarlo mai. Sto parlando dell’odiato, acuto, inopportuno e fastidioso quanto inutile allarme. Ce ne sono di diversi tipi: quello lungo, costante e penetrante; quello intermittente quasi agonizzante; quello simile ad una sirena e quello che sembra un clacson impazzito. Qualsiasi sia il suo suono considero la sua utilità pari a quella di uno sbuccia-banane. A parte che in una città come Palermo, e come tante altre metropoli, un ladro di auto (o moto) impiega poco più di quattro secondi per far tacere un allarme e quindi la sua funzionalità viene annullata miseramente al primo tentativo, ma inoltre questi oggetti malefici hanno l’innato tempismo, paragonabile a quello della bombola del gas che finisce la domenica a pranzo, di suonare nei momenti meno opportuni: nel cuore della notte, nel sonnolento primo pomeriggio o alle prime luci dell’alba. Correggetemi se sbaglio ma a me non è mai capitato, e dico mai, di vedere nel caso in cui l’odiato allarme chiamasse l’occhio (e l’orecchio) del padrone che il proprietario del veicolo andasse a controllare, magari solo affacciandosi dal balcone. Niente. Neanche per curiosità, neanche per sbaglio. Come si dice? Lui se la canta, lui se la suona. Continua »
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